Ho già avuto in passato alcuni vivaci scambi di opinioni con il dottor Gianni Testino, convinto divulgatore dei danni causati dall’alcol al fegato e piu’ in generale alla salute umana !
Ne siamo convinti anche noi, normali consumatori ed appassionati, pur non condividendo l’assunto che anche la modica quantità ( un bicchiere ai pasti ) sia dannosa alla nostra salute !
Buona lettura
Roberto Gatti
Alcol? In primis chiariamo i dubbi: parla Gianni Testino
L’opera del professor Giovanni Testino dal titolo Alcol: bugie e verità, tutti i rischi del bere costituisce, nel panorama scientifico, un’analisi innovativa, dettagliata e rigorosa su un fenomeno, quello del consumo delle bevande alcoliche, che affligge la società.
Medico, specialista in Medicina interna e gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, e coordinatore del Centro Alcologico Regionale della regione Liguria, il professor Giovanni Testino, avvalendosi della collaborazione di personalità eminenti del settore, traccia un percorso unico e approfondito del problema, ben fruibile per la chiarezza e la semplicità del linguaggio anche a chi non è un operatore sanitario. Tale percorso origina dalla simbologia e dall’utilità che il vino e le bevande alcoliche avevano nelle culture antiche e in ambito religioso, fino a toccare gli anni del proibizionismo per arrivare a descrivere “che cosa significa bere, oggi”, con tutte le conseguenze che ne derivano e che stravolgono la sfera della salute, sociale e familiare.
A tale proposito è interessante notare come in Italia, già nei primi anni del ‘900, si parlasse di alcolismo, cioè di un problema che si manifestava in tutta la sua gravità. Ecco perciò che nel 1904, a Bergamo, il dottor Luigi Agliardi tenne il primo convegno antialcoolistico italiano, nel quale spiegò quanto fosse importante una solida propaganda antialcolista, condotta dalle istituzioni unitamente al clero, ai medici, agli insegnanti, a campagne pubblicitarie e a conferenze e lezioni, ai fini di estirpare la piaga dell’alcol. E, proprio alla luce di questo problema, che nel corso degli anni coinvolgeva sempre più la popolazione, nel 1913 il Governo Giolitti varò la legge n. 632 recante la voce “Provvedimenti per combattere l’alcolismo in Italia”.
Ad oggi tante sono state le leggi che si sono susseguite in materia di prevenzione dell’alcol, in particolare ricordo il Manifesto europeo Amphora, promosso nel 2012 da 71 scienziati appartenenti a 33 organizzazioni di 14 Paesi europei, e nato alla luce dell’ancora elevato numero di decessi alcol-correlati. Il documento, ancora una volta ha ribadito l’importanza della prevenzione in materia legislativa e pubblicitaria, e l’importanza, particolare non di poco conto, del rivalutare alcune normative ancora vigenti.
Eppure, già la conoscenza delle patologie che originano dall’assunzione di bevande alcoliche (come: cirrosi epatica, tumori all’esofago, alla laringe, all’intestino) dovrebbe indurre il consumatore a non assumere più tali sostanze, e invece, a tutt’oggi, bere è ancora un comportamento socialmente accettato, che nel nostro Paese è tra l’altro parte integrante della nostra cultura, mediterranea, dove bere un bicchiere di vino, a tavola, è scontato come bere un bicchiere d’acqua.
Per questo Testino, nel libro, cerca di stimolare il lettore a riflettere sui tanti falsi miti che gravitano intorno all’alcol, quali per esempio: “consumo sociale-moderato”, e su come e su quanto la comunicazione possa indurre la persona ad assumere una specifica sostanza perché “è figo” perché “lo fa tutto il gruppo al quale appartengo’ perché ‘quando io e i miei amici ci ritroviamo in quel locale, non possiamo non bere una birra”.
Ecco allora che Testino spiega come non esista un “consumo sociale-moderato” e ad avvalorare la tesi che un bicchiere di vino ai pasti nuoce alla salute sono i dati scientifici, confermati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dati che spesso, e purtroppo, sono poco conosciuti dagli operatori sanitari se non addirittura oscurati e inoltre manipolati da chi ha da guadagnare dalla vendita di alcolici, e peggio ancora sono sottovalutati dalla cultura della nostra stessa società, che consiglia il consumo di alcol, spesso pari a un bicchiere di vino ai pasti, anche nei regimi dietetici salutistici, implicanti anche lo svolgimento di un’attività fisica.
Chi guadagna dalla vendita di alcolici sono le lobby dell’alcol e della pubblicità, unite tra di loro da un legame potente e difficile da combattere, perché si avvale di uno strumento inossidabile: l’operato di ricercatori e pubblicitari, che riescono a costruire un messaggio efficace nel fare leva sui desideri dei giovani e sui piaceri della vita, e questo nonostante la legge 125 del 2001 sottolinei come “non debba essere prodotta nessuna pubblicità che induce a bere, ma bisogna limitarsi a fare conoscere il prodotto”.
Come trattare quindi, si chiede l’Autore, l’alcol dipendenza? Rivalutando il modo di lavorare nel trattamento dell’alcol-dipendenza, e dunque considerando, prima di tutto, l’individuo, la famiglia e la società non come tre unità distinte. Esse vanno bensì considerate come un insieme che deve essere stimolato a crescere e a maturare, e che deve essere valorizzato trasformandolo nella parte attiva e consapevole dei percorsi di cura e di trattamento, e delle strategie di prevenzione. Ciò perché molto resta ancora da fare e da recuperare sul piano delle relazioni umane, della promozione della salute e di una organizzazione sanitaria complessa più moderna e sostenibile.
(…omissis…)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.pensiero.it/catalogo/recensioni.asp?page=pagine_aperte_668_patussi
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)