Home News In vino veritas ?

In vino veritas ?

In vino veritas?

Facebook Twitter Stampa Stampa



albanese-sommelierUna domanda: ma voi, quando assistite ad una
degustazione enologica, non vi sentite un po presi in giro? Non vi sembra che
intorno al mondo del vino pi che il profumo degli aromi si percepisca quello
del business?
Gli esperti o presunti tali hanno pensato veramente a tutto. Il
glossario del lessico scientifico enologico straripa di termini pi improbabili
e suggestivi.
Tutti daccordo che non basta pi dire rosso e bianco, ma con
la scusa dellesigenza di elevare la cultura del vino per valorizzare i nostri
ineguagliabili terroir in quanti ci hanno marciato? Sentite questa


Un
po di tempo fa il Centro Studi Assaggiatori di Brescia, unautorit
istituzionale nel campo dellanalisi sensoriale, ha persino stabilito che anche
il vino, come le persone, ha un carattere che pu essere muscoloso o volgare,
esclusivo, aristocratico o comune, da enoteca o da supermercato, da ristorante o
da bere casa. Bella trovata scientifica, e cos anche chi di vino non ne
capisce nulla dora in poi potr scegliere un vino aristocratico e fare la sua
bella figura! Salvo che il vino aristocratico, per definirsi tale, avr un costo
a due cifre Barrique oblige! Credo proprio che altri, come me, avranno un po
di nostalgia dei tempi dei nostri nonni, quando il rosso di trattoria, magari
servito nelle ciotole di maiolica, si chiamava semplicemente nostrano o manduria
e si tracannava. I tempi in cui la maggioranza era costituita dai bevitori e gli
astemi rappresentava no unesigua setta che si asteneva dal temetum (in latino =
inebriante = vino puro) e da tutto il resto. Il bevitore riteneva lastemio un
essere eccentrico. Al contrario lastemio definiva il bevitore scalando il
climax: beone, ubriacone, alcolizzato. Salvo gli astemi, il resto degli umani
prosegu il cammino tracciato dal padre No. E cos via via si pass dal
tracannare al bere, poi al gustare, indi al degustare. Si giunse al
centellinare, al meditare con lunghi intervalli tra un sorso e laltro. Non
bast il senso del gusto. Si arruolarono gli altri quattro sensi. Forse ludito
rimase in disparte, ma non ancora detto. Il sesto senso non tarder a prendere
la scena. Licona dellassaggiatore Antonio Albanese quando, roteando il
bicchiere tenuto delicatamente per lo stelo alto quanto basta, riesce a farti
annusare attraverso il televisore i profumi del sottobosco, laroma di fragola
appena fuggito, lafflato della verbena messa in castigo, la zampata del
rosmarino e lunghiata dello zafferano, senza far mancare la carezza ruvida
degli speziati e lombra riportata dei profumi vanigliati. Sorvolando
sullimmancabile solfito citato sulle etichette in 63 lingue, quasi fosse un
saluto del papa Benedetto. In caratteri corpo quasi zero


( Fonte Cateringnews )


P.S. ) E’ recente il mio intervento a tema qui :


https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=6958