Sostituire il ‘’tubetto agricolo’’ con un cordino di cellulosa: questa la proposta di una giovane azienda vitivinicola della Cia, la Confederazione italiana agricoltori.
In questo modo in un anno si risparmia più di un chilometro di laccio in pvc per ettaro, l’equivalente di 10 chili di plastica. Ogni anno, infatti, le nostre vigne consumano 10 chili di plastica per ettaro, sotto forma di quel legaccio verde che si usa per fissare le viti alle strutture di sostegno. Il ‘’tubetto agricolo’’ in pvc, per intenderci.
Sicuramente si tratta di uno strumento di lavoro comodo e resistente, ma sono le imprese più attente all’ambiente della Cia-Confederazione italiana agricoltori a far notare che non è per niente ecologico. Nell’azienda Tunia, 15 ettari di vigneto nelle colline della Val di Chiana, i legacci verdi sono stati sostituiti da un cordino di cellulosa, completamente biodegradabile. Chiara Innocenti, la responsabile commerciale dell’azienda (che è anche presidente dei giovani imprenditori della Cia Toscana), racconta come l’azienda ha eliminato la plastica dalla propria vigna, risparmiando così 16 km di filo l’anno, pari a 150 kg di plastica.
‘’In pratica, continuando così, tra qualche decennio il nostro vigneto avrebbe avuto una splendida copertura plastificata”, dice Chiara Innocenti, particolarmente soddisfatta della ‘’new entry’’ ecologica, che dà alle vigne della società agricola anche un riconoscimento alla sensibilità ambientale, oltre ai meriti enologici biologici.
Questo cordino, fatto di fibre di cellulosa, una volta rimosso dalle piante può tranquillamente essere lasciato sul terreno perché si degrada come qualsiasi altro materiale vegetale, oltre a essere ‘’esteticamente molto più gradevole’’, aggiunge Chiara, che ci tiene all’aspetto della sua vigna. Si tratta di un dettaglio, ma la dice lunga sulle capacità dei tre giovani conduttori d’azienda: tutti provenienti da esperienze differenti, che per qualche motivo hanno deciso di mollare con i precedenti impieghi, per scegliere la vita in campagna.
Una biologa, un esperto in comunicazione e una dottoressa in economia: tre competenze diverse messe al servizio di un’azienda agricola competitiva e all’avanguardia. Chiara, in particolare, può essere di esempio per molti giovani: una laurea in economia, un curriculum brillante, un contratto in banca a Milano. Poi un giorno sceglie di mollare tutto e si licenzia.
Cambia strada e ricomincia da capo. Nel 2008, insieme a Francesca, biologa che lavora come enologa in conto terzi in Sardegna, ristruttura un podere di 25 ettari ai piedi del castello di Dorna, nel cuore della Val di Chiana, e mette su un’azienda vitivinicola, coinvolgendo anche Andrea, chiamato a occuparsi dell’aspetto più imprenditoriale dell’azienda. Ora producono 4 tipi di vino, un vin santo e l’olio.
( Fonte adnkronos.com )