Tante sono le strutture che hanno alzato bandiera bianca, è il peggiore andamento che si registra in tutta la Toscana
GROSSETO. C’era una volta il boom degli agriturismi, trainato in Toscana dal Senese e dalla Maremma. Oggi il quadro è cambiato e proprio la Maremma porta la maglia nera del territorio del Granducato a più alto tasso di mortalità delle imprese di questo settore. I dati del resto non lasciano dubbi: oltre settanta realtà che nell’arco di un anno hanno tirato le cuoia sono quasi un’epidemia.
La “bella” formula. Immersione nella natura, quiete, cibo genuino e prezzi modici. È questa l’alchimia degli agriturismi che negli ultimi venti anni in Italia sono letteralmente quadruplicati (oggi oltre 20.000 dati Istat). Dalla Toscana però, regione leader in Italia per numero di agriturismi – sono circa 4.000 – arrivano alcuni segnali che potrebbero arrestare l’entusiasmo per un settore pur sempre in costante crescita.
I dati. I dati Irpet 2014 infatti, confermano questa crescita con un + 2,3 per cento di presenze negli agriturismi toscani rispetto all’anno precedente. Se però andiamo a leggere in profondità i dati diffusi recentemente dall’Ufficio Regionale di Statistica (su dati provvisori Istat), si può notare che all’incremento numerico di presenze registrato in Toscana nel 2014, non corrisponde affatto un aumento degli agriturismi aperti. Anzi, il bilancio tra le strutture aperte e quelle cessate in alcune province della Regione nel 2014 è stato fortemente negativo.
L’emorragia maremmana: la maglia nera in questa perversa classifica tocca alla provincia di Grosseto dove nel 2014 a chiudere sono state 74 strutture a fronte di 19 agriturismi sorti. Seguono la provincia di Lucca con 18 strutture cessate e quattro avviate, e quella di Siena dove hanno chiuso in 53 e aperto in 45. In tutte le altre province questo differenziale è tendenzialmente positivo se non paritario. Se consideriamo però che le sole province di Siena e Grosseto detengono il 50% circa dell’intera offerta agrituristica toscana(1.033 Siena e 878 Grosseto) il dato potrebbe anche tradursi come segnale di sofferenza del settore.
Il parere. Secondo il direttore di Confagricoltura della Provincia di Grosseto Paolo Rossi, il dato non stupisce troppo e deve essere contestualizzato nel panorama economico attuale: «La flessione numerica degli agriturismi nella Provincia di Grosseto – dice – può essere ricondotta allo stato di salute delle varie aziende agricole che nascono al fianco dell’agriturismo. E la crisi degli ultimi anni, soprattutto nel settore cerealicolo (crollo del prezzo del grano) massicciamente prodotto in provincia, può aver influito sull’economia delle varie aziende agricole complementari agli agriturismi. Ed è possibile che chi ha diversificato le produzioni è riuscito a sopportare meglio la crisi, mentre chi aveva puntato su pochi prodotti(magari cereali) ne è rimasto schiacciato.»
Offerta diversificata. La Provincia di Grosseto in effetti non ha mai nascosto la sua vocazione per la cerealicoltura con cui occupa un posto di rispetto nella produzione regionale, ma andando tra gli agriturismi che dalla Maremma si distendono fino all’Amiata, di offerta “diversificata” ne troviamo molta. Vino, olio, miele, zafferano e castagne non sono che alcune delle eccellenti produzioni di molte aziende agricole che spesso propongono e cucinano nella propria struttura ricettiva, l’agriturismo. Una diversificazione che la stessa Regione Toscana ha recentemente pensato anche per le attività e servizi che un agriturismo è in grado di poter offrire.
Le nuove norme. Le più recenti novità normative sull’agriturismo in Toscana riguardano infatti le fattorie didattiche in azienda e le attività sociali e di servizio per le comunità locali. Attività educative, ricreative, nidi d’infanzia, accoglienza a persone con disabilità, riabilitazione e socialità, sono questi i nuovi servizi che si potranno trovare negli agriturismi toscani. Va inoltre ricordato che la Regione Toscana già nel 2009/10 aveva introdotto modifiche per semplificare l’iter di avviamento e di modifica dell’attività per gli agriturismi che negli ultimi anni hanno molti meno limiti rispetto a prima. Snellimento delle pratiche di avviamento, meno limiti numerici in termini assoluti sull’ospitalità e allargamento della somministrazione alimenti anche ai non clienti dell’agriturismo sono sicuramente stati di stimolo per molti imprenditori che hanno scelto di investire in Toscana proprio su questo settore. Almeno fino al 2014.
Crisi o difficoltà? o Perché dal rapporto del Turismo(Dati Irpet 2014) si nota che la crescita numerica degli agriturismi toscani dal 2007 al 2013 è stata costante con circa 100 strutture in più ogni anno(nel 2007 erano 3.787 e 4.537 nel 2013), mentre nel 2014 le strutture agrituristiche sono scese a 4.049 con circa 8.000 posti letto persi nel 2014. Segnali che non fanno pensare ad una crisi del settore, complessivamente in buona salute e con presenze sempre crescenti, ma che quantomeno pongono interrogativi in una Regione come la Toscana che da sola rappresenta il 25% dell’intera offerta agrituristica nazionale.
( Fonte Il Tirreno )