Il successo del limone biologico siciliano diventa un esempio di economia per la regione.
Il limone siciliano batte la pandemia. Il prezioso agrume, una delle colture di pregio dell’Isola, grazie alla sua qualità, alle proprietà organolettiche ed anche al fatto che è percepito dal mercato come salutistico, ha registrato un aumentato dei volumi di vendita.
È quanto è emerso sabato mattina a Villa Palagonia a Bagheria, nel corso del forum regionale “Strategie di marketing e prospettive di commercializzazione del limone di Sicilia”, che ha dato il via a Bio in Sicily, la due giorni organizzata dall’associazione “La Piana d’Oro”, dalla Condotta Slow Food di Bagheria, dal Gal “Metropoli Est” e dall’A.P.O. Sicilia (Associazione Produttori Agrumicoli ed Ortofrutticoli), con il patrocinio dell’Assemblea Regionale siciliana e del Comune di Bagheria, per fare il punto in ambito regionale, nell’anno dedicato alla biodiversità, su questioni di grande attualità legate allo sviluppo sostenibile.
L’incontro è stata l’occasione per fare il punto su strategie di marketing territoriale, politiche di sviluppo ed evoluzione del mercato del limone, con un occhio alle potenzialità del mercato ancora da sviluppare. Ciò che è emerso è che il sistema Sicilia, su un prodotto simbolo come il limone, risulta vincente grazie ad una innovazione di processo che ha visto protagoniste tutte le componenti della filiera, dai produttori, ai confezionatori, fino alla grossa distribuzione. Una riforma graduale che ha avuto come capisaldi, l’attuazione di un’associazione tra i produttori, l’inversione di rotta delle politiche d’intervento dell’Unione Europea che dal 2007 conferisce il sostegno direttamente ai produttori, l’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione, l’utilizzo delle certificazioni di qualità, che consentono l’accesso ai mercati europei ed il mantenimento di quote di mercato, il ricambio generazionale nelle figure gestionali evitando i processi di abbandono dei territori.