DEGUSTAZIONI VINO

GLI UOMINI CHE HANNO FATTO GRANDE LA VITICOLTURA ITALIANA QUINTARELLI GIUSEPPE : LA LEGGENDA DELLA VALPOLICELLA

LA VISITA IN AZIENDA

 

Sono stato in visita alla Famiglia Quintarelli una settimana dopo che il Grande Giuseppe, per gli amici “ El Bepi “ ci aveva lasciato. La visita era concordata da tempo e la famiglia ha voluto mantenere fede all’ impegno preso, per questo La voglio ringraziare pubblicamente.

L”azienda si trova sulle prime colline di Negrar a circa 350 mt. slm, per arrivarci non basterà il navigatore, ma bisognerà chiedere a qualche passante. Il panorama che si gode da lassu’ è molto bello e direi caratteristico proprio della Valpolicella classica, vigneti frammisti ad uliveti e ciliegi, un’aria quasi d’altri tempi, una ruralità che si stava rischiando di perdere, ma grazie a persone come “ El Bepi “ si è riusciti a conservare.

 

Il primo aspetto che mi ha fatto capire in pochi istanti moltissime cose, è stato quando durante l’incontro/colloquio/visita e degustazione con il nipote Francesco appena ventottenne, mi ha detto che i vini il nonno li faceva, ed ancora oggi li fanno, affinare e maturare lentamente per otto anni in botti di legno di grandi dimensioni e bottiglia.

 

Siamo tutti consapevoli e consci che il 70/80 % della qualità del vino nasce in vigna, ma altrettanto consapevoli dobbiamo essere nel capire che questi GRANDI vini, ottenuti dall’appassimento di diverse varietà di uve, sono frutto di “ blend “.

Vini che necessitano di lunghi affinamenti e che potranno donare il meglio di loro stessi dopo 10 e piu’ anni, i risultati pratici durante le degustazioni che ho effettuato in cantina, ed il successo planetario di questi vini ne sono la dimostrazione piu’ lampante, ove ce ne fosse bisogno.

 

 

 

L’INTERVISTA

 

Sono insieme al nipote di Giuseppe Quintarelli, il sig. Francesco Grigoli, al quale rivolgo alcune domande per meglio capire chi è stato il GRANDE Vignaiolo Quintarelli, la leggenda della Valpolicella .

Francesco Grigoli nipote di Quintarelli- foto Winetaste-

 

DOMANDA

Avrei voluto conoscere personalmente il Sig. Quintarelli Giuseppe ma sono arrivato in ritardo, ho letto molto di lui e mi sembra di averlo conosciuto. Vorrei che fosse Lei a parlarmi di suo nonno, del vignaiolo e dell’uomo che è venuto a mancare solo poche settimana fa;

 

RISPOSTA

Grazie ancora per la sua visita e per queste domande.

Premetto intanto che rispondo con la mia famiglia perchè siamo tutti insieme a lavorare e continuare l’attività del nonno qui in azienda: la nonna Franca, mia madre Fiorenza, papà Giampaolo e mio fratello Lorenzo.

 

Si potrebbe dire molto sul nonno Giuseppe e tanto è stato detto e scritto come ricordava anche Lei, ci limitiamo a confermare che era un uomo molto buono, generoso, molto riservato e schivo e soprattutto appassionato del suo lavoro nel quale metteva tutto il suo tempo, impegno, attenzione e cuore.

 

 

 

 

 

 

DOMANDA

Lei che lo ha conosciuto da molto vicino in vigna ed in cantina, quali sono state le caratteristiche umane e tecniche che hanno fatto di suo nonno un mito con i suoi magnifici vini ?

 

RISPOSTA

Le idee di Giuseppe che ricordiamo molto bene, nel vigneto sono di lasciare solo che alcuni grappoli arrivassero a maturazione, rispettare molto la natura e i suoi tempi usando solo prodotti e materiali naturali per legare e far crescere le vigne, trattare l’uva e il vino con il massimo della cura e attenzione.

 

 

DOMANDA

Quando inizia la sua consacrazione , riconosciuta a livello internazionale, a numero uno della Valpolicella, come il mito dell’amarone ?

 

RISPOSTA

Circa negli anni 50 anni Giuseppe comincia ad affiancare il padre Silvio nella azienda di famiglia. Già Silvio produceva e vendeva il vino in America trasportato in piccole botti di rovere e in damigiane.

Da quell’inizio e piano piano Giuseppe aumentò sia la produzione che la qualità del vino e ci furono i primi riconoscimenti sia qui in Italia che all’estero.

 

 

 

 

DOMANDA

Ora lei ( insieme alla Sua famiglia ) ha raccolto il testimone. La sfida che ha davanti non è facile, dipende dai punti di vista; credo altresi’ che se Lei riuscirà a mettere nella continuazione del lavoro avviato dal nonno, la stessa passione e lo stesso pezzo di cuore, ci sarà una continuazione indolore e uguale alla strada maestra fin qui segnata ;

 

 

RISPOSTA

Ora il nonno non è più fisicamente tra noi ma sentiamo la sua presenza e il suo aiuto in quello che facciamo ricordando sempre i suoi insegnamenti.

La nostra intenzione è di mantenere quantità, qualità e tradizione rendendogli onore e continuando il suo lavoro.

 

 

Quintarelli Giuseppe detto El Bepi

 

 

DOMANDA

Ho conosciuto alcuni anni fa anche Romano Dal Forno, che ha riconosciuto in Quintarelli un padre putativo, colui che lo ha avviato sulla strada dell’eccellenza, che rapporto si era instaurato tra i due, vista anche la differenza di età ?

 

RISPOSTA

Con Romano dal Forno il nonno ha sempre mantenuto una buona amicizia e i primi tempi ha messo a disposizione le sue conoscenze e la sua passione nel campo del vino.

( questa è una grande dimostrazione concreta della generosità dell’uomo e del viticoltore, che non ha tenuto nascosto i suoi “ segreti “ ad un giovane che si stava avviando verso la stessa attività, diventando uno la leggenda e l’altro il mito della Valpolicella n.d.r. )

 

 

DOMANDA

 

 

Quali sono i personaggi piu’ famosi e conosciuti che sulla loro tavola hanno le vostre bottiglie di vino ?

 

RISPOSTA

Abbiamo ricevuto qui in cantina molte visite anche di personaggi famosi ma preferiamo non nominarli per mantenere la loro riservatezza.

 

 

Famiglia Quintarelli

 

 

 

 

LA STORIA DELL’AZIENDA

 

 

Azienda Agricola Giuseppe Quintarelli

Cerè di Negrar – Verona

 

Le notizie riguardanti l’origine dell’Azienda Agricola Giuseppe Quintarelli, così come da sempre si racconta in famiglia, risalgono all’inizio del secolo (XX) con Silvio Quintarelli, i suoi fratelli e la numerosissima famiglia (circa 25) il quale coltivava a mezzadria dei vigneti in località Figari ne comune di Marano di Valpolicella. Il vino prodotto era sicuramente di qualità dato che giunge notizia di esportazioni verso gli Stati Uniti, in barili da 50 litri, tramite il proprietario del fondo, l’allora reggente del comune di Marano di Valpolicella. Erano gli anni 1906-1907.

 

Dopo la prima guerra, nel 1924, Silvio Quintarelli si sposta a Negrar in località Cerè e acquista l’attuale azienda, continuando la sua attività assieme ai figli e alla moglie, producendo vino e superando tutte le avversità della seconda guerra mondiale.

 

Siamo agli inizi degli anni ’50 quando Giuseppe, il più giovane dei figli, subentra nella conduzione e continua la tradizione paterna nella vigna e in cantina.

 

Cambiano i tempi, si rinnovano e specializzano i vigneti, aumentano le botti e le vendite, ma, in buona sostanza, si può affermare che a tutt’oggi continua tutto come allora, nella più assoluta tradizione, assieme alla moglie, alle figlie e ai collaboratori, con quella particolare costante dedizione quotidiana tipica della campagna.

 

1955-1960 Sono anni fondamentali per la cantina. Il Recioto è il vino importante, quello che stabilisce la differenza qualitativa e di conseguenza l’entrata più cospicua. Le annate dove il vino risulta più secco sono considerate alla stregua di vere e proprie grandinate. Questo vino si prova a conservarlo e a diluirlo in piccole quantità nelle vinificazioni degli anni successivi nel tentativo di mitigare i danni.

 

Da questa sofferta operazione nasce una precisa esperienza che è basilare per gli anni a venire perché si percepisce immediatamente che il “metodo” porta comunque ad un miglioramento del prodotto.

 

Il vino più secco lentamente, trova consensi anche commerciali e Giuseppe scopre estimatori importanti come il prof. De Rosa di Conegliano Veneto, Serafini Angelo di Treviso, Isi Benini della rivista Il Vino, Giovanni Vicentini, Giobatta Bidoli, l’avv. Dalligna, Marco Trimani di Roma, Giorgio Gioco e Angelo Betti a Verona che lo sostengono e lo stimolano ed escono così i suoi “Amaroni”. Di quel periodo restano impresse nella memoria le parole di Mario Soldati, Hemingway, e Luigi Veronelli: strenuo difensore dei piccoli produttori come Giuseppe si considera.

 

Anni ’70 – Luigi Iacucci a New York diffonde l’Amarone assieme a tanti altri vini italiani e successivamente continua Robert Chadderdon che avrà un ruolo rilevante nello sviluppo dell’azienda.

 

Anni ’80 – Arrotondamento della proprietà con l’acquisto di nuovi vigneti e individuazione di piccole partite d’uva selezionate scrupolosamente nei migliori terreni della Valpolicella. Questo consente di ottimizzare la produzione, alleviare i danni nelle annate peggiori, equilibrare le inevitabili carenze dei vigneti esistenti e di apportare quelle possibili variazioni qualitative nella costruzione di un vino assolutamente naturale. Infatti, dal 1985, vengono usate regolarmente, in piccole quantità come permesso dal Disciplinare, varietà d’uva come il Nebbiolo, la Croatina, il Sangiovese e il Cabernet Sauvignon con risultati eccellenti.

 

1982 – Alzero – un capitolo a parte.

 

L’idea di Robert Chadderdon a conoscenza della presenza costante del “cabernet” nella produzione di vini importanti, a lui ben noti, essendo estimatore, importatore e produttore dei migliori vini francesi, trova pronto Giuseppe Quintarelli a tentare la prova con questo vitigno con la sua consueta passionalità, in considerazione anche di due fattori:

 

– la presenza in azienda di vecchi vitigni di questa varietà;

 

– la consapevolezza dell’esperienza aziendale nell’appassimento delle uve, peculiarità specifica di tutta la Valpolicella.

 

Nasce quindi (anno 1983) l’Alzero con un percorso molto chiaro, senza intoppi, quasi per magia.

 

Vino prodotto dall’appassimento di uve Cabernet Franc e Sauvignon : 4 anni in barriques di legno francese, trentasei mesi in botte più grande di rovere, affinamento in bottiglia il più lungo possibile.

 

Il vino conferma in pieno le aspettative e le attese, anche perché usufruisce di innegabili facilitazioni dovute alla precoce maturazione di queste uve che favorisce un appassimento ideale in tempi brevissimi. Tutto questo si traduce anche in una grande regolarità produttiva con la presenz costante di tutte le annate. I legni francesi, ben consigliati, fanno regolarmente il loro dovere e questo ritorno in botte più grande riporta il vino nella migliore tradizione della cantina.

 

Per Giuseppe Quintarelli è il presente e il futuro e l’inevitabile evoluzione continua attraverso il solito metodo che prevede l’apporto prudente di altre varietà d’uva quali il Merlot, il Sangiovese e la vecchia Pelara.

 

1998 – la rivista Vintages presenta i Futures. Dopo i settantadue 1997 Bordeaux Futures, in pratica tutta l’aristocrazia francese, c’è un’ultima paginetta in cui viene presentato il : Quintarelli Amarone 1995 Future Offer barrel tasting note: ruby purple colour, rich aroma of plums and raisin that leads to even more complex flavours, add a little dark chocolate, blackberry and elderberry to the plums and raisins.

So full and velvety on the palate that you do not notice the alcohol. Closes with a little bitter twist on the finish. Long future ahead for this wine.

 

È un riconoscimento per l’Amarone e per tutta la Valpolicella.

 

1999 – Gli assaggi di quello che dovrà diventare l’Amarone 1994 non convincono pienamente Giuseppe Quintarelli, secondo il quale l’Amarone deve uscire solo nelle annate in cui il vino esprime il massimo della qualità come struttura, eleganza ed equilibrio. In sostanza solamente negli anni in cui l’andamento climatico delle stagioni ha contribuito ad una eccellente maturazione dei grappoli è possibile produrre l’Amarone.

 

Nasce così una nuova etichetta, chiamata “Rosso del Bepi”, che identifica un vino con proprie caratteristiche soggetto comunque ad un lungo affinamento. In quell’anno, e nelle successive annate 1996 , 1999 e 2002 non si produce l’Amarone.

 

Due caratteristiche associano i vini prodotti dall’azienda:

– una naturale predisposizione al lunghissimo affinamento: ben oltre vent’anni;

 – una incredibile vitalità, vivacità ed evoluzione del vino per un lunghissimo periodo di tempo a bottiglia aperta.

 Certamente il rispetto delle condizioni climatiche e ambientali è importante.

Ad una possibile domanda su come si deve fare per ottenere un buon vino, una possibile risposta di Giuseppe Quintarelli potrebbe essere questa:

“ la terra giusta è indispensabile come i giusti vitigni, le rese appropriate, le giuste mani, una grande passione e un’infinita pazienza nel saper aspettare le diverse fasi di maturazione.

 

 

 

 

 

 

 

LE DEGUSTAZIONI IN CANTINA

degustazione in cantina- foto Winetaste-

Valpolicella 2003 Classico Superiore

 

Scheda tecnica

 

Valpolicella Classico Superiore DOC

Uvaggio: 55% Corvina e Corvinone, 30% Rondinella, 15%

Cabernet, Nebbiolo, Croatina e Sangiovese.

Data della vendemmia: da metà settembre

Resa per ettaro (uva): 80 q. circa di cui si seleziona il 15% –

30% per produrre Recioto, Amarone o Rosso del Bepi

Colore: rosso rubino di media intensità con riflessi granati

Al naso: spezia con sentori di amarena e goudron

In bocca: austero di impostazione tradizione e di buon equilibrio.

Sapore amarognolo, asciutto

Le uve vengono raccolte in cassette di legno e subito portate in

cantina per la pigiatura. Dopo tre o quattro giorni circa di macerazione inizia la fermentazione alcolica che avviene ad opera di lieviti indigeni e dura circa sette – otto giorni.

Al termine si svina e, dopo due o tre travasi, il Valpolicella viene fatto riposare fino ad aprile, momento del ripasso. La tecnica del ripasso dona al vino maggior complessità, colore e struttura. Alla fine di aprile, quando si svina l’Amarone, alle vinacce viene unito il Valpolicella. A questo punto parte, sempre spontaneamente, una seconda fermentazione alcolica al termine della quale si svina. Il prodotto ottenuto viene messo in botti medio-grandi di rovere di Slavonia, dove rimane per sei anni circa a completamento della sua maturazione.

 

NOTE DI DEGUSTAZIONE di Roberto Gatti

Le uve che concorrono a produrre non vengono fatte appassire tutte, ma solo un 50% : quindi due mesi di appassimento per il 50% e l’altro 50% delle uve fresche :

colore rosso rubino scuro; naso intenso ed impeccabile, elegante ; la bocca è potente, tannini vivi ma fini.

Da classificare Ottimo

 

 

 

 

 

Rosso del Bepi 2002

Scheda tecnica

Rosso del Bepi IGT

Uvaggio: 55% Corvina e Corvinone, 30% Rondinella, 15%

Cabernet, Nebbiolo, Croatina e Sangiovese.

Data della vendemmia: da metà settembre

Resa per ettaro (uva): 80 q. circa di cui si seleziona il 15% – 30%

per produrre Recioto, Amarone o Rosso del Bepi

Colore: rosso granato

Al naso: aroma intenso con sentori di amarena,liquirizia

con retrogusto di ciliegia.

In bocca: potente, caldo, armonico e di lunga durata, speziato,

con sentori di tabacco e goudron

Solo in annate buone o eccezionali viene prodotto l’Amarone. Nelle annate ritenute di media qualità l’amarone viene declassato e imbottigliato come Rosso del Bepi.

Le uve, selezionate con cura al momento della vendemmia, vengono portate nel fruttaio e subito messe a riposo in cassette di legno e sui graticci. E’ importante disporre in modo adeguato le uve a riposo perché l’appassimento possa avvenire al meglio e in modo completamente naturale. I primi segnali di muffa nobile compaiono a fine novembre – inizio dicembre e si sviluppano maggiormente nel mese di gennaio. Verso la fine di gennaio si pigiano le uve e, dopo circa 20 giorni di macerazione, inizia la fermentazione alcolica ad

opera dei lieviti indigeni. La fermentazione avviene molto lentamente e dura circa 45 giorni. Dopo di ché si svina e il vino viene messo in botti di rovere di Slavonia medio-piccole, dove effettua la propria maturazione per sette anni. Durante questo periodo avvengono altre fermentazioni alcoliche che permettono di ottenere un vino secco di straordinaria struttura e complessità.

 

Note di Degustazione di Roberto Gatti

 

degustazione in azienda Quintarelli-foto Winetaste-

 

Il rosso “ del Bepi “ viene prodotto nelle annate in cui non viene prodotto l’Amarone che sono state :

1994-1996-1999-2002

Questo vino veniva chiamato dal Quintarelli “ Amarone piccolo “, perchè le uve ed il procedimento sono gli stessi :

rosso rubino scuro; naso intenso, integro ed ampio ; in bocca i tannini sono “ setosi “, morbidi, un vino che ci riporta subito alla zona di origine, ovvero la Valpolicella, un vino “ tipico e molto lungo.

Da classificare Eccellente

 

 

 

 

 

AMARONE 2000

 

Scheda tecnica

 

Amarone della Valpolicella Classico DOC

Uvaggio: 55% Corvina e Corvinone, 30% Rondinella, 15% Cabernet, Nebbiolo, Croatina e Sangiovese.

Data della vendemmia: da metà settembre

Resa per ettaro (uva): 80 q. circa di cui si seleziona il 15% – 30%

per produrre Recioto, Amarone o Rosso del Bepi

Colore: rosso granato piuttosto carico

Al naso: dall’aroma intenso, dal delicato profumo di mandorle amare con retrogusto di ciliegia.

In bocca: potente, caldo armonico, di lunga durata, speziato, goudron

Le uve, selezionate con cura al momento della vendemmia, vengono portate nel fruttaio e subito messe a riposo in cassette di legno e sui graticci. E’ importante disporre in modo adeguato le uve a riposo perché l’appassimento possa avvenire al meglio e in modo completamente naturale. I primi segnali di muffa nobile compaiono a fine novembre – inizio dicembre e si sviluppano maggiormente nel mese di gennaio. Verso la fine di gennaio si pigiano le uve e, dopo circa 20 giorni di macerazione, inizia la fermentazione alcolica ad

opera dei lieviti indigeni. La fermentazione avviene molto lentamente e dura circa 45 giorni. Dopo di ché si svina e il futuro Amarone viene messo in botti di rovere di Slavonia medio-piccole, dove effettua la propria maturazione per sette anni. Durante questo periodo avvengono altre fermentazioni alcoliche che permettono di ottenere un vino secco di straordinaria struttura e complessità.

 

Note di Degustazione di Roberto Gatti

 

degustazione in azienda-foto Winetaste-

 

Vino potente ed elegante allo stesso tempo : credo che la grandezza dei vini di Quintarelli sia racchiusa in questi due termini, oltre ad essere accomunati da un filo sensoriale comune, praticamente ho riscontrato “ lo stile “ Quintarelli in ogni assaggio di vini che ho effettuato, un unico comune denominatore che è il legame al territorio, la “ tipicità “ il VERO amarone “ di una volta “.

Rosso rubino, in tonalità ancora pimpante, senza alcun segno di cedimento sull’unghia ; naso intenso, complesso, da stare minuti ad odorarlo, note di ciliegia sottospirito ; in bocca è ELEGANTE E POTENTE ALLO STESSO TEMPO , un vino vero, figlio della terra e del lungo riposo in cantina, e non costruito.

Da classificare Eccellente ( 94/100 )

 

 

 

 

AMARONE 2003

 

Anche qui vale lo stesso discorso, un filo denominatore comune unisce questi vini in un “ marchio “ di famiglia, proprio come fratelli dello stesso padre e della stessa madre che sono uniti dal legame di sangue :

rosso rubino; al naso è molto intenso, complesso e gratificante; in bocca ha un ingresso sontuoso con tannini fini, è potente, lungo, un vero capolavoro uscito dalla terra, dal lungo affinamento e dal cuore di questo Grande Vignaiuolo. Credo che in ogni bottiglia ci sia l’anima del “ Bepi “.

FINEZZA, POTENZA, ELEGANZA questi sono i vini di Giuseppe Quintarelli, da classificare Eccellente ( 95/100 )

 

 

RECIOTO 1997

Scheda Tecnica

 

Recioto della Valpolicella Classico DOC

Uvaggio: 55% Corvina e Corvinone, 30% Rondinella, 15% Cabernet, Nebbiolo, Croatina e Sangiovese.

Data della vendemmia: da metà settembre

Resa per ettaro (uva): 80 q. circa di cui si seleziona il 15% – 30% per produrre Recioto e Amarone.

Colore: rosso granato intenso con riflessi violacei

Al naso: profumo di amarena, ciliegie e confettura

In bocca: dolce, leggermente speziato con buona struttura tannica persistente, dal sapore pieno, vellutato, caldo, delicato.

Le uve vengono attentamente selezionate su determinate fasce di terreno che solo in certe annate sono adatte a produrre questo vino.

Il Recioto infatti dopo le diverse fermentazioni alcoliche, deve mantenere spontaneamente un notevole residuo zuccherino.

L’appassimento avviene come per l’Amarone e viene utilizzata la stessa tecnica di vinificazione, mentre l’affinamento, sempre in botti medio piccole di rovere di Slavonia, dura cinque o sei anni.

 

Note di degustazione

 

Il recioto non viene prodotto tutti gli anni ma solamente “ quando merita “ :

questo vino ha un residuo zuccherino intorno i 110 gr./l. Ma non è assolutamente “ stucchevole, anzi, un sorso invita al successivo, perchè l’acidità è ben calibrata, molto gradevole e gratificante in linea con i fratelli “ maggiori “, lungo nl finale.

Eccellente ( 93/100 )

 

 

NOTE CONCLUSIVE

 

Una esperienza gratificante per ogni appassionato di vino quale mi ritengo ancora dopo tanti anni, unico mio “ rammarico “ quello di non avere conosciuto personalmente il Grande Vignaiuolo, ma tramite le parole della figlia Fiorenza e del nipote Francesco è come se Lui fosse stato insieme a noi, il vino racchiudeva la Sua anima e la Sua vita, dentro quelle bottiglie è racchiusa la passione, dedizione, caparbietà, e la bontà di questo uomo. Un uomo generoso che non lesinava consigli anche in merito alla produzione del vino a chi gli si accostava, e quando qualcuno gli chiedeva:

“ ma Bepi non sei geloso ? “, lui rispondeva cosi’ : “ Io sono geloso solo di mia moglie, credo che nel mondo ci sia spazio per tutti e che ognuno possa fare bene “.

Filosofia di vita e di pensiero che solo i GRANDI possono vantare, Giuseppe Quintarelli da Negrar aveva tutte queste prerogative, non ultima quella di avere fatto conoscere l’ Amarone nel mondo, di avere fatto da apripista per la Valpolicella enologica, e se oggi tanto successo stanno godendo tutti i produttori delle vallate attigue credo che molto sia dovuto al Bepi.

Di questo ne siamo tutti consapevoli, ad iniziare dal Presidente e V. Presidente del Consorzio, quando durante l’ Anteprima di fine gennaio hanno comunicato ai presenti di volere intitolare la sala di degustazione della nuova sede consortile a questo Grande viticoltore della Valpolicella.

Grazie alla famiglia Quintarelli ed a Giuseppe per questo coinvolgimento emotivo e sensoriale.

Roberto Gatti

14 febbraio 2012

 

P.S. ) Ho inviato, per conoscenza, copia del presente articolo a Romano Dal Forno, il quale cosi’ mi ha risposto :

 

” Caro Roberto,

Ti ringrazio molto per avermi messo a conoscenza della Tua intervista sulla
famiglia Quintarelli, ma ancor più per aver reso ancora una volta omaggio a
questo grande uomo che con la sua vita  fatta di riservatezza e di umile
lavoro ha reso grande tutta la Valpolicella.
Un grazie di cuore da parte mia,

Romano Dal Forno “

 

 

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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