Il Chianti Classico spegne 300 candeline: il primo a segnarne i confini fu Cosimo III, oggi è esportato in 70 Paesi
L’origine risale al 1716, quando il Granduca Cosimo III ne delimitò i confini
Il Chianti Classico spegne 300 candeline: il primo a segnarne i confini fu Cosimo III, oggi è esportato in 70 Paesi
Il Chianti Classico celebra i suoi trecento anni di storia. “E nemmeno una penna bianca”, recita la campagna pubblicitaria che accompagnerà il Trecentesimo anniversario. “Uno slogan che vuole sottolineare l’intraprendenza e il dinamismo della storica denominazione: non solo un vino, non solo un Consorzio di tutela e valorizzazione, ma un vero e proprio distretto socio-economico, che comprende attività produttive differenziate nel comparto agricolo e un’offerta turistico-ricettiva di altissimo livello”, commentano i dirigenti del Consorzio Vino Chianti Classico.
Il distretto occupa alcune migliaia di lavoratori e tecnici, “la qualità del paesaggio è un valore aggiunto della viticultura chiantigiana e le aziende agricole ne sono custodi naturali, poiché attraverso il loro lavoro quotidiano hanno saputo mantenerlo, valorizzarlo e promuoverlo”. Di recente è avvenuto un riassetto della denominazione, con l’introduzione della nuova categoria di Chianti Classico, Gran Selezione: “Per la prima volta nella storia delle denominazioni del nostro Paese, il Chianti Classico si è dotato di una nuova tipologia di vino guardando alla punta della piramide qualitativa invece che alla base”.
Oggi il Chianti Classico viene esportato in oltre 70 paesi di tutti i continenti, soprattutto Nord America, Europa e alcuni mercati asiatici. Nel 2015 le vendite complessive del Gallo Nero hanno segnato un +8% rispetto all’anno precedente, grazie ll’export ma anche a una buona ripresa del mercato domestico.
“Siamo molto soddisfatti dell’andamento del mercato del Chianti Classico – afferma Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio –. La Gran Selezione ha rilanciato il Chianti Classico sul palcoscenico della critica internazionale, posizionandolo fra le eccellenze enologiche mondiali”.
L’origine del Chianti Classico risale addirittura al 1716, esattamente 300 anni fa dunque, quando il Granduca di Toscana Cosimo III fissa i confini della zona di produzione del vino Chianti, area compresa tra le città di Firenze e Siena. All’inizio del XX secolo, quando la notorietà del vino Chianti aumentava di anno in anno e il territorio di produzione non riusciva più a soddisfare la crescente richiesta nazionale e internazionale, si iniziò a produrre vino al di fuori della zona del Chianti delimitata nel 1716, chiamandolo ugualmente Chianti o “vino prodotto all’uso del Chianti”.
Fu così che nel 1924 nacque il ‘Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine’, scegliendo come simbolo il Gallo Nero, storico emblema dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari nella sua Allegoria del Chianti sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.
Nel 1932 viene aggiunto il suffisso Classico per distinguere il Chianti originale da quello prodotto al di fuori del territorio delimitato. Nel 1984 Il Chianti Classico ottiene la DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita), che rappresenta il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.
Nel 1996 diventa una DOCG autonoma e nel 2010 le due denominazioni Chianti e Chianti Classico vengono di fatto separate, per cui oggi non si possono produrre vini Chianti nella zona di produzione del Chianti Classico. Nel 2013 l’Assemblea dei soci approva una serie di modifiche al disciplinare di produzione che danno l’avvio a un vero e proprio riassetto della denominazione. Con l’ultima vendemmia, quella dell’autunno 2015, sono stati prodotti circa 290mila ettolitri di Chianti Classico, in linea con la quantità prodotta l’anno precedente.
( Fonte firenzetoday )