Home DEGUSTAZIONI VINO IL FRIULARO DA NON CONFONDERE CON IL FRIULANO

IL FRIULARO DA NON CONFONDERE CON IL FRIULANO

L’impegno di un gruppo di imprenditori vitivinicoli ha costruito, sulla storia di un vitigno risalente alla Serenissima, un prodotto nuovo di grande carattere e qualità organolettica : IL FRIULARO DI BAGNOLI OGGI DOCG

 

 

 

Il friularo è cosi’ composto :

  • Bagnoli Friularo (Vino Rosso)

  • Versioni: Secco

  • => 90% Vitigno Raboso Piave

  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Padova.

  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico

  • L’etimo Friularo sembra derivare dalla rigidità della stagione in cui si conclude la raccolta delle uve. Il “vin frigoelaro”, letteralmente vino del freddo, era certamente già apprezzato in forma primigenia dagli antichi abitanti dei villaggi paleoveneti.

Il vitigno appartiene alla famiglia dei ” rabosi ” ed il vino che ne deriva è dal 2011 Docg, nel 2000 nasce il progetto pilota per arrotondare questa acidità elevata, attraverso l’appassimento delle uve, cosi’ come viene fatto per un’altro vino del ravennate denominato ” Burson ” ed ottenuto con l’uva Longanesi !

Da allora le uve vengono raccolte in cassetta, fatte appassire in fruttaio e pressate tra dicembre e gennaio, proprio come avviene con il veronese amarone. Per l’appassimento delle uve, da novembre a gennaio, si ricorre al metodo “in fruttaio ventilato”, adagiando i grappoli su delle cassette, ed in misura minore all’appassimento in pianta, lasciando i grappoli a surmaturare sulla vite, dopo aver reciso il capo a frutto. Questo secondo metodo molto rischioso per le avversità climatiche.

 

Il presidente Roberto Lorin, della cantina cooperativa Conselve vigneti e cantine, dichiara : «Questa novità ci ha permesso di consolidare nuovi mercati ed essere apprezzati all’estero . Se prima questo vitigno dava vita a vini di difficile appeal, l’appassimento ha mitigato la sua spigolosità, mantenendo le sue caratteristiche tipiche. La produzione avviene in piena pianura veneta, quindi parliamo di viticultura di pianura e da due anni la coltivazione di queste uve è sostenibile, aderendo al sistema di certificazione Lotta Integrata. È quindi minimale per i produttori l’uso degli agrofarmaci, si lavora cercando tecniche alternative per eliminare gli insetticidi. Tra cinque anni, quando usciremo con l’annata 2019, potremo applicare alla bottiglia il simbolo dell’ape».