L’AREA DEL MEDITERRANEO È SOGGETTA AGLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SUL VINO: VEDIAMO COME POTREBBE EVOLVERSI LA VITICOLTURA NEI PROSSIMI ANNI
L’estate che stiamo vivendo è fra le più calde degli ultimi 20 anni. Il fenomeno del riscaldamento globale sta influenzando il nostro clima in modo netto e, secondo i dati dell’ISPRA, la crescita della temperatura nel nostro Paese è maggiore rispetto alla media mondiale. Parliamo di 1,35 gradi che potrebbe sembrare poca cosa ma, al contrario, è un dato molto preoccupante, soprattutto se consideriamo che il trend è in crescita costante. Non è un caso se, a seguito della Conferenza sul clima di Parigi del 2015, gli Stati partecipanti si siano accordati per cercare di contenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi. Come per gli altri prodotti agricoli, anche gli effetti dei cambiamenti climatici sul vino sono molto allarmanti.
Effetti dei cambiamenti climatici sul vino secondo una ricerca della University of Thessaly
Andreas Flouris, fisiologo della University of Thessaly ha realizzato uno studio sulle conseguenze del riscaldamento globale sul vino, prendendo in considerazione i principali produttori dell’area mediterranea, fra cui Italia, Francia e Grecia. La ricerca, condotta empiricamente sull’isola di Cipro, considera possibili scenari futuri che in parte sono già in atto oggi. Gli effetti dei cambiamenti climatici sul vino non riguardano solo le piante in sé ma anche le modalità in cui l’uomo svolgerà il lavoro agricolo. Da un lato la produzione calerà notevolmente per via soprattutto della siccità. Dall’altro, il lavoro fra i filari diventerà proibitivo, soprattutto nelle fasce orarie più calde. Flouris ha calcolato che con una temperatura di 27 gradi gli operai necessitano di molte meno pause rispetto a quando ce ne sono 36. Quindi, quando il caldo è maggiore, la loro produttività cala, fenomeno che alla lunga può portare a una crescita del prezzo del prodotto finale.
Vendemmia 2017: il punto della situazione
In questi giorni stiamo avendo un assaggio di tali problematiche. Calore e siccità, infatti, stanno affrettando la maturazione dei grappoli costringendo le aziende ad anticipare la vendemmia. In media parliamo di 10 giorni, con punte di 2 settimane per i produttori maggiormente colpiti. Una più elevata concentrazione di zuccheri negli acini farà sì che i vini saranno più alcolici ma la produzione sarà inferiore per la mancanza di acqua. La qualità aumenta ma la quantità cala. Secondo le stime di Confagricoltura, la produzione potrebbe diminuire fino al 30% nei casi più gravi. Questa situazione produce, comunque, alcune conseguenze positive sulle vite. L’aumento della qualità del prodotto finale è la prima ma non l’unica: infatti, le temperature elevate impediscono il diffondersi di alcuni funghi e malattie della pianta.
Conseguenze sul lungo periodo del riscaldamento globale per i vigneti
La ricerca di Flouris immagina gli scenari della viticoltura fra 30 anni. Nel 2050, infatti, gli effetti dei cambiamenti climatici sul vino potrebbero essere devastanti, spingendoci a rivedere e correggere le regole base impiegate finora. In Italia, alcuni vitigni potrebbero soffrire molto, soprattutto al sud. Parliamo in particolare di merlot e cabernet che non sono autoctoni come, ad esempio, aglianico o negroamaro. I primi non troverebbero più terreno fertile per crescere ma anche i secondi inizierebbero a stentare. Per questo i produttori potrebbero essere spinti a spostare i vitigni in zone più adatte alla loro crescita. I vini del nord potrebbero diventare alcolici come quelli del sud mentre il meridione potrebbe diventare inospitale per la viticoltura.
La viticoltura del futuro in Paesi dalla scarsa tradizione enologica
Se nell’area del Mediterraneo, la situazione che si prospetta non sembra affatto incoraggiante, le cose cambiano se pensiamo ad altri Paesi europei. Prendiamo il Regno Unito, dove le temperature durante la vendemmia sono aumentate negli ultimi anni di 2 gradi, passando da 12 a 14. Se nel nostro caso l’incremento di calore è dannoso, qui è benefico. Nella regione costiera del Sussex, ad esempio, i terreni coltivati a vigneti sono aumentati di recente di circa il 150%. Se questi “nuovi” viticoltori affineranno la tecnica con l’esperienza, potrebbero prendere il posto dei principali produttori attuali in un futuro non troppo lontano.
Agricoltura e tecnologia: uno strumento per limitare i danni
Vi abbiamo parlato spesso di come la tecnologia può aiutare l’agricoltura. Parliamo di strumenti che posti nei campi o fra i filari rilevano le condizioni dell’ambiente circostante e analizzano lo scenario ambientale delle piante. Aggiornati in tempo reale grazie a informazioni provenienti dal web, tali strumenti possono elaborare soluzioni personalizzate per le colture e metterle in atto in automatico. In Italia, l’uso di tali tecnologie non è ancora molto diffuso ma alcune aziende sono un passo avanti alle altre. Ad esempio, nel Chianti, gli immensi vigneti dei Marchesi Antinori vengono controllati dall’alto da droni con videocamere a infrarossi che mostrano lo stato di salute dei grappoli. A terra, poi, macchine automatizzate ricevono le informazioni dei droni e intervengono concimando o irrigando le piante più sofferenti.
( Fonte Green )