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Condanna a più di 5 anni per il re del vino Melandri

Pena pesante per l’imprenditore vinicolo titolare dell’azienda ‘Alla Grotta’. In abbreviato il Gup di Bari l’ha riconosciuto colpevole di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’Unione Europea e all’evasione fiscale

 
RUSSI – Condanna in abbreviato a 5 anni e 10 mesi per l’imprenditore di Russi del settore vinicolo Vincenzo Melandri. La sentenza, emessa dal Gup del Tribunale di Bari, arriva ad un anno esatto dall’arresto dell’imprenditore, avvenuto il 10 giugno 2012 nell’ambito dell’inchiesta condotta da Dda e guardia di finanza di Bari battezzata ‘Baccus’. L’indagine aveva portato al fermo di 24 persone. Tra queste, appunto, figurava anche il noto industriale russiano Vincenzo Melandri, presidente in passato della locale squadra di calcio e titolare dell’azienda vinicola ‘Alla Grotta srl’ specializzata nella produzione di mosto concentrato rettificato. 

 
Melandri – 50 anni – era finito in carcere (e successivamente ai domiciliari) perché accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’Unione Europea ed evasione fiscale. Secondo gli inquirenti della Dda di Bari, la mafia foggiana aveva fiutato gli affari nel settore vitivinicolo e si era dimostrata pronta a usare le leggi economiche e fiscali per avvantaggiarsene. Il business, secondo gli investigatori, era curato a Foggia da Ernesto Lops e da suo figlio Mario (condannati rispettivamente a quattro anni e dieci mesi e tre anni e sei mesi di reclusione), industriali del settore vitivinicolo pugliese. I due – sempre secondo la ricostruzione accusatoria – avrebbero proposto alla mafia foggiana un affare che i capiclan avevano colto al volo: raccogliere tutti i soldi di provenienza illecita e ripulirli ‘filtrandoli’ nel vino. I Lops avrebbero quindi costituito finte società vitivinicole (le cosiddette cartiere) le quali avrebbero emesso alla società di Russi ‘Alla Grotta’ fatture per la vendita di mosto (senza Iva). In realtà alla società di Melandri non arrivava nessuna merce. L’imprenditore ravennate pagava con bonifico le fatture maggiorate dell’Iva e riusciva ad abbattere fortemente i suoi ricavi dovendo registrare acquisti di mosto sui quali lucrava i contributi comunitari non dovuti. Gli accertamenti dei finanzieri hanno permesso di quantificare, in totale, una sottrazione all’Erario di oltre 11 milioni di euro e contributi europei indebitamente incassati per altri 11 milioni. 
 
Il Gup ha ritenuto di non dovere procedere nei confronti di Melandri per quanto riguarda il reato di truffa ai danni dell’Unione Europea, ma limitatamente agli aiuti comunitari precedenti il 2005 per intervenuta prescrizione. L’imprenditore è stato però condannato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’Unione Europea (per le annate dal 2005-06 in poi) e all’evasione fiscale. Per Melandri è scattata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. I legali che tutelano l’imprenditore, il faentino Guido Maffuccini e l’avvocato barese Chiariello presenteranno appello contro la sentenza. 
 
( Fonte Romagnanoi )