Il Cari è un vino raro, non solo perché di vigne coltivate in purezza ce ne sono davvero poche e vengono prodotte poche bottiglie, ma anche perché chi lo vende si conta sulle dita di una mano.
Il Cari è un vecchio vitigno torinese, nel senso che è coltivato sulle colline di Torino ed esiste, probabilmente, da quattro secoli. Forse, un tempo, era accomunato alla grande stirpe delle malvasie, non quelle liquorose del clima mediterraneo, ma quelle rosate piemontesi, come la Malvasia di Casorzo. Non a caso, dalle parti del Cari viene coltivata la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco e di Malvasia c’è traccia anche nei documenti annonari della Città di Torino.
Ma il vitigno del Cari, in realtà, non ha nulla a che fare con la Malvasia. È invece un parente stretto del Pelaverga, solo che, a differenza della vite cugina coltivata a Verduno, nelle Langhe, ha la bacca grande. Il nome Pela-Verga, dice tutto sulle proprietà afrodisiache che fin dal Seicento venivano attribuite a questo vinello leggero, che raggiunge appena i 5 gradi e mezzo, molto adatto a un consumo conviviale anche fuori pasto. Per queste supposte proprietà, il Cari-Pelaverga veniva offerto alle coppie di sposini perché brindassero nella prima notte di nozze.
Le caratteristiche del Cari sono quelle di un vitigno non aromatico, classificabile come “dolce” ma con un residuo zuccherino (zuccheri non fermentati) relativamente basso: circa 85 grammi per litro contro i 120-130 del moscato. Insomma, dolce ma non troppo.
Questo tenore zuccherino era usato nei decenni passati soprattutto per tagliare vitigni spigolosi come la Freisa e raramente era vinificato in purezza.
Oggi il Cari è coltivato in alcune vigne sui versanti a Sud-Est delle colline torinesi da Cinzano a Moncucco e sulle colline tra Marentino e Andezeno fino alle propaggini monferrine di Castelnuovo Don Bosco. La Doc, che esiste dal 1999, coinvolge 13 comuni ma il vino è prodotto in quantità molto limitata: circa 3.500 bottiglie l’anno, soprattutto dalla cantina sociale di Castelnuovo Don Bosco (AT) e da alcuni produttori come Franco Balbiano e suo figlio Luca, che, con una lunga tradizione familiare di produttori di Freisa, hanno deciso di investire anche nel Cari. Anzi, l’azienda vitivinicola Balbiano ha deciso di scommettere parecchio su questo vitigno autoctono e di ampliare la superficie di Cari con l’impianto di 500 nuove bar, coltivata sempre dai Balbiano.
Il Cari si serve a una temperatura di 6-8 gradi, è lievemente frizzantino ed è particolarmente indicato per dolci o per intermezzi pomeridiani estivi, allegri e rinfrescanti.
Il Cari di Balbiano è stato presentato nella cantina di Andezeno (TO) ai giornalisti ospiti del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, che, sabato 27 febbraio hanno partecipato a un educational tour promosso dall’associazione Strada Reale dei vini torinesi. Oggi, l’associazione di produttori vitivinicoli e operatori turistici che promuove il turismo enogastronomico nel Torinese è presieduta da Patrizia Ferrarini, albergatrice di Susa (TO), ma per sette anni, alla guida della Strada c’è stato proprio Franco Balbiano.
( Fonte spazifood.it )