«Viticoltura ad un bivio»

Borgonovo, Fregoni delinea il futuro dei nostri vini

 

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BORGONOVO – La realtà vitivinicola piacentina e la sua collocazione nel mercato globale. Questo è stato l’ argomento di una serata organizzata dal Rotary club Valtidone in un ristorante di Borgonovo con due relatori d’ eccezione: il professor Mario Fregoni, dell’Istituto di viticoltura dell’Università Cattolica di Piacenza e l’ingegner Giancarlo Spezia, docente di Meccanica viticola nello stesso ateneo. Ad ascoltare i due esperti una cinquantina tra soci, tra cui il presidente Flavio Vercesi, ma anche diversi ospiti provenienti dalle principali cantine del Piacentino e dell’Oltrepo’ pavese. Ad introdurre l’argomento della serata è stato il professor Fregoni, che ha tracciato un quadro

d’ insieme del mercato vitivinicolo dal punto di vista della distribuzione geografica, analizzando le caratteristiche peculiari di ogni paese. In particolare Fregoni ha puntato

l’ attenzione su due mercati: quello europeo e quello del cosiddetto “nuovo mondo”, diversi per la varietà dei vini prodotti, per i costi e per le metodologie di produzione che vengono applicate. «Da una parte ? ha spiegato il professore ? abbiamo la vecchia Europa, e quindi l’Italia, con aziende per lo più di piccole dimensioni e poco meccanizzate. Dall’altra aziende di grandi dimensioni altamente meccanizzate con conseguente produzione di vini a costi minori anche se con gusti più uniformi e facilmente riconoscibili rispetto all’alta varietà dei vini europei».

A Spezia è toccato invece il compito di parlare della meccanizzazione del vigneto piacentino che, come spiegato dall’esperto, fatica a decollare date le caratteristiche strutturali dei nostri vigneti di collina, spesso di piccole dimensioni e a conduzione familiare.

Fregoni ha analizzato anche la situazione vitivinicola piacentina «che in parte, ha detto ultimamente ha teso a imitare, anche se fortunatamente non del tutto, la viticoltura del nuovo mondo».

Tra le varietà portate ad esempio dal professore ci sono Cabernet, Merlot e Chardonnay. «Varietà , ha spiegato Fregoni , che vengono prodotte per lo più per ragioni commerciali ma che poco hanno a che fare con la tradizione locale che si aggancia invece a Barbera, Gutturnio, Bonarda, Malvasia ecc. Vini – ha proseguito l’esperto – consumati in un’area geografica limitata e che quindi contano su un mercato prettamente locale, visto che la loro specificità non consente la commercializzazione fuori da quest’area. Sono pochissime le aziende locali affermate sul mercato internazionale, dove ancora manca la tradizione delle bottiglia d’annata».

( Fonte Libertà )