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Il parere del Direttore Assoenologi

ALCUNE RISPOSTE A DOMANDE FORMALIZZATE AL DIRETTORE GENERALE DI ASSOENOLOGI IN OCCASIONE DEL 62 CONGRESSO NAZIONALE DELLASSOENOLOGI


Diverse sono state le domande formulate dagli oltre cinquanta giornalisti accreditati al 62 Congresso nazionale Assoenologi, celebrato dal 27 al 30 aprile a bordo della Costa Victoria in navigazione nel Mediterraneo. Di seguito riportiamo quelle di maggior impatto sul settore vitivinicolo nazionale con le relative risposte.


Lindustria vinicola rappresenta un settore economico importante in Italia. Vi sentite supportati dalle istituzioni?


un comparto importantissimo. Basti pensare che il suo business di oltre 9 miliardi di euro, di cui pi di 3 miliardi dati dallesportazione. Forse pochi sanno che in alcuni Paesi come Stati Uniti, Canada e Giappone il 40% delle nostre esportazioni agroalimentari dato dal vino.


In certi casi ci sentiamo supportati dalle istituzioni in altri meno. Avremmo bisogno di meno burocrazia, di meno leggi e pi chiare, di maggiori scelte coraggiose e di una pi coordinata azione di promozione sui mercati internazionali.


Quali sono i maggiori problemi a cui il settore e quindi anche la vostra categoria deve far fronte?


Sicuramente uno dei principali problemi la frammentazione della superficie vitata e delle imprese. Oggi la media azienda/vigneto in Italia di 2 ettari, contro i 7 della Francia e gli oltre 300 di Paesi tipo Australia e Cile. Pensi poi che le aziende abilitate a commercializzare vino confezionato, sono 30.000; l80% di esse per commercializza pi del 75% del prodotto allinterno dei confini regionali.


Un altro problema sicuramente costituito dal ricarico, spesso esagerato, applicato al vino dalla ristorazione, tanto che recentemente abbiamo dedicato alla questione un congresso nazionale che si concluso con una risoluzione molto significativa Per certi esercizi la cantina rende pi della cucina.


La vinificazione, da scienza artigianale, da anni si sta aprendo a nuove meccanizzazioni ed innovazioni tecnologiche. Quanto contano le nuove tecnologie nel vostro settore? Che cosa sta cambiando a questo proposito nella produzione?


Moltissimo. Forse pochi sanno che tra la met e la fine dellOttocento, la vite e quindi il vino, rischiarono di scomparire dallEuropa per lavvento dallAmerica di tre parassiti: lodio, la fillossera e la peronospora. La vitienologia europea usc da questo trauma consapevole che il suo futuro era legato alla ricerca, alla conoscenza dei fenomeni, ad una tecnologia capace di sopperire ad eventuali nuove calamit.


Nel 1876 nasceva cos a Conegliano la prima Scuola di viticoltura e di enologia dEuropa, con lo scopo di assicurare uomini specializzati, in grado di seguire e far proseguire su basi scientifiche il settore vitivinicolo., Vini migliori significarono mercati pi facili, crescita delle richieste  e per i produttori produzioni pi remunerative.


Nacquero le prime cantine sociali, dirette da enotecnici, oggi enologi, con lo scopo di vinificare e curare i prodotti di quei viticoltori che per mancanza di attrezzature e di conoscenze spesso vedevano vanificate intere annate. Nacque la fermentazione in bianco, quella a temperatura controllata, si diede sempre pi importanza alle analisi enochimiche, ai controlli microbiologici, alligiene della cantina. Anche il modo di vendere e di acquistare stava cambiando. Per praticit, igiene e razionalit alla damigiana and sempre pi sostituendosi la bottiglia, anche per i vini comuni quelli di tutti i giorni. In cantina una metamorfosi di questo genere implic una pi rispondente organizzazione, ladozione di tecnologie pi avanzate, che furono via via migliorate e potenziate fino ad arrivare a quelle dei giorni nostri. Questo non per accelerare i processi o per spendere meno, visto che le tecnologia costano e anche tanto, ma per migliorare la qualit nella convinzione che esaltanti profumi ed eccellenti sapori, nelluva e nel vino sono sempre potenzialmente esistiti, ma spesso diluiti da tecniche inadeguate o conservazioni inopportune.


Investire nella tecnologia pi avanzata concorre ad ottenere vini di alta qualit?


Certamente, per i motivi che ho detto prima. Credo che anche i pi scettici si siano convinti che la tradizione da sola non migliora la qualit e che il vino, come qualsiasi altro prodotto biologico-alimentare senza tecnologia solo casualmente pu essere di qualit.


E quando si parla di tecnologia si parla di tecnici, nel nostro settore di enologi e di enotecnica, ovvero di coloro che come direttori di cantina, responsabili di produzione o consulenti in piccole e grandi aziende hanno, con gli imprenditori, il merito di quella che stata definita la primavera del vino italiano.


Oggi gli enologi sono diventati protagonisti nelle cantine. Qual il giusto atteggiamento di un enologo rispetto al suo cliente?


Quello di qualsiasi professionista serio, preparato, finalizzato al progresso della struttura in cui opera, visto che lenologo colui che dal vigneto alla cantina sovrintende alle diverse operazioni indirizzando nel modo pi opportuno i complessi processi che stanno alla base della produzione, dellaffinamento e della conservazione del vino, al fine di ottenere il massimo della qualit, sia pure rapportata alle diverse fasce di mercato e alla materia prima di partenza.


Oltre ai vini di moda si pu dire che in Italia ci sono anche tecnologie di moda? Quali? E quali conseguenze?


Forse pochi sanno che la nostra tecnologia di cantina la pi diffusa al mondo, le macchine italiane sono preferite proprio dai cosiddetti Paesi emergenti, quelli che oggi ci fanno pi paura e che da sempre e subito puntano al meglio. Infatti dallAustralia al Cile, dagli Stati Uniti alla Cina troviamo tecnologie italiane. Questo da un lato rimarca la continua ricerca e la grande competenza che ci siamo saputi conquistare nel mondo, da un altro che nel nostro Paese, a differenza di altri, la tecnologia costantemente in evoluzione. Del resto anche i pi scettici si sono convinti che la tradizione da sola non risolve i problemi, non migliora la qualit, non sana i bilanci e che il vino, come qualsiasi altro prodotto biologico-alimentare, senza tecnologia pu essere solo casualmente di qualit. E quando in qualsiasi settore si parla di tecnologia si parla di tecnici; nel nostro, di enologi e di enotecnici.


Il vino italiano di qualit sta vivendo un momento di grazia negli Stati Uniti. LItalian Wine & Food di New York, in un comunicato del 30 gennaio di questanno ha annunciato che per la prima volta nella storia, lItalia ha superato il miliardo di dollari nelle esportazioni vinicole verso gli Stati Uniti. E nel resto del mondo come sta andando il vino italiano?


Molto bene, rimangono al palo Germani e Regno Unito. Ma andiamo con ordine. Allora in termini generali, secondo le proiezioni di Assoenologi (i dati ufficiali sono fermi a fine ottobre) il 2006 ha fatto registrare una crescita complessiva del 6,5% in valore, pari a quasi 3,1 miliardi di euro: record mai raggiunto prima dal settore vitivinicoli italiano. Per quanto attiene le quantit le nostre previsioni danno un incremento  del 12,5% rispetto al 2005 con un volume complessivo di 17 milioni di ettolitri di vino esportati su 50 milioni di produzione.


Andando ad analizzare i diversi mercati, come dicevo prima, i tradizionali Paesi consumatori dellUnione Europea mostrano ancora una stasi. La Germania flette del 2% in valore a fronte per di una contemporanea crescita dei volumi ( 12%) da addebitare allincremento del prodotto sfuso. Il Regno Unito cala del 5,3% nei volumi mentre i valori crescono dell1,5% superando la soglia dei 350 milioni di euro.


A fonte di queste negativit, sempre come dicevo prima, il vino italiano fa per registrare una serie di eccellenti performance che riguardano quasi tutti gli altri mercati europei. Infatti la Danimarca aumenta del 7% in valore consolidando i volumi. I Paesi Bassi danno 6% in quantit e 9,3% in valore. Il Belgio che, come risaputo, un mercato strettamente francese, fa registrare una crescita del vino italiano di tutta considerazione: 15% in valore ed il 27% in quantit.


Passando ai Paesi di recente adesione allUnione Europea interessanti risultano le performance della Repubblica Ceca 22% in valore e 26% in volume. Sui medesimi livelli lUngheria in cui il vino italiano rimane il pi venduto con un incremento da capogiro visto che si parla del 250% in volume e di 85% in valore. Di minor tono ma di livello sempre assai interessante anche la Polonia che in cui le vendite del vino italiano sono incrementate del 30% si in valore che in volume.


Ottimi risultati quindi, anche se, come spesso Lei rimarca ci sono aziende con il Vento in poppa ed altre in profodnod rosso, ovvero vini che tirano ed altro che difficilmente vengono collocati. Ma al di la di questo, vista la sua dettagliata e precisa analisi che ci ha fatto sui diversi mercati, ci pu dire come vanno le cose in Cina ed India che, secondo il parere di molti economisti sono destinati a guidare leconomia mondiale?


Diciamo che tutti i Paesi asiatici ci stanno dando molte soddisfazioni, ovviamente i mercati vanno in alcuni casi costruiti ed in altri conquistati, ma il vino italiano piace e le nostre vendite in questa parte del mondo crescono.


In Cina nel 2006 abbiamo incrementato i volumi del 130%, mentre i valori sono passati da 3,6 a 8 milioni di euro  con un incremento del 121%. In India le ultime nostre previsioni ci dicono che abbiamo esportato vino italiano per 1,3 milioni di euro con un incremento del 75% in valore rispetto al 2005  e del  74% in volume.


Ma credo valga la pena ricordare anche i passi da gigante fatti a Taiwan, visto che le nostre bottiglie sono state incrementate in un anno del 14% in valore e di quasi l11% in quantit. Per non parlare del Giappone che, dopo 5 anni di flessione, ritorna a sorridere al vino italiano con unimpennata molto vicina al 7% sia in volume che in  valore.


Ma mi permetta di dare un dato che credo pochi sanno: il vino italiano sta conquistando anche i mercati arabi. Gli Emirati Arabi Uniti sono  infatti diventati il primo nostro mercato nellarea medio orientale con vendite che, nel 2006, hanno quasi raggiunto i 3 milioni di euro con un balzo del 35% rispetto al 2005 ed una crescita quantitativa del 13,5%.


Quali sono le nuove sfide che in questo momento pone il settore enologico?


Quello vitivinicolo un settore di grande fascino, ma dinamico e sempre pi legato allinnovazione e alle scelte di mercato. E un comparto di forte competizione che sicuramente  aumenter ancora nei prossimi anni.


Lei vuole sapere chi vincer questo confronto? Personalmente credo che avranno pi possibilit coloro che, forti di una adeguata massa critica di prodotto, sapranno calibrare qualit, prezzo ed immagine.


Una cosa comunque , certa fino a ieri era il produttore che indirizzava le scelte, oggi sempre di pi il mercato sulla base del rapporto qualit/prezzo per i vini di fascia media e qualit/prezzo/immagine per quelli di alto livello.


 


Il 62 Congresso nazionale Assoenologi si svolto con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e di Veronafiere – Vinitaly. Sponsor ufficiali le seguenti aziende leader di macchine, prodotti ed accessori per la viticoltura e lenologia: Amorim Cork Italia, Bayer CropScience, Colombin & Figlio, Dal Cin, Della Toffola, Enoplastic, Garbellotto, Hts Enologia, Integra Italia, New Holland, O-I, Oliver Ogar Italia, Tonutti Tecniche Grafiche, Vason Group, Vivai Cooperativi Rauscedo.