Home DEGUSTAZIONI VINO La classificazione dei vini italiani

La classificazione dei vini italiani

 


 


Nonostante la viticoltura ed il vino facciano parte da sempre della nostra storia (non a caso l’antico nome dell’Italia era Enotria ovvero Terra del vino) la classificazione e designazione dei vini italiani vede la sua nascita nel 1963 con il D.P.R. 930 che per primo disciplina le caratteristiche produttive dei vari vini distinguendoli in vini da tavola, vini con indicazione geografica e vini di qualit prodotti in regione determinata ovvero i cosiddetti VQPRD.


A questa prima normativa in materia fa seguito la Legge n. 164 del 1992, nata con lintento di creare una sorta di struttura verticale della qualit per consentire ai vini migliori di essere pi chiaramente identificati e che di fatto introduce la cosiddetta piramide qualitativa del vino:


 


 


Vini da tavola: rappresentano il livello pi basso della piramide, non avendo di fatto limiti produttivi e dovendo rispettare solo limiti qualitativi e analitici molto ampi (vedi il grado alcolico da 8,5 a 15 %vol.). Non possono riportare in etichetta lannata, la provenienza o altre indicazioni qualitative, salvo il colore. Vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT): sono i vini che provengono da una determinata area geografica, in Italia ne sono riconosciute 119, dalla quale prendono il nome: Toscana, Venezia Giulia ect. Sono normalmente regolamentati da un generico disciplinare di produzione e possono riportare sull’etichetta, oltre all’indicazione del colore, anche l’indicazione del o dei vitigni utilizzati e l’annata di raccolta delle uve. Non inganni il II livello della piramide, in quanto in questa categoria trovano posto anche vini di altissima qualit, vedi alcuni dei cosiddetti Super Tuscan, che per i vitigni utilizzati non possono rientrare nei disciplinari delle DOC e DOCG.


 


Vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC): per denominazione di origine dei vini si intende il nome geografico di una zona viticola, ad oggi 314, cui viene riconosciuta una particolare vocazione per le caratteristiche dellambiente naturale e dei fattori umani che hanno concorso a valorizzarne le potenzialit. I vini che si avvalgono di tale designazione devono rispettare quanto previsto dallo specifico disciplinare di produzione (approvato con decreto ministeriale) nel quale vengono definite la zona di produzione, i vitigni ammessi, le produzioni e le rese ad ettaro, le caratteristiche analitiche ed organolettiche, fino alla tipologia e capacit delle bottiglie da utilizzare, il tappo e la data di immissione in consumo. Prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti ad una analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico per i quali le Camere di Commercio (lorganismo pubblico incaricato del controllo) si avvalgono di apposite Commissioni di degustatori professionisti che certificano la conformit a quanto previsto dal disciplinare. Alcune DOC prevedono anche lapplicazione sulla bottiglia di un collarino con stampigliato un numero seriale identificativo. Il primo vino italiano ad ottenere tale riconoscimento stato il Marsala nel 1963; il Chianti divenuto DOC nel 1967. Appartengono a questa categoria il Pomino, il Rosso di Montalcino, Il Collio.


 


Vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG): anche questa categoria comprende i vini prodotti in determinate zone geografiche, 44 riconosciute ad oggi, nel rispetto di uno specifico disciplinare di produzione (sempre approvato con decreto ministeriale) ma le DOCG sono riservate ai vini gi riconosciuti DOC da almeno cinque anni che siano ritenuti di particolare pregio, in relazione alle caratteristiche qualitative intrinseche, rispetto alla media di quelle degli analoghi vini cos classificati, per effetto dell’incidenza di tradizionali fattori naturali, umani e storici e che abbiano acquisito rinomanza e valorizzazione commerciale a livello nazionale ed internazionale. Tali vini per essere designati come tali, devono essere sottoposti ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico da parte delle Commissioni di degustazioni delle competenti Camere di Commercio, che certificano il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare; tale controllo deve essere fatto, partita per partita, prima dellimmissione in consumo in quanto lidoneit ottenuta ha una durata di 90 gg, passati i quali la partita di vino dovr essere nuovamente degustata. Tutte le bottiglie di vini a DOCG devono obbligatoriamente essere fascettate con contrassegno di stato riportante la denominazione, con sottozona se richiesta, ed il numero seriale. In Toscana abbiamo 7 DOCG e precisamente: Brunello di Montalcino, Carmignano, Chianti (con 7 sottozone tra le quali il Chianti Rufina), Chianti Classico, Morellino di Scansano, Vernaccia di San Gimignano, Vino Nobile di Montepulciano.


 


 


 


 


Le DOCG e le DOC possono anche fregiarsi di qualificazioni quali Riserva” per i vini che vengono sottoposti ad un periodo di invecchiamento pi lungo, periodo ovviamente definito dal disciplinare stesso.


 


Fermo restando quanto sopra, allapice della piramide si posizionano i VQPRD, quindi DOC e DOCG, che vengono prodotti nelle sottozone (quindi in un territorio ancor pi limitato) e salendo ancora nella tenuta o Castello, ed infine nel singolo vigneto.



 


Esempio ne il MONTESODI che appunto un Chianti Rufina Riserva, quindi DOCG con sottozona e qualifica per linvecchiamento prolungato, prodotto nel Castello di Nipozzano e specificatamente nella Vigna Montesodi.


 


 


 


Questo il panorama attuale che a fine 2010, a seguito delle normative comunitarie introdotte dalla nuova OCM vino, vedr anche il settore vino uniformarsi alle DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta) che gi conosciamo per molti altri settori alimentari..ma questa unaltra storia e sar oggetto della prossima puntata!


 


 


( Fonte Mondo Frescobaldi )