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IN DANIMARCA SI PRODUCE VINO

C’è del vino in Danimarca e ce ne sarà sempre di più. Il clima sposta la vendemmia più a Nord

 

L’aumento delle temperature medie in Europa come nel resto del mondo sta portando a lanciare massicci progetti di viticoltura in Scandinavia. Il  “triangolo del freddo” si prepara a diventare “hotspot” del vino

 

 

BERLINO. Il riscaldamento del clima minaccia di portare il danno di una concorrenza inattesa e imprevedibile fino a pochi anni fa, danni, non si conosce ancora di quale entità, all’export e in generale alla produzione vinicola dell´Italia, e anche di quella di altri produttori tradizionali e storici, dalla Francia alla Spagna.

L’aumento delle temperature medie in Europa come nel resto del mondo infatti sta portando a lanciare massicci progetti di viticoltura in Svezia, Danimarca e Norvegia, il cosiddetto “triangolo del freddo”. Paesi dove per ovvie ragioni climatiche la produzione di vino non è mai stata presa in considerazione.

 

Attualmente nei tre paesi scandinavi esiste solo una piccola produzione enoica, ma solo con piante coperte da teli in propilene per proteggerle da piante infestanti e aumentare la temperatura del suolo di circa 5 gradi. E porta a un fatturato annuo medio di appena 14 milioni di euro, un’inezia a confronto, tanto per citare un esempio, con i 28 miliardi di euro all’anno della Francia. Inoltre i vini prodotti finora da svedesi, danesi e norvegesi sono leggeri e di qualità controllata ma assolutamente non paragonabile alla qualità della produzione enologica italiana, francese o di altri produttori storici.

La scommessa degli aspiranti viticoltori vichinghi non appare azzardata. Si basa invece su un calcolo meteorologico. Nei prossimi anni la temperatura media nel mondo dovrebbe velocemente aumentare di 1,5-2 gradi centigradi, e in Scandinavia addirittura di 6 gradi con un effetto determinante sulla possibilità di produrre vino di qualità accettabile anche per i mercati mondiali. Con un simile aumento della temperatura diverrebbe possibile produrre vitigni in zone la cui temperatura diventerebbe simile a quella del nord della Francia. In altre parole, c’è persino nel mondo chi pensa di avvantaggiarsi in un prossimo futuro del riscaldamento climatico.

 

Non è che i nordici partano totalmente da zero: attualmente sono attive una novantina di aziende enoiche in Danimarca, una trentina in Svezia e dodici in Norvegia. Si tratta però di produzione in terreno protetto da teli utilizzando vitigni capaci di resistere al freddo, quali Solaris, Rondo, Vidal, i quali non sono assolutamente in grado di offrire un prodotto finale di qualità che sia anche lontanamente paragonabile a quella italiana, francese o spagnola. La stragrande maggioranza del vino consumato in Svezia, Norvegia e Danimarca è infatti importato da Europa mediterranea e Francia, e pagato a carissimo prezzo anche a causa delle altissime tasse sui prodotti alcolici.

 

Secondo un reportage dell’agenzia Agi, esistono già aziende enologiche che a quanto si dice si preparerebbero ad espandersi. Come la Langmyre Vineri di Andrea Guerra e di Erma Sermer, quest’ultima esperta di marketing, sull’isola svedese di Gotland. O l’attività di Danilo Costamagna, che produce nel fiordo di Oslo dal 2002. Le piccole produzioni locali attualmente privilegano i vini rossi o rosé, ma offrono anche vini bianchi di spiccata mineralità e acidità che ricordano alcuni Riesling tedeschi.

Con l’aumento delle temperature potrebbe divenire possibile ampliare i vigneti scandinavi, portarli anche piú a nord in ciascuno dei tre paesi, e migliorare significativamente la qualità della produzione. Insomma, le minacce al clima e all’ambiente a loro modo minacciano anche tradizioni e futuro enologico italiano, degli altri paesi dell’Europa meridionale o francese. Come se non bastasse la concorrenza californiana, cilena, argentina, australiana, neozelandese o sudafricana. Concorrenza la quale però non viene da paesi cosí a nord.

( Fonte La Repubblica )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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