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Il Lambrusco? E’ il vino della gioia

Lambrusco e territorio un matrimonio indissolubile, è proprio quando lo si riscopre nelle feste di paese che si scorge la scintilla orgogliosa nell’occhio del piccolo produttore…

 

Lambrusco e territorio un matrimonio indissolubile, è proprio quando lo si riscopre nelle feste di paese che si scorge la scintilla orgogliosa nell’occhio del piccolo produttore che pur se con pochi mezzi ci mette tutto l’impegno, il tempo e la passione per produrre il miglior vino possibile dalla amata uva antica come il giardino dell’eden.

Si potrebbero elencare infinite peculiarità del vino nostrum che mai come oggi vive il suo splendore in tutto il mondo riconosciuto come vino di qualità ma una su tutte resta la sua caratteristica unica e inimitabile: il Lambrusco è il vino della gioia di vivere.

Citando il grande Eddy, editorialista e scrittore modenese scomparso nel 2010 e mai abbastanza ricordato Edmondo Berselli: “Il Lambrusco è il vino più divertente del mondo” e in particolare si riferiva al Lambrusco di Sorbara quello più estremo e tagliente ma sopratutto più divertente.

Molti vini fermi potranno snobbarci ma non avranno mai le simpatica effervescenza e le bollicine più famose del mondo non avranno mai la verve sferzante che solo la nostra uva nostrana regala al vino e la popolarità che lo rende un vino alla portata di tutti anche economicamente parlando.

Il lavoro dei produttori nel territorio del lambrusco in questi ultimi anni volge alla valorizzazione del prodotto legato al luogo di produzione, lavorando sulla qualità con uno scopo comune, quello di donare al lambrusco una visione unitaria-identitaria che lo rende un vino riconoscibile e unico.

E’ quindi anche nelle feste in provincia, nelle sagre paesane che con la scusa di far correre il lambrusco più “veloce” nel palio dove le cantine anche più piccole si mettono in gioco che viene fuori la vera anima popolare e gioiosa di un territorio, gioia che salta come un tappo di lambrusco con tutta l’energia effervescente di una Mesopotamia abbracciata dai fiumi Secchia e Panaro.

 

Un mondo buono e genuino che affronta e supera ogni genere di avversità e tra i tintinnii dei calici perché no, si può permettere il lusso di disquisire di come negli ultimi anni quello che un tempo era un po denigrato oggi sia così apprezzato a Nuova York come a Tokyo.

Il vino della socializzazione per antonomasia della tavola

ben apparecchiata da ottimi piatti emiliani ma che sposa tantissimi tipi di cucina da quella più easy e informale a quella più sofisticata, dal pesce alla pizza, il vino del convivio e del simposio contemporaneamente veloce e slow food.

 

( Fonte Gazzetta di Modena )