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Doux d’Henry: al re di Francia piaceva dolce

Il vino Pinerolese DOC, da poco riscoperto, deve il suo nome a Enrico IV. Ma oggi lo si beve meno zuccherino, nella sua versione rosé

 

 

C’era una volta un re, ma non un re da favola, uno vero, con tanto di regno e di corona: Enrico IV di Francia, passato alla storia per la famosa frase “Parigi val bene una messa”.

 

In certe zone del Piemonte, in particolare nel Pinerolese pedemontano, che racchiude i primi pendii alpini attorno a Pinerolo, e un po’ più a nord, nelle Valli Chisone e Germanasca, si ricordano ancora bene di lui. Ogni volta che bevono un vino. Qui era venuto di persona nei primi anni del XVII secolo. Complicate ragioni di Stato lo avevano infatti spinto al di là delle Alpi per incontrare il duca Carlo Emanuele I di Savoia, suo “vicino di casa” e, di conseguenza, suo eterno amico-nemico. Statista di calibro e personalità complessa, il sovrano francese finì poi i suoi giorni brutalmente assassinato proprio poco dopo il suo ritorno a Parigi. Oltre che un re, Enrico IV era anche un uomo di mondo, brillante conversatore e sempre pronto a non disdegnare, quando possibile, i piaceri della vita. Sarà dunque soltanto una leggenda, ma certo non si allontana troppo dal vero, quella che racconta l’origine del nome di un vino poco noto ai più che ancora si fa da queste parti, il Pinerolese DOC Doux d’Henry, appunto, che all’illustre ospite in visita pare fosse particolarmente piaciuto.

 

Ottenuto da un vitigno tipico, presente solo nella zona pedemontana e vinificato soprattutto rosé, il Doux d’Henry in un passato più recente passato ha spesso ricoperto un ruolo, per così dire, da “gregario”. Detto in altri termini, ciò significa che la sua uva, che ha la caratteristica di dare vini poco colorati e molto leggeri, veniva mescolata a quella di altri vitigni locali di pari periodo di maturazione, per ottenere un prodotto finale più corposo. Oggi, invece, il Doux d’Henry è stato riscoperto proprio per questa sua gradevole freschezza, e si tende quindi a vinificarlo in purezza, certo non più “dolce” come era piaciuto al buon re Enrico: anche in fatto di gusti, i tempi son cambiati. C’è però chi lo apprezza a tal punto da tentare qualche esperimento di appassimento delle uve, che grazie a una maggior concentrazione della sostanza zuccherina potrebbe probabilmente garantire a un vino che di solito si beve giovane una maggiore longevità.

 

Quanto agli abbinamenti gastronomici, per la sua delicatezza il Doux d’Henry si sposa molto bene con gli antipasti, ma il suo caratteristico aroma gli permette di accompagnare felicemente anche la pasticceria secca; poco adatto invece a un tutto pasto, a meno che non si tratti di una cena fredda o di un buffet in terrazza. Oppure di un brindisi per festeggiare un avvenimento speciale. Sicuramente degno di un re. Lo trovate, completo di tutte le informazioni in merito, alla Bottega del vino interna al Museo del gusto di Frossasco (To) piccolo paradiso di delizie del territorio.

 

 

( Fonte www.leifoodie.it )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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Roberto Gatti

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