Bruxelles autorizza Stati e regioni ad usare l’1% dei piani di sviluppo rurale: alle imprese agroalimentari aiuti fino a 50 mila euro. E per 6 aziende su 10 servirà un anno per tornare alla normalità
Prende forma il pacchetto di aiuti messo in campo dall’Unione europea per sostenere agricoltori e imprese del settore agroalimentare. Oggi, infatti, è arrivato il via libero definitivo ad un pacchetto di proposte annunciato lo scorso 22 aprile e che ha il suo cuore nella decisione di autorizzare gli Stati e le regioni a modificare i programmi di sviluppo rurale fino all’1% delle dotazioni per affrontare l’emergenza coronavirus. Attraverso queste nuove linee di indirizzo, che saranno scelte a livello nazionale, sarà possibile sostenere gli agricoltori fino a 5 mila euro e le imprese agrolimentari fino a 50mila euro trasferendo fondi da altre misure entro il 31 dicembre 2020.
Il pacchetto anti-crisi comprende anche un aiuto all’ammasso privato per latte in polvere, burro, formaggio, carni bovine e ovicaprine, per un ammontare stimato di quasi 80 milioni di euro. Previste anche deroghe ai piani nazionali per vino, olio, apicultura e distribuzione di alimenti sani nelle scuole; ma anche l’autorizzazione temporanea per le organizzazioni di produttori di ortofrutta e di altri settori d’introdurre misure anti-crisi e gestirle in autonomia.
Una boccata d’ossigeno anche per il mondo del cibo italiano che in queste settimane ha garantito gli approvvigionamenti anche se 6 imprese su dieci denunciano un calo di produzione e fatturato e guardano con incertezza al futuro ipotizzando almeno un anno per il ritorno ad una situazione di normalità. Dati e previsioni emergono da una ricerca dell’Università Roma 3 commissionata da Unione Italiana Food, che descrive l’impatto del coronavirus sull’alimentare italiano raccogliendo i giudizi di circa 120 grandi, medie e piccole aziende alimentari. Il 60% del campione ha dovuto affrontare cali di produzione e fatturato con punte dal 20% al 30%. Per fronteggiare il Covid-19, otto aziende alimentari su 10 hanno promosso lo smart working e se un’azienda su 3 (33%) ha aumentato la produzione, più della metà (53%) l’ha ridotta o ha limitato il numero di referenze (33%).
E il futuro? Per il 61% del campione il Covid-19 avrà un impatto «elevato» o «molto elevato» e per superare la crisi occorrerà puntare tutto sulla forza del made in Italy, sull’innovazione e sui mercati esteri. Ma soprattutto c’è la convinzione che da questa crisi le aziende non usciranno solo con le loro forze e per questo motivo chiedono il sostegno delle Istituzioni: il 44% del campione invoca un maggior supporto economico alle imprese, il 13% sgravi fiscali e l’11% chiede al governo azioni per il rilancio dei consumi e il supporto alla filiera.
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