Enologo ucciso, la pista del vino “sporco”: «In quelle cantine succede di tutto»
Ulrico Cappia forse assassinato perché troppo onesto: spunta l’ipotesi dell’adulterazione. Ma si indaga anche su ammanchi
TREVISO – Assassinato perché troppo onesto: è questa l’ultima ipotesi investigativa avanzata dagli inquirenti di Latina che stanno cercando di dare un volto e un nome allo spietato killer (forse un commando) che ha barbaramente assassinato l’enologo coneglianese Ulrico Cappia, 57 anni. Accanto alla pista cosiddetta “interna”, quella della vendetta di un ex dipendente dell’azienda vinicola di Santo Stefano per questioni di ammanchi contabili, i carabinieri starebbero seguendo quella che porta alla criminalità organizzata.
Ulrico Cappia, secondo gli investigatori, avrebbe confidato a un amico romano d’aver notato “fatti inimmaginabili” quando lavorava nella vicina Campania. «Non hai idea – avrebbe riferito il testimone riportando le parole di Ulrico – di cosa succede lì». Una confidenza che fa pensare a qualcosa di illecito legato all’adulterazione del vino, il vino “sporco”.
( Fonte www.gazzettino.it )
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