Ripropongo questo bell’articolo, tratto dal sito di Repubblica, perchè tratta delle mie zone, dove sono nato e cresciuto. Cita alcuni ristoranti ed una cantina ma non è esaustivo di tutto quanto possiamo trovare nel magnifico Delta del Po.
Per quanto riguarda le cantine della zona non possiamo non citare Corte Madonnina, limitrofa alla millenaria Abbazia di Pomposa citata nell’articolo, mentre per quanto riguarda i ristoranti l’elenco si allunga notevolmente, ma non posso non citare :
La Baracca di Volano di Codigoro
Canneviè immerso in una valle naturalistica dove soggiornano i fenicotteri rosa
Portogaribaldi con i molti ristoranti, tra cui Il Milano, Venere, Mare e Cucina ecc.
Comacchio con la Barcaccia ecc.
Si parla poi di anguille, non dicendo che negli ultimi 10 anni c’è stato un calo di oltre il 90% di questo pesce deltizio, in quanto l’anguilla ( come molti altri pesci ) va alla ricerca di acque meno inquinate.
Buona lettura
Andare per vini nel Bosco Eliceo dove nuotano le anguille
I vini del Bosco Eliceo – i “vini delle sabbie” – ribadiscono l’indubbia valenza dell’ingente patrimonio di biodiversità del Delta del Po, dove l’agricoltura può avanzare antiche origini. Secondo lo specifico “c’era una volta” pare, per esempio, che a piantarvi la vite siano stati gli Etruschi, insediati a Spina e dintorni in una comunità ben organizzata. Dopo, ripetendo le consuetudini di un copione collaudato anche in altre regioni, ad incrementare le varie produzioni ci pensarono i Romani. Poco prima del fatidico anno Mille sui diversi aspetti della cultura di un territorio così particolare come il Delta, cominciò a pesare con progressiva importanza l’influenza della prestigiosa abbazia benedettina di Pomposa, situata in prossimità di Codigoro. Il complesso monastico rimase al centro dell’attenzione generale per circa quattro secoli. Oggi ammirandone i resti risulta abbastanza facile comprendere quale potesse essere il fascino esercitato sulla gente comune durante il Medioevo. Con i suoi 48 metri di altezza e la purezza dello stile romanico gotico, il campanile desta ancora una grande impressione per l’eleganza che lo contraddistingue. Era un punto di riferimento per i viandanti. Costituiva una base strategica per poter osservare convenientemente il groviglio degli specchi e dei corsi d’acqua dolce e salata tra le valli. Ma è tuttora un luogo dello spirito, immerso in una quieta atmosfera di misticismo. Tali, in effetti, sono le sensazioni che provo in coincidenza con le escursioni tra le vigne del Bosco Eliceo, il quale tra dune sabbiose e file di lecci si estende fino alle saline di Cervia. Mi è compagno di avventure, d’abitudine, l’amico e scrittore Graziano Pozzetto. Ed in ogni occasione, puntualmente, mi tornano in mente la musica e le parole della canzone di Jacques Brel: “Le plat pays”. Dice tra l’altro “Avec des cathédrales pour uniques montagnes”. Questo è un mondo particolare, con le sue storie. Pensiamo agli Estensi. Secondo la leggenda pare che Renata di Francia consorte di Ercole II, duca d’Este, sia stata felice di portare in dote in Italia dalla Cote d’Or della Borgogna barbatelle di un vitigno, l’uva d’oro, che trovò immediatamente il proprio habitat più congeniale nelle sabbie del Bosco Eliceo. Sarebbe nato così, allora, il Fortana, il rosso che dal 1989 si fregia della D.O.C.
Frizzante per tradizione, il vino va considerato l’emblema più rappresentativo dell’enologia del Delta e, di conseguenza, della relativa area protetta.
Il Baba di Emanuele Mattarelli
Nella denominazione di origine controllata concernente il Bosco Eliceo, accanto al Fortana, generalmente apprezzato per la sua fresca vivacità, ci sono il Merlot, il Sauvignon e il Bianco, frutto di un uvaggio comprendente almeno il 70% di trebbiano romagnolo con malvasia e sauvignon per la parte rimanente. L’area produttiva interessata coinvolge le province di Ferrara e Ravenna, lungo la direttrice della via Romea. Nel 1991 è stato istituito il Consorzio di Tutela. Tra le aziende più in vista figura certamente quella della famiglia Mattarelli, con sede e cantina a Vigarano Mainarda, che è giunta alla quarta generazione con Emanuele, 51 anni, laureato in economia e commercio. “I miei genitori – rammenta con evidente serenità – quando terminai gli studi non esercitarono alcuna pressione lasciandomi la massima libertà di scelta. Così fui ben lieto di cominciare ad occuparmi del meraviglioso mondo del vino”. In realtà, il sapere enoico e l’entusiasmo che manifesta con garbo signorile sono veramente contagiosi. Insieme, siamo stati ripetutamente nei vigneti vicini al centro storico di Comacchio. Sono alcuni degli impianti più classici, “franchi di piede”. Qui, in effetti, le singolari condizioni microclimatiche hanno scongiurato il pericolo della devastazione provocata altrove dalla filossera. Le sabbie, la salsedine, i venti e il mare nel tempo hanno contribuito a creare un ambiente piuttosto singolare.
Nelle annate propizie i grappoli di fortana vengono utilizzati sapientemente per ottenere il Baba, una sorprendente versione “tranquilla” di questo rosso, capace di assumere una importante identità organolettica e di affinare nel tempo le sue peculiarità.
L’uva d’”oro” dimostra la sua inattesa duttilità con lo spumante rosè Rosa X Emy, di cui vale la pena prestare attenzione all’accattivante scheda organolettica che ne sottolinea i requisiti: “ll vino si propone all’esame visivo con un color cipria, una spuma cremosa e intensa ed un perlage fitto e persistente; all’esame olfattivo offre note di fragole di bosco, frutta matura a pasta gialla e purea di mele e pere, con un finale di fiori gialli e camomilla. In bocca risulta ampio, caldo con un equilibrio gustativo che si sorregge tra una buona acidità e una leggera fibra tannica; il finale ricorda percezioni molto piacevoli di fragole”. I colori sembrano quelli di un acquerello. Le parole potrebbero appartenere ad una poesia un po’ civettuola o ad un brano composto dalla fantasia di Battisti e Mogol.
Le anguille bevono Fortana