Curiosità

IN CINA SI FA UN OTTIMO VINO

QUESTE FOTO DI GRAEME KENNEDY RACCONTANO COME

Una storia di viticoltura eroica nelle terre insidiose della regione di Ningxia

 

Non c’è da stupirsi né da meravigliarsi se in Cina fanno anche un ottimo vino. Non si gridi al sacrilegio, non si storca il naso – classico atteggiamento da suprematista occidentale su un argomento così delicato – non ci si barrichi dietro preconcetti e pregiudizi. Se si pensa alla Cina certamente vengono in mente altre cose: la tradizione della pasta tirata a mano, la preparazione di zuppe e importanti bolliti, la passione per la distillazione del riso. Lontani dall’associazione di verdi terroir, vigneti a pergola o a spalliera, chateau o cantine secolari, questa storia non torna alla mente in maniera immediata, di questo ne siamo consapevoli. Invece la Cina gode di un territorio così vasto che è praticamente impossibile non trovarci tutte le differenze climatiche possibili. Inoltre, terra di record per eccellenza, la Cina vanta la seconda distesa al mondo di vigneti, preceduta solo dalla Francia, che ha il patrimonio viticolo più importante al mondo, senza dimenticare che il grande paese del blocco orientale è il nono produttore al mondo. Lo stile dei vini cinesi ricalca il modello francese, con tagli mirati di Cabernet Sauvignon, di cui vanta il primato assoluto in fatto di ettari di piantagione.

 

Un momento di vendemmia nella regione di Xige

 

Di certo parlare di vino cinese in Italia crea immediatamente due fazioni: una più aperta e curiosa, l’altra più chiusa e barricata, forte nella convinzione che nulla possa eguagliare la nostra tradizione vitivinicola. Ma è un preconcetto di certo, fermo restando che un vino cinese qui da noi avrà un mercato molto più ridotto, certamente internazionale. Chi però non vuole fermarsi alle apparenze, ha di certo da imparare osservando come anche in questo territorio la spinta verso il mercato è forte e presente. A partire dalla storia dell’azienda Château Changyu – l’azienda vitivinicola più antica in Cina fondata nel 1892 dal diplomatico Zhang Bishi – e l’enologo austriaco Lenz Maria Moser, da cui prende il nome di Château Changyu Moser XV, la casa vinicola con base nella regione di Ningxia. Una regione che si snoda intorno alle Helan Mountains e che vede l’enorme quantità di vigneti circondati da un lato delle montagne, mentre dall’altro dal deserto della Mongolia con le sue condizioni climatiche ancora più dure. Una regione importantissima per questo mercato nascente, a oggi promossa dal governo cinese come cuore pulsante della produzione di vini di qualità. Dalle nostre parti la chiameremmo viticoltura eroica, proprio perché i coltivatori cinesi hanno spinto da decenni con tecniche e metodi innovativi per riuscire a capire cosa potesse venire fuori da questi territori così difficili.

 

vigneti nella regione Ningxia

 

A testimoniare questo lavoro incredibile e poco conosciuto, il fotografo canadese Graeme Kennedy, appassionato di storie dalla forte connotazione umana, in Cina come nel resto del mondo. E proprio da questo paese che si parte con la sua macchina fotografica, a testimoniare nelle sterminate distese di vigneti, il duro lavoro dei contadini autoctoni. “Quando sono arrivato in Cina otto anni fa, la mia reazione al vino cinese è stata subito quella di storcere il naso, tuttavia, mentre esploravo e iniziavo a conoscere meglio l’artigianato storico in altri settori qui in Cina, ho rivolto nuovamente la mia attenzione a l’industria del vino, dove ho iniziato a incontrare produttori di vino profondamente stimolanti. Così ho iniziato ad assaggiare vini davvero deliziosi.” Ci racconta Graeme Kennedy, spiegandoci meglio come in questa regione il clima sia davvero ostico e peculiare: “Le mattine sono fredde e nebbiose, ma nel giro di un paio d’ore il sole sorge e lavorare con quel caldo diventa difficilissimo per i lavoratori. La Cina ospita una varietà infinita di climi, dalle isole tropicali ai deserti alle montagne innevate, e l’industria del vino non è diversa, con vigneti su larga scala come Great Wall, o produttori medi di vino focalizzati sulla qualità come Xige, fino a cantine splendidamente realizzate come Domain Des Aromes e produttori di vino naturali che spingono ai confini come Xiaopu.”

 

contadini che si scaldano la mattina

Un mondo eterogeneo, vastissimo e complesso da capire in prima battuta, come diverse e variegate sono le minoranze etniche che ci lavorano. Graeme, nel suo percorso, ha conosciuto diversi lavoratore dei campi, come gli Hui di fede musulmana che risiedono stabilmente nella regione autonoma del Ningxia come nel Gansu e nell’Henan. Una terra storicamente molto dura e povera, che grazie ad interventi mirati del governo cinese si è resa negli anni più mite e anche umida, con l’impianto di nuovi alberi e la realizzazione di acquedotti. Un motivo in più che spinge determinate cantine cinesi di questa zona a utilizzare metodi biodinamici in vigna e in cantina, al fine di evitare pesticidi e diserbanti. Un’industria recente, giovane, che ha voglia di far parlare di sé nel mondo. Graeme Kennedy, infatti, ci invita a guardare con occhi diversi, veicolati dalla sua fotocamera, a questa nuova affascinante realtà: “L’industria vinicola cinese è giovane, ma la spinta all’eccellenza è stimolante e i personaggi che lavorano duramente per mettere regioni come Ningxia sulla mappa mondiale del vino, sono vari e ricchi quanto i vini che producono.

 

momento della vendemmia

 

( Fonte Elledecor )

Per approfondire consiglio una lettura di questo report, al ritorno da un viaggio in Cina

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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