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In ricordo del Prof. Domizio Cavazza, padre del Barbaresco

Giancarlo Montaldo

Oggi, 9 agosto 2013, ricorre il centenario della morte del Prof. Domizio Cavazza, il padre putativo del Barbaresco, colui che lo ha svezzato e fatto crescere in un periodo molto difficile come sono stati gli ultimi decenni del 1800 e i primi del 1900.

 

A Domizio Cavazza il Barbaresco e le aziende che oggi lo producono traendone blasone e ricchezza debbono un grande tributo di riconoscenza. Prima che finisca questa giornata ho pensato di dedicare al prof. Cavazza un mio ricordo. Mi spiace di non averlo conosciuto, ma nei suoi tanti scritti ho trovato passione, professionalità e grande lungimiranza. Grazie Professore!

 

In ricordo di Domizio Cavazza, padre del Barbaresco

 

Il 9 agosto del 1913, esattamente 100 anni fa, si spegneva a Barbaresco il Prof. Domizio Cavazza, colui che era stato il primo direttore della Regia Scuola Enologica di Alba e soprattutto il padre putativo del Barbaresco stesso.

 

Era nato a Concordia sulla Secchia, in provincia di Modena, il 9 luglio 1856. Dopo gli studi universitari in Agronomia condotti a Milano e poi a Montpellier, Domizio Cavazza nel 1881, a soli 25 anni, veniva incaricato dal Ministero dell’Agricoltura di dirigere e far crescere la neonata Scuola pratica di Viticoltura ed Enologia.

 

Era quello un periodo molto difficile per la viticoltura albese, così come del resto del Piemonte e d’Italia: dopo i danni causati nella prima parte del secolo dall’oidio, si erano catapultati sui vigneti altri due flagelli, la fillossera e la peronospora.

 

E i viticoltori di allora, molti dei quali con scarsa preparazione culturale e tecnica, erano davvero in una situazione drammatica, senza una concreta via d’uscita.

 

Domizio Cavazza e la Scuola Enologica li aiutarono a limitare i danni e poco per volta risollevare le sorti di un settore che sembrava destinato all’estinzione.

 

Tra tutte le colline che circondavano Alba, Domizio Cavazza scelse Barbaresco come sua dimora. Acquistò il castello e i suoi poderi e, nel 1894, insieme ad altri otto personaggi lungimiranti, decise i costituire le Cantine Sociali di Barbaresco, che sarebbe diventata l’azienda pilota di tutto il Barbaresco, che in quel periodo muoveva i primi passi in modo organizzato.

 

A Barbaresco e al Barbaresco il prof. Domizio Cavazza dedicò la sua vita, con impegno, passione e lungimiranza: sue sono state molte delle intuizioni che hanno portato questo vino a diventare in breve tempo un’alternativa credibile al Barolo stesso che pure da tempo disponeva di testimonial assai prestigiosi e accreditati.

 

A distanza di anni, oggi il Barbaresco è nell’olimpo del settore vitivinicolo mondiale.

Se è arrivato a questi livelli di qualità e prestigio, il merito primario appartiene proprio al Prof. Domizio Cavazza che, in tempi non sospetti, scelse di stare dalla parte di un prodotto che in quel momento muoveva i primi passi.

 

Il Prof. Domizio Cavazza riposa nel piccolo cimitero di Barbaresco, non lontano dall’ombra della torre che fu anche sua. Di lui dovremmo ricordarci tutti un po’ di più.

 

( Fonte www.natoinpiemonte.net )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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  • Grazie a Roberto Gatti e Giancarlo Montaldo per aver generosamente ricordato il nostro bisavolo nel centesimo anniversario della sua scomparsa. In famiglia ci piace ricordarlo come studioso provvido e visionario al tempo stesso, per aver saputo mettere il proprio sapere a disposizione di coloro che, raccogliendo le sue esperienze e mettendole a frutto – è il caso di dirlo – hanno dato vita ad una realtà come quella dell’attuale Barbaresco.

    • Il merito è solo di Giancarlo Montaldo, io ho solo ripreso il pezzo perchè mi sembrava giusto farlo !

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