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I vini del vulcano


I Viaggi del Fantic – Un patrimonio ampelografico estremamente interessante: dal Carricante al Minnella Bianca dell’Etna





Lasciata Pantelleria ed il suo vento facciamo vela verso est, verso la Sicilia, doppiamo Capo Passero e ci dirigiamo a nord verso il porto di Catania, alle pendici del Vulcano pi alto d’Europa, l’Etna.


Entrando in citt sono evidenti i segni che l’attivit di questa montagna, a’ Muntagna, ha lasciato nel corso del tempo. L’eruzione del 1669 quasi distrusse Catania e la complessa materia lavica impregna di se alcune DOC siciliane, estese per circa 1900 ettari sul versante orientale del cono vulcanico.


Negli ultimi 50 anni la viticoltura si alzata lungo le pendici del monte: fino a 350 m s.l.m. troviamo prevalentemente agrumi, mentre la superficie vitata della provincia di Catania passata dai 30.000 ettari degli anni dell’ultimo dopoguerra ai circa 6.500 attuali. Si concentrata dunque sulle aree pi vocate ed in quelle dove la determinazione del viticoltore stata pi forte.



Le aziende vitivinicole etnee sono piccole o piccolissime, con un mercato dei vini che di tipo locale.


La produzione di qualit molto limitata nonostante l’ottima qualit delle produzioni di uva. Tra l’altro le produzioni sono piuttosto contenute, in media sotto i 70 q.li per Ha, a maggiore garanzia di una grande qualit delle uve.



Estremamente interessante anche il patrimonio ampelografico, con vitigni ultracentenari autoctoni, come il Carricante ed il Catarratto, bianchi, di origine antichissima e che costituiscono i componenti del blend delle due DOC Etna Bianco ed Etna Bianco Superiore.


Molto contenuta la superficie di questi due vitigni, circa 125 ettari, mentre pi importante la superficie dei rossi e rosati, con circa 1700 ettari. Molto interessanti sono l’Etna Rosso e l’Etna Rosato, prodotti dagli autoctoni Nerello Mascalese (minimo 80%) e Nerello Mantellato (massimo 20%).


Raro e gustosissimo il Minnella Bianca dell’Etna, prodotto in purezza da un’uva ad acini oblunghi, con buccia spessa e pruinosa, coltivata sui terreni basaltici di origine eruttiva.




L’articolo continua sotto l’immagine



La viticoltura, come il Vulcano, ha profondamente segnato il panorama che ci circonda. L’individualismo profondo dei viticoltori etnei ha portato alla progressiva nascita di una serie di piccole cantine familiari, in cui tutto il processo produttivo era concluso all’interno.


Elemento caratteristico delle aziende vitivinicole il palmento, il luogo in cui le uve erano pigiate e da cui scorreva il vino appena spremuto. L’uva, portata a spalla, veniva versata nella pista, in pietra lavica, dove era pressata e, attraverso le bocche di cane, condotti in pietra lavica, il mosto defluiva in una vasca sottostante, anch’essa in pietra lavica, detta tina nella quale avvenivano le prime fasi della fermentazione.


I tini erano sotto il palmento, e sotto i tini stavano il ricevituri, anch’esso in pietra lavica, o le pi classiche botti, che stavano nella cantina., tutto per sfruttare al massimo la gravit nel trasporto del mosto.


Oggi le tecniche si sono evolute e modernizzate, ma per bere un buon vino dell’Etna ancora necessario andarselo a cercare l, dove si pu capire in pieno l’ambiente e gli uomini che lo hanno prodotto.



Per ulteriori informazioni:www.stradadelvinodelletna.it


( Fonte agronotizie.imagelinenetwork )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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