Vizzari e la macchinina del fanghino
( Quasi quasi, avrei voluto fosse vero, per meritarmi la citazione. )
Un’altra puntata delle fantastiche avventure di Enzo Vizzari!
Quest’uomo dal multiforme ingegno mi ha onorato di una citazione sull’Espresso in edicola oggi. Per essere precisi, a pagina 172.
Lo spunto per dimostrarmi la sua infinita stima è un locale milanese: La Bottega del vino.
Il Nostro chiosa la forbita recensione, avvertendo che, sotto quell’insegna, il brunch domenicale non c’è:
“O forse c’è stato una volta soltanto, quando lo ha provato Valerio M. Visintin, l’implacabile “critico senza volto” del Corriere della sera, che caldamente lo raccomanda”.
Perbacco. Ringrazio il vecchio amico e collega. E domando scusa se mi permetto di precisare alcuni dettagli.
1)
Non ho mai caldamente raccomandato il brunch de La Bottega del vino.
2)
Nel dicembre del 2012 ho scritto su Vivimilano la breve scheda che riporto testualmente:
Altro che Bottega. Questo magnifico locale, felpato e ombroso, ha un’aria elegante, altolocata, anche se il suo scenografico allestimento (pareti nude, mobili di legno scuro, bottiglie dappertutto) ricorda un po’ le “cantine” spagnole. Come annuncia l’insegna, epicentro ideale della Bottega è il vino, celebrato in una lista di oltre cinquecento etichette. L’altro protagonista è la cucina, che compone un menu piuttosto ambizioso e arricchisce l’aperitivo, durante il quale vengono servite al tavolo varie tapas. E domenica, brunch.
3)
La Bottega del vino è nata sul finire del 2012. E ha replicato il brunch per oltre un anno, sino al gennaio del 2014.
4)
Quelle ultime tre parole, “E domenica, brunch”, sono rimaste attaccate, sino a oggi, alla scheda on line nel database di Vivimilano. Provvederò a cancellarle quanto prima. Pardon.
Quindi? Ci scommetto. Per giungere alle sue ardite conclusioni, Vizzari avrà fatto ricorso agli stessi superpoteri che lo condussero anche a viaggiare nel tempo per poter testare in anticipo ristoranti fantasma.
Questa volta, però, l’alchimia è più complessa e l’intero disegno mi appare ancor più misterioso e seducente.
Mi interrogo su quale messaggio contengano realmente le parole di Vizzari, soltanto in apparenza improvvide e lunari.
Forse, andrebbero analizzate al microscopio, come le quartine di Nostradamus. O registrate e riascoltate alla rovescia, come i messaggi demoniaci occultati nelle canzoni.
Voglio scacciare l’idea che il prode Vizzari, sceso dalla poderosa macchina del tempo sulla quale troneggia, sia salito a bordo di una macchinina del fanghino per schizzare proprio me.
Caro Vizzari, lo sai anche tu che sul mio costume nero, il fango non si nota.
( Fonte http://mangiare.milano.corriere.it/ )
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