La cifra trovata durante le perquisizioni nell’abitazione di Stradella della segretaria di «Terre», si indaga sui flussi di denaro
BRONI. Vino, soldi e armi. L’indagine della Forestale sulle cantine dell’Oltrepo si allarga. E sono le perquisizioni, eseguite in 64 aziende e abitazioni private, a svelare nuovi scenari. A Stradella, nell’abitazione della dipendente Pier Carla Germani, indagata insieme a Livio Cagnoni, direttore di “Terre d’oltrepo”, la cooperativa che riunisce le cantine sociali di Broni e Casteggio, gli uomini della Forestale, guidati dal comandante provinciale di Pavia Francesco Melosu, hanno trovato circa 400mila EURO in contanti. Banconote di cui, ora, dovrà essere verificata la provenienza ma anche il legame con l’attività della cantina. I soldi erano custoditi all’interno di un borsone, nascosto in un ripostiglio. L’ipotesi degli investigatori, ancora tutta da verificare, è che si tratti di cifre sfuggite alla contabilità ufficiale dell’azienda.
Ma gli accertamenti sui flussi di denaro riguardano anche i contributi comunitari percepiti dalla cantina per produrre vino con uve provenienti dal territorio. Milioni di EURO, dal 2010 a oggi, che secondo l’accusa ipotizzata dal sostituto procuratore Paolo Mazza potrebbero essere stati ottenuti indebitamente. L’attenzione degli inquirenti si sta concentrando in particolare sul Pinot grigio, una tipologia di uva che la cantina sociale di Broni-Casteggio trasforma in “Vino dell’Oltrepo pavese pinot grigio Dop” e in “Provincia di Pavia Igp Pinot grigio”. L’ipotesi è che siano state utilizzate, in realtà, uve meno pregiate. Provenienti da altri territori e non dalle colline dell’Oltrepo. Da qui nasce l’accusa di frode nel commercio, aggravata proprio dalla denominazione di origine protetta dei prodotti. Ma negli atti di indagine c’è anche l’accusa di falsificazione di documenti e registri. Sotto esame, tra la documentazione sequestrata, c’è il registro della vendemmia 2014, dove vengono denunciate le uve consegnate e vinificate in cantina e che l’azienda deve presentare entro il 15 gennaio del 2015.
Durante le operazioni di controllo della cantina, eseguite anche dagli uomini della Forestale di Zavattarello, Rivanazzano, Varzi, Mortara, oltre che di Pavia, l’Uris (Unità repertazione indagini scientifiche dell’Ispettorato generale della Forestale) ha messo sotto sequestro anche uno scarico di acque industriali che si trova all’interno della cantina e che sarebbe privo di autorizzazione. Sequestrato anche un manufatto di cemento, composto da un tombino a cui è collegato un tubo che scaricherebbe – in maniera non lecita, per l’accusa – le acque di lavaggio dei mezzi e dei contenitori utilizzati per la lavorazione delle uve all’interno di un canaletto, posizionato tra il recinto della cantina e il torrente Scuropasso.
Durante le perquisizioni sono spuntate anche armi. Nelle abitazioni di Livio Cagnoni, a Broni, del figlio Alessio, a Lirio, e di un altro uomo che abita nel comune di Borgo Priolo, sono state trovate armi comuni da sparo e oltre 3mila munizioni, che sono risultate non denunciate. Sequestrati in tutto sette fucili (due semiautomatici Benelli, un Beretta calibro 12, un semiautomatico Franchi, un fucile a canna doppia Fiat, una carabina ad aria compressa Diana) e un revolver Chamelot Delvigne del 1874. Per i possessori è scattata l’accusa di detenzione abusiva e omessa custodia di armi.
( Fonte http://laprovinciapavese.gelocal.it/ )
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