Home Arrabbiature Il “Vino di Vicenza” è una truffa : in sei sotto inchiesta

Il “Vino di Vicenza” è una truffa : in sei sotto inchiesta

Si può spacciare per doc un vino che non esiste? È quanto avrebbe fatto una banda di truffatori, che sarebbe riuscita a piazzare sul mercato – sfruttando internet, il ricettacolo di un numero infinito di frodi – migliaia e migliaia di bottiglie di “Vino di Vicenza”, presentato come un prodotto tipico del nostro territorio.

 

 

A cadere nel tranello non sarebbero stati ovviamente né vicentini né veneti, che i loro doc li conoscono, ma soprattutto abruzzesi, attirati da una campagna pubblicitaria mirata e da prezzi all’apparenza concorrenziali.

La procura, che ha ricevuto svariate denunce arrivate in particolare ai comandi carabinieri e alla polizia dalle province de L’Aquila e di Chieti, ha avviato un’inchiesta dopo la denuncia di sei persone, fra abruzzesi e vicentini. L’ipotesi per tutti è la truffa; le vittime sarebbero alcune decine, residenti anche nel Lazio, in Molise e in Puglia.

L’inchiesta ha il suo fulcro nell’attività della ditta “Vino di Vicenza srl”, con sede formale in provincia di Campobasso e attività operativa in via della Meccanica a Vicenza ovest. Da quanto emerso, in effetti lì vi sarebbe stato un ufficio, ma solo quello, con un computer e un telefono; nessun magazzino. La ditta, nata nel marzo 2020, avrebbe chiuso i battenti nel novembre scorso, dopo appena qualche mese di vita.

Forse volontariamente, gli indagati avrebbero sfruttato l’effetto lockdown, con le persone chiuse in casa che per ordinare prodotti hanno usato la rete internet. La società avrebbe organizzato un battage pubblicitario soprattutto on line – ma anche su radio locali in Abruzzo – promuovendo vini veneti a prezzi di favore, che si abbassavano con l’aumento dei quantitativi.

E avrebbero ricevuto moltissime richieste, soprattutto da parte di piccoli supermercati o negozi locali abruzzesi. Il “Vino di Vicenza” in breve avrebbe sfondato nel Centro Italia, anche se in realtà non esiste. Per i pagamenti, era necessario ricaricare una postepay con il 70 per cento dell’importo oltre alle spese di spedizione. In realtà, però, il corriere non arrivava.

Alle telefonate di protesta giunte in città si spiegava che i corrieri erano bloccati dal lockdown e che era necessario avere pazienza. In realtà da Vicenza nessuna bottiglia sarebbe stata spedita, e il tanto decantato vino non lo avrebbe bevuto nessuno. In queste settimane sono in corso le verifiche per individuare nel dettaglio tutte le vittime e gli altri presunti responsabili.