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Champagne 2002, l’annata del secolo

Riconosciuta congiuntamente dagli esperti come la migliore del nuovo millennio, si conferma tale in questa degustazione di una decina tra i migliori Champagne in commercio

Danilo Scala, patron del Ristorante San Giorgio di Genova, che ha ospitato la degustazione

 

GENOVA – L’appuntamento periodico tra appassionati, collezionisti e addetti ai lavori al ristorante San Giorgio di Genova hanno visto nel ruolo di protagoniste alcune tra le più prestigiose etichette di Champagne dell’annata che più di altre ha lasciato il segno nelle impressioni degli esperti, quelli che riescono a comprendere quando un vino giovane è abbastanza completo nelle sue caratteristiche originali da consentirgli una vita lunghissima senza comprometterne le qualità organolettiche.

 

Il tema della degustazione, grandi Champagne millesimati 2002. Otto bottiglie e una magnum

 

UN VINO INFINITO – Sembra difficile da capire per chi non è molto addentro ai fatti di cantina, ma un vino tratto dai migliori “cru” de La Champagne – e cioè quelli meglio esposti al sole e all’aria, ma soprattutto quei terreni dove lo spessore di gesso e la profondità del medesimo influisce maggiormente sull’alimentazione della vigna – se ben vinificato avrà una vita lunghissima, quasi sempre superiore a qualsiasi essere umano, sia stato o meno mantenuto in fusto o in bottiglia, prima o dopo la “sboccatura”.

 

Un grande Champagne si beve fresco, e non troppo freddo …

LA CONFERMA – Sono almeno una trentina le “maison” o i piccoli produttori riconosciuti al top della denominazione, quelle aziende che si riconoscono per il loro “savoir faire” attraverso le diverse “sigle” che li identificano: come raccoglitori, manipolatori, commercianti ecc … ma un solo nome fa sobbalzare gli appassionati: Krug, e il fatto stesso che proprio Krug non abbia ancora messo in vendita l’annata 2002 fa intuire di quali infinità longevità disponga il vino custodito nelle cantine di Reims

 

Egly Ouriet, il maestro del pinot noir si conferma un grande

 

STILI DIVERSI – Stessa annata, ma diversi “terroirs”, diversi vitigni – pinot noir, chardonnay e pinot meunier- e diversi stili di vinificazione, così come sono stati diversi i tempi scelti da ogni “chef de cave” per effettuare il “degorgeament”, e ancor prima nella scelta della composizione della “cuvée». Ancora dell’affinamento in cantina prima della decisione finale, quella di mettere in vendita un prodotto nel momento in cui diventa fruibile piacevolmente al pubblico, ma che può ancora rimanere ad invecchiare a lungo se mantenuto in una cantina fresca, umida e priva di luce, uno dei nemici più temibili per una bottiglia di Champagne, che se esposto a lungo alla luce potrebbe inevitabilmente ossidarsi.

 

Gran classe …

 

I MIGLIORI – I nomi riconosciuti “over the top”, in mancanza del 2002 di Krug, sono Bollinger e Salon, che in questa degustazione si sono dimostrati all’altezza della fama. Bollinger con le due versioni, la Grand Année, più sul “pret a boire”, ma soprattutto con la cuvée R.D. ( di sboccatura recente ), che è un vino di una complessità confondente. Salon rappresenta invece l’eccezione, diverso da quasi ogni altro Champagne, perché proviene da un solo cru, Mesnil sur Oger, da un unico vitigno, lo chardonnay, e da un’unica annata, solamente una grande annata ( in media una su tre ), e di conseguenza la disponibilità è assai scarsa, dovendosi il mondo contendere le 60.000 bottiglie di un annata considerata pronta, cosa che però non avviene tutti gli anni. Tutto ciò rende Salon autorevole, autoritario e talmente originale da doverlo prendere in considerazione senza azzardare troppi paragoni. Neppure con la grandiosa cuvée Sir Winston Churchill, che vale il prezzo e anche le valutazioni degli esperti, che difficilmente scenderà sotto i 19/20mi, così come per Bollinger R.D. e Salon

 

Sempre al top, ogni volta, ogni annata.

 

PIACEVOLEZZA E PERSONALITA’ – Da un esotico e potente Jacquesson -solo in magnum- a un delicato e floreale Delamotte, passando tra le note di tabacco biondo di un Mailly Exception, cedendo un lacrima di fronte ad un grandioso Egly Ouriet, il maestro del pinot noir, l’unico ad arrivare alle note agrumate, quelle che solo Krug è in grado di raggiungere con una certa regolarità. Troppo giovane, e comunque troppo acido e troppo carico di solforosa il Celebris di Gosset, nel pieno stile della casa, che predilige vini verticali e pungenti, al limite della “spiacevolezza”, ma arrivato al momento giusto per pulire la bocca in vista del tris di campioni di giornata, edonistica quanto didattica.

 

Salon. Un mito, una leggenda da bere.

 

 

La settantina di bicchieri utilizzati

 

 

 

( Fonte http://cultura.diariodelweb.it/ )