La travagliata storia del Verdicchio, un vino speciale che per Mario Soldati è capace di rianima “il nostro oppresso e sfiduciato cuore”
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino ottenuto dall’omonimo vitigno a bacca bianca, popolarissimo in Italia e all’estero, chiamato così dal colore dei suoi acini, dal caratteristico colore verdognolo. Pare che un viticoltore marchigiano sia stato il primo a “battezzarlo”.
Nel suo “Vino al vino” Mario Soldati celebra il Verdicchio dei Castelli di Jesi come vino estremamente raffinato descrivendo così: “L’antico Verdicchio sale alle nari, raggiunge il cervello, rianima il nostro oppresso e sfiduciato cuore”.
Si ottiene da uve Verdicchio almeno all’85% e viene prodotto nei “Castelli” di Jesi, un insieme di comuni della Vallesina che si snodano lungo la città di Jesi ed il fiume Esino, corso d’acqua più importante della regione. Godendo di microclima ventilato, mite nel periodo delle fioriture e caldo con l’avvicinarsi della vendemmia, con temperature più basse la notte, che favoriscono complessità aromatiche, il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC può essere prodotto in 22 comuni della provincia di Ancona e 3 in provincia di Macerata in cinque differenti tipologie: Verdicchio dei Castelli di Jesi, Spumante, Passito, Classico, Classico Superiore. Nel Medioevo e nei primi decenni del Rinascimento nella zona si formarono numerosi borghi fortificati, i famosi castelli, disseminati sui dolci pendii collinari.
Le Marche sono da sempre considerate la sua “casa”, ma riguardo alle sue origini sono state formulate varie ipotesi. La più accreditata è quella che vorrebbe la sua comparsa in seguito all’insediamento nella regione adriatica di coloni veneti, giunti a fine 1400 a ripopolarla dopo una epidemia di peste. Tale ipotesi è supportata da recenti studi ampelografici che rivelerebbero una parentela molto stretta tra Verdicchio e Trebbiano di Soave e di Lugana, vitigni veneti. Il Verdicchio o un suo antenato era però già conosciuto presso gli antichi romani: abbiamo testimonianza di vino risalente 410 d.C., verso il culmine della crisi dell’Impero Romano, con l’Italia preda di invasione dei barbari; sembra che Alarico, re dei Visigoti, diretto verso Roma con l’obiettivo di saccheggiarla, sia prima passato dalle parti dei castelli di Jesi per far scorta di barili dell’antenato dell’odierno Verdicchio perché quel vino secondo lui donava ai suoi “sanitade et bellico vigor”.
La coltivazione di Verdicchio era diffusa nel territorio marchigiano già nel XVI secolo, ma solo dalla metà dell’800 si può parlare di una produzione di buon livello qualitativo.
Il vino ha avuto una grandissima diffusione negli anni ’50 e ’60 quando grazie ad abili strategie di marketing – l’introduzione della famosa bottiglia ad anfora – si impose sul mercato nazionale con vini leggeri, freschi e facili da bere; la grande richiesta però condusse inevitabilmente anche ad un livellamento verso il basso della qualità generale, data una produzione “di massa” che fece diminuire notevolmente il livello qualitativo del vino.
Verso gli anni ‘60 il declino del Verdicchio dei Castelli di Jesi sembrava inevitabile, finché un gruppo di produttori locali decise di puntare nuovamente sulla qualità e non sulla quantità del prodotto vinificando e selezionando soltanto le uve migliori: un vero e proprio “Rinascimento” ha riportato questo vino ai fasti di un tempo. Nel 1968 ecco arrivare il marchio DOC e nel 2010 la DOCG per le versioni Riserva e Riserva Classico, che riguarda vini invecchiati almeno 24 mesi, dei quali almeno 6 in bottiglia, provenienti dalla zona di produzione più antica, nei territori dei comuni lungo il fiume Esino.
Particolarmente adatto all’invecchiamento, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini, che si perdono nel tempo, di elegante struttura e mineralità; si trasforma nel tempo e in gioventù presenta freschezza ed equilibrata sapidità, mentre in versioni più mature avrà note evolutive di grande finezza.
Di buona struttura, fresco, sapido, dal bouquet fruttato di pesca, mela ed agrumi con un caratteristico finale di mandorla amara e con eleganti note floreali di biancospino ed acacia ed erbacee di erbe aromatiche tipiche del Mediterraneo, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino a tutto pasto, molto versatile, in grado di abbinarsi con la cucina regionale marchigiana, con pesce alla griglia, al cartoccio e gratinato e si associa molto bene anche con le lumache in umido e le carni bianche.
La Riserva invece, si presta ad abbinamenti con i piatti della cucina mediterranea, pesce, carni bianche, fritti di verdure e crostacei, grigliate di pesce, o, per tornare al territorio, allo stoccafisso all’anconetana.
( Fonte Faro di Roma )