Inaugurazioni roboanti e poi meste chiusure, fallimenti e sparizioni. Finta mondanità e bassa qualità. Molti esperimenti tentati dai calciatori nella ristorazione avevano avuto terribili riscontri e tristi addii. Ma da quando attorno al mondo del food ruota gran parte dell’economia e mangiar bene è diventato un imperativo per tanti, è vietato bluffare. Così anche i calciatori hanno capito che se investono, allettati da amici, spesso interessati, a cui affidano progetti e risparmi, devono farlo con cognizione e con la certezza che il business ci sia per davvero.
DONADONI E TASSOTTI Premesso che è difficile per chiunque raggiungere i livelli di Roberto Donadoni e Mauro Tassotti, allenatore del Bologna e storico collaboratore tecnico del Milan, arrivati alla stella Michelin con il loro Dac a Trà a Castello di Brianza (Lecco), chi ha fatto dei passi economicamente importanti ha capito che se apre non deve chiudere dopo sei mesi, bensì stabilizzarsi. L’esempio dei due ex milanisti è da seguire: loro non sono una presenza fissa, ma ai fornelli c’è lo chef Stefano Binda che ha saputo coniugare stagionalità dei prodotti e qualità delle materie prime.
NOVITÀ Nel panorama degli investimenti dei calciatori il mese di marzo ha regalato due importanti novità in due città di grande richiamo: Firenze e Milano. La nascita del Football Fashionballer in piazza Strozzi a Firenze segna l’inizio di una nuova era. Perché il locale di 400 metri quadrati – voluto da Luciano Spalletti, Alberto Gilardino, Dario Dainelli e due imprenditori toscani Emanuele Principe Mignardi e Manuele Ventrucci, che di nome fanno entrambi Emanuele – è in pieno centro, funziona senza soste ed è concepito come un Hard Rock Cafè del pallone. Cimeli di ogni tipo, comprese le maglie degli idolatrati Messi e Ronaldo, Zidane e Baggio, l’angolo azzurro e quello vintage, i palloni della storia, il calcetto e le foto con frasi storiche dei miti (campeggia quella di Josè Mourinho “Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”), un privè al piano di sopra, uno store con prodotti scelti accuratamente. Soprattutto da uno dei cinque titolari che è quello che in questo momento richiama maggiormente: l’allenatore della Roma Luciano Spalletti. “Ho casa a Firenze in centro e ci verrò il più possibile”. Luciano ama sbizzarrirsi in creazioni e disegni, anche ironici, che propone per le t-shirt. Ma qui interessa la cucina e i titolari hanno puntato forte sull’esperienza di Niccolò De Riu che guida una brigata di 10 persone. La struttura è concepita per attirare i turisti e intrattenere la gente con la visione delle partite. “Ma io alla qualità tengo e a un menù più semplice – l’All Day, con hamburger di tre tipi e uova biologiche, pizze e piatti tipici toscani che non superano i 10 euro – ho affiancato una carta importante che ho definito “il buono del calcio”. La pasta la facciamo noi e questa è una garanzia, la cucina mediterranea una base solida. Abbiamo carne, che cuociamo a bassa temperatura, pesce e tanti prodotti, non solo toscani”. La carta dei vini è importante e non manca il Red di Dario Dainelli che verrà definitivamente lanciato sul mercato. Il difensore, di Fiorentina e ora Chievo, ha messo molto di suo nel locale perché arredi e architettura sono affidati allo studio in cui lavora sua moglie Rebecca. La sensazione è che la sera ci sia gran traffico di ragazzi anche se fondamentale sarà, quando possibile, la presenza dei titolari famosi. Una cosa necessaria per i ristoranti dei calciatori.
Infatti Davide Lippi, figlio del c.t. campione del mondo 2006, e procuratore sportivo, passa ogni sera nella sua nuova creatura Pulley (carrucola) in via Varese nel cuore della movida milanese. Una griglieria che alterna tapas e secondi piatti, senza primi, con una parte di cucina a vista e le caramelle che calano dal soffitto sul tavolo a fine pasto con effetto scenico. “È la mia casa, e così l’ho pensata. Uno deve sentirsi a suo agio”, racconta Davide che fino alle 2 accoglie amici e ospiti nel club al piano di sopra che sembra proprio un salotto casalingo dove non mancano alcuni ricordi del papà: dai sigari alle foto, alla prima pagina della Gazzetta del Mondiale 2006 con scritto “Tutto vero”. Lippi è affiancato da Giovanni Borrelli che già aveva aperto a Milano Mucche e Buoi. “La carne gioca un ruolo fondamentale, dal pollo alle salsicce. A pranzo, dal 4 aprile, faremo gli hamburger”. In cucina un indiano, un brasilianoe una pasticcera kazaka.
STABILIZZATI Sempre a Milano resiste con la solida proposta di carne argentina El Gaucho di Javier Zanetti (che è socio anche nel più centrale Botinero). Il Gaucho tiene anche con la crisi e pensa di proporre il maialino spagnolo per cambiare qualche piatto in un menù tradizionale che fa leva su empanadas come antipasto e carne alla griglia. Sempre a Milano, è soprattutto una proposta per il pranzo quella di Milano Centro in corso Europa. Lo gestiscono, con una presenza costante, gli ex calciatori di B e C Claudio Finetti e Francesco Rossi, lunghe esperienze con Monza e Crotone. Una sorta di Panino Giusto, con piatti molto simili e pure i gelatini finali accanto al caffè: “Che però ci vengono preparati appositamente da una gelateria”. Hanno creato il menù dell’atleta: “Molto salutistico, con petti di pollo, salmone, cotture al vapore, verdure. A pranzo la gente va veloce e non vuole prendere chili. L’idea è piaciuta”.
Finetti gestisce un ristorante, il Fino Beach, con lo chef Silvio Battistoni. Si trova a Golfo Aranci in Sardegna, a due passi da Olbia e dalla Costa Smeralda, dove è da provare anche l’hotel Gabbiano Azzurro con annesso il ristorante Blu gourmet della famiglia Datome, i genitori del cestista azzurro del Fenerbahce. “Abbiamo puntato su uno chef di primo piano, Daniele Sechi, saldissimo che si è formato a Milano da Sergio Mei al Four Seasons”, racconta Antonella Datome, mamma di Gigi. “Voleva tornare nell’isola e ha puntato su un concetto: piatti e prodotti sardi rivisitati, la sua fregola con gli scampi è uno dei primi di punta. Gustata in terrazza davanti al mare è ancora più bello”.
TOSCANA Anche in Toscana gli sportivi puntano forte sulla ristorazione. Come dimenticare il Panino di categoria di Francesco Flachi o la pizzeria Florens dell’arbitro Leonardo Baracani? Mentre poco distante, in pieno centro a Empoli, c’è il Cristallo di Rosario Quadrini, l’unico vero locale (che la sera si trasforma in pizzeria), gestito da un ex calciatore e frequentato come base fissa da tutto l’Empoli, dal presidente ai calciatori agli ex. “Il segreto? La presenza fissa e costante. Solo così si cura al meglio un’attività gastronomica”.
( Fonte gazzagolosa )