Alcune riflessioni sul termine ” terroir “, coniato dai cugini d’oltralpe, bene espresse dall’amico Enologo Lorenzo Tablino.
Buona lettura
Roberto Gatti
L’ultima definizione in fatto di enologia: ” i Vini del territorio”, bella scoperta, come se un vino non debba da sempre essere tale!
Il vino è il prodotto dell’uva e la vite nasce e vegeta ovviamente in un terreno e in un clima.
Un Dolcetto coltivato sulle colline di Dogliani può solo dare un Dolcetto di Dogliani, mica un Merlot dei Colli Orientali del Friuli.
Allora perchè insistere su questo tema, organizzare incontri in merito ? Perchè tanta insistenza nei messaggi promozionali delle cantine? Il Vinitaly ne era inflazionato .
Il motivo è semplice: i produttori di vino debbono riaproppriarsi del concetto vitigno e territorio, era semplicemente sparito, quasi tutti ce ne eravamo dimenticati.
Ma non è semplice.
Per almeno 15 anni si è detto e soprattutto fatto l’opposto.
Mancano le regole.
Sulla spinta della globalizzazione del mercato l’enologia mondiale e pure quella di Langa e dell’albese è stata condizionata da mode o tendenze che hanno portato a scelte e filosofie produttive che hanno modificato in modo sensibile l’identità e la territorialità dei vini.
Un esempio: le preparazioni enzimatiche in vinificazione ? E’ noto che variano sensibilmente la tipicità del mosto.
Ormai non c’è più limite alle tecnologie di cantina anche nelle piccole cantine : osmosi , concentrazioni , flash-detende -uso massiccio della barrique e-o dei trucioli e simili “ove permessi” .
Inoltre, ed è molto preoccupante: viti, lieviti e batteri transgenici, quindi modificati geneticamente sono alle porte .
A questo punto il territorio veramente non esiste più.
Che troviamo nei bicchieri? Colori nero-violacei -impenetrabili alla vista , quindi anonimi, profumi obbligatoriamente standardizzati sul banale boisè, un sapore pieno, forte, fortissimo, abbastanza carente come finezza ed eleganza, un sapore troppo uniforme da Trento ad Agrigento “.
Territorio? Non esiste proprio esiste solo il mercato gobale o meglio un concetto molto riduttivo del mercato globale che richiede gli stessi vini dapperttutto.
Ora c’è il rischio di grande confusione ai consumatori.
Un vino del territorio deve avere una condizione prioritaria : il rispetto della materia prima.
Se si continuano ad usare le tecniche moderne sopra descritte si standardizza il tutto su caratteri internazionali che ben poco hanno da spartire con le identità territoriali.
L’ultima novità l’ho sentita da un collega francese in un interessante convegno a Valpolicella ( Verona) sul tema i grandi a confronto: Barolo, Brunello di Montalcino, Amarome e Medoc .
Ha detto , in sintesi :” la difficoltà di identificare vino e territorio è reale e spesso al consumatore mancano i parametri ma il finale è ancora più interessante, lo riporto integralmente “molti ormai cercano i vini che non compaiono sulle guide, i vini deparkerizzati “.
I vini – va detto – che proprio non sono esaminati dai guru dell’assaggio .
Che bello!
Un domani in Italia gruppi di consumatori che cercheranno vini decernilizzati, demaronizzati, degamberizzati .
Vini ignorati dalle guide
I veri vini del territorio.
Ma cosa si intende esattamente per territorio.
Alcuni invece preferiscono parlare di “terroir” , si tratta di un’ estensione concettuale del termine che ingloba oltre che al territorio altri fattori fondamentali per la qualità del vino.
Terroir : Non solo”terreno” o “territorio “, bensì i numerosi e complessi fattori che formano quel qualcosa di irripetibile, unico, qualificante e difendibile per il vino.
Secondo l’enol. Elio Novello, direttore tecnico cantine Bolla, si possono così sintetizzare:
1-Vitigni autoctoni
2-Pratiche enologiche particolari
3-Paesaggio
4- Storia e tradizioni
Riguardo al terreno occorre valutare tre componenti :
1) Geologica – appartenente ad una determinata era
2) Pedologica -, ovvero una catena di suoli
3) Paesaggistica – associata all’altitudine, la topografia ed a partire dalla quale potremmo definire un mesoclima tipico.
Il “ Terroir” potrebbe essere concettualmente definito come l’interazione delle tre componenti ovvero una sequenza “ecogeopedologica”.
Attenzione va riservata anche alle varie componenti ecologiche, alle quali prestano attenzione gruppi di consumatori .
Le aree boschive esempio , oppure la presenza di insediamenti industriali , di discariche , oppure le modifiche rilevanti al terreno, le politiche territoriale ambientali.
il “terroir” condiziona in toto la vite e il vino: dalla crescita della vite alla maturazione dell’uva, dalla qualità del mosto ai diversi componenti del vino che determineranno i suoi caratteri sensoriali e la sua evoluzione in cantina e in bottiglia.
Ecco la specifica qualità –identità-tipicità del vino.
Tutte le grandi zone viticole del mondo hanno qualcosa in comune: un territorio da valorizzare e difendere, dei vitigni autoctoni unici, delle tecniche di cantina particolari .
Guai a dimenticarlo
Distruggerlo, semmai occorre proteggerlo, valorizzarlo.
Con regole chiare e trasparenti e senza barare.
Nel bicchiere il “terroir” ci deve essere e soprattutto si deve percepire.
In vino veritas insomma.
( Fonte Lorenzo Tablino- tablino.it )