Home News Diritti d’impianto in Europa, quanti sono e chi li detiene

Diritti d’impianto in Europa, quanti sono e chi li detiene

Il potenziale produttivo dell’Unione europea è di 3.263.052 ettari impiantati ad uva da vino.

 

Ma a questa cifra, peraltro in calo progressivo negli ultimi anni, complice anche la “botta” data dal regime delle estirpazioni con premio, si devono aggiungere anche diritti d’impianto non utilizzati per oltre 300 mila ettari, di cui quasi 225.500 ettari, i tre quarti, costituiti da diritti di reimpianto posseduti dai produttori. Ammontano invece a 70.700 ettari i diritti di impianto detenuti nelle riserve nazionali o regionali, mentre quelli distribuiti dalle riserve ai produttori e non ancora utilizzati totalizzano 6.800 ettari. La situazione più diffusa, all’interno dell’Unione europea, è quella di diritti detenuti direttamente dai produttori sotto forma di diritti di reimpianto. Solo in Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Bulgaria e Malta i diritti sono essenzialmente (totalmente nel caso di Malta) detenuti nelle riserve o comunque distribuiti dalle riserve ai produttori.

 

 

A prescindere dalla tipologia, i diritti di impianto nella Ue si trovano per quasi un terzo, ovvero poco meno di 100 mila ettari, in Spagna. Interessanti anche le disponibilità in Francia (67.500 ettari) e in Italia (53.500 ettari), nonché in Bulgaria (20.700 ettari). In quest’ultimo paese la riduzione rilevante di superfici (al di fuori del regime di estirpazione con premio) ha sicuramente determinato un incremento dei diritti di impianto. Tra il 2010/11 e il 2011/12, in particolare, in diretta correlazione con la perdita di 8.500 ettari vigneto, la Bulgaria ha aumentato di 6.500 ettari i diritti in portafoglio. All’estremo opposto la Romania, che invece ha impiantato molto (nell’ultima campagna le sue superfici sono aumentate di 1.400 ettari), ha visto ridursi notevolmente i diritti posseduti (-1.700 ettari).

 

 

Aggiornamento riforma Pac

Ieri a Bruxelles si sono conclusi i cosiddetti triloghi, ovvero i negoziati tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo per arrivare a un accordo sulla riforma della Pac, che proseguirano oggi a Bruxelles per un ultimo tentativo di sintesi. Per il vino la Pac ha in pancia il nodo dei diritti di reimpianto. Assodato che il regime oggi vigente finirà già a partire dal 2016, sostituito fino al 2030 da quello delle autorizzazioni all’impianto, concesse a titolo gratuito in base a complicati schemi di calcolo che consentono al vigneto europeo di crescere dell’1% annuo, il problema maggiore è, per un Paese come l’Italia che ha istituito un sistema di compravendita estraneo per esempio alla Francia, tentare di strappare una sorta di compromesso: ovvero lasciare alle aziende che detengono diritti la possibilità – si sta ragionando su un quinquennio* – di utilizzarli per l’impianto anche sotto il nuovo regime di autorizzazioni. Non li potranno più rivendere, questo è ovvio, ma almeno – questa la tesi – recupereranno in parte il valore dell’acquisto tramutando quei pezzi di carta in vigneto reale.

* aggiornamento triloghi: si è convenuto di estendere transitoriamente la durata dei diritti oggi in portafoglio alle aziende da tre a cinque anni.

 

( Fonte Il Corriere Vinicolo )