CAGLIARI. Ora non sono più anonimi ma hanno nome, «certificato di residenza» e destinazione d’uso: 21 nuovi vitigni autoctoni della Sardegna sono stati inseriti nel registro nazionale e un’altra decina è in fase di approvazione. A brevissimo potranno essere imbottigliati e fatti conoscere al mondo.
Ventuno gioiellini dell’enologia sarda, un ‘unicum’, salvati dall’oblio grazie a Gianni Lovicu, responsabile del settore vitivinicolo dell’Agris. I vitigni sardi iscritti nel registro nazionale ora grazie al progetto Akinas raddoppiano e passano da 20 a oltre 40. Sono 15 da vino, sei varietà di uva nera Fiudedda, Gregu nieddu, Medrulinu, Nera del ponte, Niedda Carta, Saluda e passa, nove bianche: Alvarega, Argu Mannu, Codronisca, Crannaccia Arussa, Cuccuau, Licronaxu, Mara bianca, Selezione Vedele, Bianca remungia. Poi le sei da uve da tavola, tre a buccia rossa: Axina de tres bias, Apesorgia nera, Axina furistera e 2 bianca: Galoppu e Gabriella una a buccia rossa, Tittiacca rosa.
Ad eccezione di Axina de tres bias e Galoppu, tutti gli altri vitigni da vino e da tavola, sono degli «unicum» presenti soltanto in Sardegna e in tre casi – Alvarega, Niedda Carta e Licronaxu – presenti sporadicamente in Corsica.
Nel 2000 Lovicu ha dato il via alla ricerca per valorizzare questo ricco patrimonio di biodiversità che ha pochi eguali al mondo. Tanta passione, competenza, altrettante difficoltà e poche risorse. Nel 2013 poi, sempre su sua iniziativa è partito il progetto di ricerca sfociato poi in ‘Akinas’ finanziato dalla Regione. I risultati sono stati raccolti in un prezioso omonimo volume da lui curato edito da Poliedro.
«20 anni di impegno, studi, ricerche hanno portato a questo risultato straordinario anche in termini numerici e testimoniano tanta biodiversità – sottolinea Gianni Lovicu – è un primo passo importante, tanto c’è ancora da fare da scoprire da valorizzare, come Agris negli anni abbiamo analizzato 500 ecotipi tradizionali. Una trentina sono pronti per essere utilizzati dalla filiera vitivinicola. La Sardegna è una miniera di biodiversità viticola».
Il pensiero di Lovicu va a Tattanu Pira, dorgalese, compianto amministratore della cantina sociale di Dorgali. «Un uomo molto evoluto e dalle grandi visioni. Ha sempre creduto nelle potenzialità dei vini legati al territorio ed è stato fonte di ispirazione per l’avvio di queste ricerche».
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