Il Tar rigetta il ricorso presentato da nove imprese non emiliane. Dalla vendemmia all’imbottigliamento, ogni operazione deve essere fatta in loco
REGGIO EMILIA. Le aziende vitivinicole del territorio del Lambrusco che hanno investito in tecnologia per la frizzantatura possono tirare un sospiro di sollievo. La titolarità della produzione del Lambrusco resta su territorio di produzione e questo grazie al Consiglio di Stato che nei giorni scorsi ha rigettato in via definitiva il ricorso al Tar del Lazio presentato da parte di 9 imprese vitivinicole con stabilimenti al di fuori del territorio emiliano e che evidentemente avrebbero voluto poter cavalcare assieme ai titolari della produzione il business del Lambrusco.
Con questa sentenza sta di fatto che la proposta di modifica del disciplinare di produzione dei vini Igp Emilia presentata dal Consorzio di Tutela con il pieno appoggio dei viticoltori, delle cantine cooperative e delle imprese di imbottigliamento, unite e determinate nell’azione di valorizzazione del potenziale produttivo vitivinicolo del territorio non si tocca.
Con l’attesa sentenza del 23 luglio, viene definitivamente chiusa una lunga serie di ricorsi che nonostante sembrassero illegittimi fin dalla loro origine in qualche modo minavano quel progetto di tutela e valorizzazione del Lambrusco che, anche a fronte di investimenti importanti, diverse cantine avevano fatto investimenti milionari allo scopo, già cominciava a produrre risultati interessanti. «Nella sentenza viene ribadito – viene precisato dal consorzio di tutela del vini dell’Emilia presieduto dal reggiano Davide Frasari – che la vinificazione dei vini Igp Emilia deve avvenire esclusivamente nella zona di produzione e nelle zone limitrofe indicate nel disciplinare di produzione e che con il termine “produzione” si intendono “tutte le operazioni eseguite, dalla vendemmia dell’uva fino al completamento del processo di elaborazione”. E’ in questo modo confermato che in questo momento vige il Decreto Ministeriale 31 luglio 2013 che consente l’etichettatura dei vini Igp Emilia in quanto conforme alla disciplina dell’Unione Europea».
«Siamo di fronte – sottolinea Frascari – ad un risultato di straordinaria importanza per i nostri viticoltori, cantine sociali e imbottigliatori emiliani, che oggi vedono coronato il comune impegno per assicurare ai nostri territori la possibilità di generare nuova ricchezza e lavoro, strettamente legati agli investimenti che questi stessi soggetti metteranno in atto per portare a compimento quei processi di lavorazione che, dovranno essere svolti unicamente nel nostro territorio. Il rispetto dei protocolli e delle regole che ci si è voluto dare ovvero del patto tra viticoltori, cantine di trasformazione e di imbottigliamento, consumatori, non è solo una questione di onore ma piuttosto un vincolo strategico per affermare i Vini a Denominazione di Origine Igp Emilia sui mercati nazionali ed esteri».
«L’imbottigliamento di questi vini è invece consentito nei paesi dell’area comunitaria – puntualizza Frasari – e non potrebbe essere altrimenti, al contrario di quanto qualcuno vorrebbe, per il rispetto dei regolamenti comunitari ai quali non possiamo sottrarci». «Di fatto – chiarisce il presidente del Consorzio tutela vini dell’Emilia e dei Vini Reggiani – dovremo al più presto essere in grado di garantire che ad ogni litro di Lambrusco venduto corrisponda un litro di Lambrusco acquistato».
( Fonte http://gazzettadireggio.gelocal.it/ )