Ma per gli 007 della finanza gli ‘chateau’ servono a riciclare denaro sporco
La Francia e’ ormai ( direi da 20 anni ndr ) il primo esportatore europeo verso la Cina con 140 milioni di litri di vino venduti nel 2012.
E se l’invasione di rubli e yuan fra le colline del Bordeaux, nelle vigne da cui nasce uno dei vini piu’ celebri al mondo, servisse anche a riciclare denaro sporco? E’ la crescente preoccupazione del governo francese dopo le massicce acquisizioni di vigneti locali da parte di imprenditori privati russi e cinesi. Secondo il rapporto annuale del Tracfin, la cellula del Ministero dell’Economia che si occupa di dare la caccia a riciclaggio di capitali, finanziamento del terrorismo e frode fiscale, nel 2012 c’e’ stata “una maggiore vulnerabilita’ delle imprese in difficolta’ alle pratiche fraudolente e al rischio d’ingerenza di capitali criminali” in particolare nel settore vinicolo.
La polizia finanziaria sospetta che le operazioni facciano parte di schemi di riciclaggio. Un allarme che finora non sembra riguardare i vigneti italiani. Le segnalazioni che sono state vagliate dagli 007 delle Finanze francesi in questo settore finora dominato da gruppi familiari francesi menzionano investitori russi, ucraini oltre alla new entry dei cinesi. Tracfin non ha reso nota l’identita’ dei traffici sospetti ne’ ha voluto commentare l’ipotesi di procedure giudiziarie in corso. ”Le indagini – si legge nel rapporto – hanno evidenziato l’utilizzazione di architetture giuridiche complesse di societa’ con sede in paradisi con una fiscalita’ agevolata”.
La Francia e’ ormai ( direi da 2o anni ndr ) il primo esportatore europeo verso la Cina con 140 milioni di litri di vino venduti nel 2012. Negli ultimi anni una quarantina di ‘vignobles’ di Bordeaux e Bourgogne in crisi sono passati nelle mani di facoltosi investitori cinesi, consentendo cosi’ la prosecuzione della coltivazione delle vigne e la produzione di vino. Pioniere di questa tendenza era stato, nel 1997, il finanziere di Hong Kong Peter Kowk, che si fece un regalo quanto mai prezioso: lo Chateau Haut-Brisson, nell’area di produzione del Saint-Emilion. Negli ultimi anni Duemila, lo hanno imitato tra gli altri il conglomerato Longhai, basato a Qingdao, che ha comprato il Chateau Latour-Laguens nel 2008, un’altra holding di Hong Kong, A&A International, nel 2009, e un anonimo miliardario di Dalian, porto della Cina nordorientale sul Mar Giallo, nel 2010. Nel 2011 un imprenditore del lusso di Nanchino, nel sud-est della Cina, Richard Shen Dongjun, ha acquistato una proprieta’ nella Francia settentrionale con un vigneto del Medoc mentre per otto milioni di euro un Paperone di Macao si e’ assicurato lo chateau di Gevrey-Chambertin, storica proprieta’ della famiglia Masson dal 1858.
( Fonte www.italiachiamaitalia.it )
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