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I ” Vecchi ” del vino


Giacomo Tachis, il principe degli enologi italiani, presente al TasteRing condotto da Davide Paolini


 I grandi vecchi del vino , questo il titolo di uno dei Taste Ring presso la Stazione Leopolda di Firenze, condotto da Davide Paolini, con la presenza diCarlo Cambi, notissimo giornalista eno-gastronomico e creatore di Il Gambero Rozzo, il quale presenta per l’occasione l’ autore del rinascimento del vino italiano, messer GIACOMO TACHIS, che annovera fra i suoi successi la nascita di nobili vini quali Sassicaia, Tignanello e Solaia.


Tachis ha poca forza purtroppo nel parlare, sebbene gli occhi guizzino di freschezza e voglia di dire&fare, ed Carlo Cambi, inizialmente, a raccontar di lui.


CARLO CAMBI:Giacomo mi convert all’amore per il vino, e non esiste enologo al mondo (se si eccettua forse Peynaud) che abbia la stessa professionalit.Vedere Tachis fare il vino come vedere Botticelli nella sua bottega dipingere la Venere. Giacomo ormai al di sopra di tutti, ha ormai varcato la soglia dell’umana cura e, citando Dante, mi sento di affermare che ‘ne manda e assolve secondo ch’avvinghia’   [Per umile puntigliosit, non ce ne voglia Cambi, citiamo correttamente Dante che al suo Minosse fa dire: ‘giudica e manda secondo ch’avvinghia’].


   Lo conobbi a San Casciano val di Pesa, dove abita tutt’ora, di fronte alle antiche cantine Antinori; quando entrai vidi quest’uomo canuto, in mezzo a libri che parlano di Tacito, Eraclito, e nel sottofondo c’era Bach..; mi raccont che fu suo zio, che lavorava alla Casa Martini, a dirgli che si poteva campare anche col vermouth, e cos fece, perch ‘aveva realmente fame’. Nel Piemonte di 70 anni fa era una scelta rivoluzionaria scegliere di lavorare in una vigna invece di entrare come operaio alla Fiat.


   Giacomo Tachis stato eletto ora nel 2011 Man of the Year dalla rivista inglese Decanter, e considero ‘folli’ alcuni blog che hanno polemizzato su ci [giusto per avere un esempio, e per par condicio, questo uno dei blog ‘incriminati’ VINO al VINO – Giacomo Tachis Decanter man of the year 2011: lecita qualche perplessit?].


   Giacomo ha avuto il merito di aver fatto un uso corretto della barrique, di aver contaminato ad hoc i vitigni, e di aver fatto uscire il vino italiano ‘dall’aia’ e di averlo consegnato al mondo. Tra i suoi testi anche la ‘Summa lacticinorum’ (siamo sicuri? Una Summa dedicata ai latticini e ai formaggi? Tutto pu essere) e un Trattato quattrocentesco del medico Michele Savonarola sugli ‘spiriti’ (da una ricerca sul web crediamo sia un riferimento al ‘De arte confectionis acquae vitae’, che il medico Savonarola scrisse nel ‘500, e sulla distillazione delle grappe).


CONTINUA CAMBI: Tachis possiede una straordinaria sensibilit ed una incredibile curiosit nel comprendere i fenomeni. Tanti sono i vini eccelsi che possiedono il suo marchio emotivo e professionale, il Turriga, il Terrebrune, il Sassicaia, il Pelago, il Solengo, il solaia, il Tignanello, il Campora… ma tra tutti uno ha un pezzetto in pi del suo cuore: il Terrebrune, poich prodotto per una cantina sociale, in una terra di stenti, e lo stesso vino il riscatto dei vignaioli del posto.


 Una cosa certa, se avesse voluto, Giacomo Tachis sarebbe divenuto ricco come Bill Gates.


GIACOMO TACHIS: Amo seguire il vino perch il vino il prodotto della natura ed un mondo a s. Troppo spesso la gente non lo capisce e ci sono molti che ‘parlano a vanvera’, molti che fanno i sapientoni mentre in realt non sanno un bel niente, per lasciamoli vivere, lasciamoli fare; io credo che il vino andr avanti fregandosene altamente di loro (chiaramente polemico con i polemici e con molti intenditori…). Ci sarebbe molto da dire sul vino, oggetto di cultura, di studio e di scienza, poich  da sempre ha destato l’interesse culturale, ha abbellito le mense e ha reso ricchi molti che se lo meritavano. Non ho altro da dire in merito.


CARLO CAMBI: Tu sei stato il primo a sostenere l’indispensabilit dell’acciaio, poi mi hai detto: ‘mi sono ricreduto, vinificare nell’acciaio rende isterico il vino’


GIACOMO TACHIS:Nell’acciaio il vino diventa nervoso, non sopporta il ‘luccicho’ ed ha bisogno di pareti non verniciate, di cemento o di terracotta sebbene costi molto; io, per esempio, in una casa tutta di acciaio non ci vivrei volentieri.


DAVIDE PAOLINI: Dal suo lavoro traspare un amore grande per il Mediterraneo, per la Sicilia, la Sardegna…


GIACOMO TACHIS:Ho un amore umanistico per questi territori, per tutta la cultura della Magna Grecia. Amo la Sardegna perch una terra vera, bella e i sardi non sono ‘contaballe’, gente seria, perbene…


DAVIDE PAOLINI: Tanti anni fa mi spiegasti che il ‘gradiente di luce‘ dell’area mediterranea ha una forte interazione con la capacit di sintesi della vigna


GIACOMO TACHIS:Galileo Galilei, per me il primo enologo della storia, gi diceva che  il vino un composto di umore e di luce  [al tempo di Galileo, come in tutta l’antichit, molti sanno che l’ umoraveva un significato diverso dall’attuale, e, rifacendoci alla frase galileiana, ricordiamo del dantesco ‘il calor del sol che si fa vino, Giunto a lomor che de la vite cola’].


Al Sud  il suolo ha colori straordinari, basta vedere le tonalit vive dei gerani e l’armonia e i profumi delle bouganvilles e delle zagare…


DAVIDE PAOLINI:Lei per non ha mai preso in tanta considerazione il Cannonau sardo..


GIACOMO TACHIS:Il Cannonau stato sputtanato purtroppo! L’hanno sputtanato dandogli troppo da bere e l’hanno annacquato!


DAL PUBBLICO:Cosa ne pensa del nostro vanto siciliano, il vitigno Nerello Mescalese?


GIACOMO TACHIS:E’ un vino pallido, non ha colore, come il Canaiolo qua in Toscana, non un cattivo vino, ma capisco benissimo il suo orgoglio territoriale…


DAL PUBBLICO: E dell’ Aglianico e il Falerno?


GIACOMO TACHIS:Non me ne intendo molto di entrambi, li conosco meglio per la letteratura che ne stata fatta, erano grandi vini di una volta… parole, tante, ma pochi fatti…; l’Aglianico ricco di colore e sapore, pieno di antociani…


Visivamente stanco, vero, Giacomo Tachis nelle sue risposte, ma decisamente sincero e diretto e lucidissimo, dall’alto della sua esperienza e cultura. Niente mezzi toni, niente mezze misure. Un ‘vecchio del vino’ tutto d’un pezzo, testimone di gran parte di storia vitivinicola e storico-letteraria. Ci auguriamo davvero di incontrarlo di nuovo in pubblico, pi ‘frizzante’ e ‘meno invecchiato’ che mai.


I nostri pi sinceri auguri.


 


( Fonte chefdicucinamagazine )