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«Io, imprenditore, così ho fatto arrestare il funzionario infedele delle Entrate che voleva la mazzetta»

Un impiegato dell’Agenzia delle entrate che chiede una mazzetta da 10mila euro a un imprenditore per consentirgli di evitare pesanti controlli fiscali all’azienda.

 

E l’imprenditore che finge di accettare ma denuncia tutto ai carabinieri che arrestano l’impiegato corrotto. Sembra la trama di una fiction, invece è quanto è successo a Piero Lugano, alla guida dell’azienda vitivinicola Bisson di Chiavari (Genova), nota soprattutto per la produzione dello spumante Abissi, che viene portato a maturazione sott’acqua, nei fondali marini di Portofino.

 

Ora l’impiegato delle Entrate, un cinquantaquattrenne al centro dell’indagine coordinata dal sostituto procuratore di Genova, Walter Cotugno, dovrà rispondere del reato di concussione. A spiegare le modalità della vicenda è lo stesso Lugano, che afferma: «Non c’è alcun mistero, ho fatto il mio dovere di cittadino e di imprenditore serio e onesto che non ha niente da nascondere, opponendomi a una persona che, per un verso, mi minacciava e, per l’altro, mi prometteva aiuto».

 

La persona in questione, racconta Lugano, «mi ha contattato una prima volta telefonicamente, qualificandosi come impiegato dell’Agenzia delle entrate di Genova. Quindi è venuto in azienda da me, a Chiavari». A questo punto l’impiegato delle Entrate ha detto che la Bisson aveva suscitato l’interesse dell’ufficio, soprattutto in seguito all’operazione dello spumante maturato sott’acqua, che ha avuto notevole eco sulla stampa. «Ha poi aggiunto – prosegue Lugano – che tutto questo aveva portato l’ufficio a sospettare che anche la mia contabilità avesse qualcosa di sommerso. A quel punto io ho spiegato che non avevo nulla da nascondere e che ero tranquillo perché il mio principale obiettivo è produrre vino di qualità con la massima trasparenza».

 

Questo, però, non è bastato a dissuadere l’impiegato corrotto, che ha insistito. «Ha detto – continua Lugano – che ormai la mia azienda era entrata in una lista di imprese sospette e che questo poteva avere conseguenze devastanti sulla mia attività. In quanto la direttiva generale è di massacrare, ha usato quel preciso termine, le aziende che entrano in quella lista». A quel punto, racconta l’imprenditore è arrivata l’offerta di poter escludere la Bisson dall’elenco in questione, dietro versamento di una mazzetta da circa 10mila euro. Lugano ha finto di accettare la proposta, promettendo di pagare nei giorni successivi. «Ma appena è andato via – dice l’imprenditore – senza esitazione sono andato al comando dei carabinieri di Chiavari e ho denunciato tutto al maggiore che era lì». Quindi è scattata la trappola.

 

Lugano ha fissato un appuntamento con l’impiegato corrotto nei dintorni dell’azienda. L’ha poi condotto nel suo ufficio dove, sotto gli occhi di un carabiniere in borghese che osservava la scena non visto, ha consegnato la mazzetta. Bisson dall’elenco in questione, dietro versamento di una mazzetta da circa 10mila euro. Lugano ha finto di accettare la proposta, promettendo di pagare nei giorni successivi. «Ma appena è andato via – dice l’imprenditore – senza esitazione sono andato al comando dei carabinieri di Chiavari e ho denunciato tutto al maggiore che era lì». Quindi è scattata la trappola.

 

Lugano ha fissato un appuntamento con l’impiegato corrotto nei dintorni dell’azienda. L’ha poi condotto nel suo ufficio dove, sotto gli occhi di un carabiniere in borghese che osservava la scena non visto, ha consegnato la mazzetta.

Il cinquantaquattrenne ha preso i soldi ed è uscito. Ma pochi passi fuori dall’Enoteca Bisson di via Gianelli lo attendevano altri carabinieri, che l’hanno arrestato con la tangente in tasca.

 

 

 

( Fonte Il Sole 24 Ore )