Si dice che il vino buono finisce per avere il carattere di chi lo fa. È un luogo comunque, ma come tutti i luoghi comuni contiene una grande e cristallina verità.
( nella foto Gaetana Jacono di Valle dell’ Acate )
Chiunque abbia conosciuto profondamente un vignaiolo sa che il vino della sua cantina ha qualcosa (molto) del suo terreno, qualcosa (molto) del suo intimo e qualcosa che è so lo suo. Quello che questa premessa non dice è che se in vigna o in cantina i lavori sono orchestrati da una donna, il vino ha anche il volto, il profumo, l’anima….di chi lo ha messo in bottiglia.
«Per mia esperienza le donne in vigna e in cantina hanno più sensibilità e più fantasia» ……omissis «Sanno fare e soprattutto sanno comunicare meglio».
E l’Italia offre storie esemplari. Le donne del vino, riunite da oltre 25 anni nell’associazione presieduta da Elena Martusciello (Grotta del Sole) sono tante, sono brave, e spesso riescono a produrre vini che nessun uomo ha mai prodotto. È una questione di sensibilità. Una realtà unica al mondo.
Pensate a cosa è riuscita a fare Rita Tua in Toscana. Il suo Redigaffi, un merlot in purezza che si è messo nella scia del Masseto per sfidare un’icona come il Petrus. Robert Parker premiò il Redigaffi 2000 con 100/100.
Straordinaria è la storia di Gaetana Jacono. Figlia di una grande famiglia siciliana si è laureata in farmacia, si è sposata a Milano ma ha sentito il richiamo della terra. Della sua terra. Ha preso per mano Valle dell’Acate, e sfidando le ritrosie del padre è passata da 30 a 400 mila bottiglie. Gaetana ha riscoperto il Cerasuolo di Vittoria e produce il Frappato che gli americani hanno adottato come “smiling wine” (il vino che sorride). Già il Frappato … se vi capitasse di leggere il libro Natural Wine di Arianna Occhipinti capireste che vino può diventare se ad “allevarlo” sono le donne. In Toscana ci sono anche Elisabetta Gnudi, energia pura, che a Borgo Scopeto e Caparzo fa Chianti Classico e Brunello di assoluta qualità, e Stella di Campalto che a Castelnuovo dell’Abate fa vini profondi ed evocativi come i suoi occhi verdi. Sempre sul pianeta Brunel lo vive e fa grandi cose Donatella Cinelli Colombini, che ha voluto un’azienda interamente al femminile (enologa e cantiniere comprese…).
Quando si parla di vini che hanno l’anima di chi li fa ci viene subito in mente Elisabetta Foradori, così legata alle sue terre e al richiamo ancestrale che si è messa produrre Teroldego nelle anfore di terracotta come Gravner e Giusto Occhipinti.
Eppoi Marisa Cuomo col suo spettacolare Fiorduva che ha i profumi e i colori della Costiera Amalfitana, e Cinzia Merli con il Paleo, Elda Felluga e quei suoi bianchi con la mineralità del Friuli o Mariateresa Mascarello che produce grandi vini a Barolo sul solco tracciato dal vulcanico papà Bartolo. Così come Marina Cvetic, che in Abruzzo sta portando avanti con maestria la bella azienda costruita grappolo dopo grappolo da Gianni Masciarelli. Così come Chiara Lungarotti e suoi vini umbri che fanno «rubescere» (arrossire). Così come Elena Fucci con lo spettacolo del suo Aglianico.
( Elisabetta Foradori alle prese con la follatura nelle anfore )
C’è tanto di femminile anche dietro alle grandi aziende. Pensiamo al ruolo di Cristina Ziliani in Berlucchi, di Camilla Lunelli in Ferrari o di Michela Muratori per l’Arcipelago, di Gaia e Rossana Gaja o delle sorelle Argiolas …
E abbiamo citato soltanto alcune delle straordinarie donne del vino italiano. Una nostra grande ricchezza.
( Fonte gazzagolosa.gazzetta.it )