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Esco a cena e mi porto da mangiare

In America e Australia il “Bring your own” (portarsi cibo e vino) è ormai una moda, ma anche in Italia sono sempre di più i ristoranti dove si va per stare insieme. E si paga il coperto. Ecco come e dove

 

In inglese si dice BYO – Bring Your Own – ossia portarsi il proprio (cibo o vino da casa) quando si esce a cena, al ristorante o a casa di amici. Una schiscetta (il “pranzo al sacco) legalizzata, non solo in ufficio o per un picnic, ma nei luoghi classici della ristorazione. Ecco come funziona (sotto). Per i migliori indirizzi SFOGLIA LA GALLERY.

 

La tassa del coperto

Facciamo un passo indietro. In Italia vige la controversa pratica del Coperto, che è solo il retaggio sopravvissuto di quando nelle osterie ci si poteva sedere e mangiare le proprie cose. Ai tempi del Medioevo infatti le taverne offrivano da mangiare, solo da bere, o anche solo l’alloggio e un tavolo a cui sedersi. In cambio, si pagava un coperto per piatto, bicchiere, pane e disturbo. Oggi si potrebbe definirla una “tassa” come viene effettivamente chiamata nei paesi anglosassoni. Il corkage fee è infatti il contributo chiesto da ristoratore quando è l’ospite a portarsi la bottiglia di vino, un “diritto di tappo” per la sua aperture e l’uso dei bicchieri, del decanter o del refrigeratore. Se in Italia il coperto è prassi del 99% dei ristoranti, all’estero il corkage fee viene applicato solo nei (molti) locali in cui portarsi il proprio vino è una consuetudine. In Inghilterra o negli States il vino è caro, molto caro, o la carta dei vini e troppo limitata per il palato di un estimatore, e quindi per motivi economici o di gusto, si preferisce fare da soli.

 

 

Bring your own bottle

BYO, Bring Your Own (“porta il tuo”) è una consuetudine nazionale in Australia, al ristorante o persino quando si va a casa d’altri. Dagli anni Sessanta è ampiamente diffuso in tutto il Paese e non ci si deve stupire di essere invitati ad un BBQ a casa di qualcuno, ma BYO bottle o persino BYO meat. Ci si porta da bere e pure la carne da cuocere sulla griglia – più che altro da condividere in una sorta di spesa collettiva.

 

L’idea si è diffusa in Canada, attorno agli anni Ottanta, soprattutto nei ristoranti che a fronte di una scarsa offerta di sole birre preferivano non chiudere la porta a clienti più esigenti. Per molti ristoranti la scelta BYO significa infatti limitare le spese di gestione legate alla licenza di vendita per gli alcoolici o anche solo alle spese immani di avere una cantina all’altezza della situazione.

 

Soluzione per veri gourmand

Nel Regno Unito la cosa è sempre stata appannaggio proprio dei posti più popolari, ma nell’era post-crisi globale hanno cominciato anche i ristoranti stellati della City, con cantine di vero prestigio. Il costo e il ricarico delle bottiglie al ristorante stava cominciando a tenere alla larga la clientela e oggi una lunga lista di ristoranti è corsa ai ripari. Anche negli States la moda si è diffusa a partire da un’esigenza “pratica” ma ha trovato grandi estimatori anche fra chi non ha certo bisogno di guardare lo scontrino. Persino Madonna è stata pizzicata nel bel mezzo di un ristorante dell’Upper East Side a tirar fuori dalla borsa bottiglia e tanto di calici adatti!

 

Mi porto da mangiare da casa

Dal BYOB al ritorno anche del BYOF (Bring Your Own Food) il passo è stato breve e le formule per conciliare vita sociale ed economia hanno cominciato a diffondersi più che velocemente. Negli States il New York Times ha sentenziato il trend dei BYOF e dei ristoranti che mettono a disposizione tavoli, bar ben forniti, ma persino griglie e cucine dove prepararsi il proprio cibo da soli o assistiti dal personale. Fioriscono birrerie artigianali che puntano tutto sulla qualità del proprio prodotto, preparano qualche piatto da fast-food ma non fanno di questo il punto di forza del proprio business, lasciando agli ospiti di portarsi da mangiare – massimizzando così la spesa in bevande.

 

In tutto il mondo cucinare è diventato qualcosa di cui vantarsi, da mostrare e da condividere. In Italia, la tradizione medioevale del coperto sembra non aver lasciato traccia e i ristoranti che consentono di portarsi il vino da casa sono ancora pochi. Anche se in aumento, come le iniziative di BYOF. La schiscetta è stata eletta oramai “la pausa pranzo degli italiani” anche in vacanza e nei rifugi alpini, da anni convertiti a trattorie vista monti, e che questa estate hanno segnato il ritorno dei panini al sacco, ormai scomparsi da anni dagli zaini degli ospiti. “Stare a casa” non potrà essere una soluzione a lungo termine per una crisi che è già diventata nuovo stile di vita.

 

( Fonte www.vanityfair.it )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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Roberto Gatti

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