Fine gennaio tempo di Anteprima Amarone. Quest’anno stato presentato il Millesimo 2005. Un’annata pazzerella, in un certo senso anomala, che presenta un’estate complessivamente fresca e un anticipo di vendemmia dovuto ad una diminuzione del 20-30% della produzione e quindi un pi rapida maturazione degli acini. Poi una grandinata che ha colpito soprattutto le vallate di Mezzane e Illasi ha indotto pi di un’azienda a non considerare l’imbottigliamento dell’Amarone. Infine la tecnologia di appassimento controllato ha aiutato le uve poste a riposo soprattutto nel mese di ottobre a causa di piogge persistenti e umidit relative alte.
Secondo il tecnico del Consorzio Nicola Bottura “dal punto di vista qualitativo si pu parlare di una buona annata, sicuramente ottima nelle zone pi vocate, e dove sia stata posta particolare cura nella tecnica agronomica e nella selezione delle uve”.
I valori zuccherini negli acini sono stati raggiunti in maniera buona avvicinandosi ad annate come 2004, 1993 e 1997. Per quanto riguarda l’acidit si pu definire media nei valori collinari e medio alta in pedecollina e pianura. Cosa molto importante la scarsit di potassio libero che ha permesso una minore salificazione degli acidi e quindi una migliore disponibilit di questi che sono sostanze importantissime per definire le “impalcature” strutturali dei vini e conferirne longevit. In effetti anche per questo il Consorzio ha voluto intitolare la presentazione dell’annata proprio cos “un’annata nel segno della longevit”.
Qui la voce del Consorzio che magari riprenderemo pi avanti nell’analisi di questa Anteprima 2005. Ora prover a dirvi la mia. Ma vorrei portarvi anche le voci di alcuni miei colleghi che hanno potuto degustare tutti i 64 campioni come me e con i quali ci siamo confrontati al termine.
Approccio e difficolt
Ne avevo parlato anche in un precedente intervento dove spiegavo alcuni consigli per avvicinarsi ad un’anteprima di Amarone. Probabilmente una delle pi difficili, in quanto, non trattandosi di vino da uve fresche ma da uve appassite, deve ammettere dal degustatore grande esperienza e capacit di valutazione prospettica. Questi non sono vini nuovi ma dei veri e propri “prototipi”. La tecnica dell’appassimento scardina le regole della vinificazione e soprattutto della lenta maturazione in bottiglia. Ci sono parametri che naturalmente sono elevati, zuccheri, tannini, glicerina e in qualche caso, e quest’anno in molti casi, l’acidit. Ci sono vini messi in bottiglia da una settimana, altri addirittura provenienti da botte, e non sono pochi ahim! Ma la vita dell’Amarone che lo richiede.
I tempi lunghi dell’Amarone
L’Amarone un vino “lento” che richiede tempi lunghi sempre e tanta attesa e pazienza per chi li esige pronti in troppo poco tempo. Zuccheri alti oggi non significano melasse domani; tannini pesanti oggi non significano astringenze disgustose in futuro. Tutt’altro! Sappiamo come questi due parametri passino attraverso processi di polimerizzazione che portano a riequilibri talvolta inaspettati e peraltro estremamente positivi. L’avevo gi detto. Troppe volte chi ha degustato in anteprima, anche il sottoscritto, e ha giudicato negativamente un prodotto, deve ricredersi a distanza di anni per le straordinarie evoluzioni che nello stesso vino ritrova. Ma proprio su quel tempo che si deve riflettere. Ci sono prodotti che sono pensati per un uso molto pi lontano nel tempo di quello che poi si considera per l’immissione in commercio. questo che disorienta…
Fattore stile o ricerca di terroir?
Meglio Quintarelli o Dal Forno? Una domanda che diventata un classico e alla quale sarebbe difficile rispondere se si capisse che non solo una questione di stile ma anche di “terroir” e che quello che pu fare Quintarelli non lo pu raggiungere Dal Forno come ci che quest’ultimo produce impossibile da raggiungere per il Bepi! Eppure se si tiene solo conto dello stile c’ da dire che inizia da qualche anno a questa parte un ripensamento, soprattutto nella zona classica, della ricerca di sovrastrutturazioni inutili. Viene fuori anche da questa Anteprima la voglia dei produttori di codificare un territorio e una storia enologica. Ed ecco emergere un po’ pi di finezza ed eleganza nei prodotti della Classica mentre si consolidano le potenze aromatiche e strutturali nella zona pi orientale e delle vallate di Mezzane e di Illasi. E viene dai giovani un segnale di destrutturazione dei vini.
Alcuni giovani interessanti
L’Amarone della Valpolicella un vino “giovane”, nel senso che la sua storia si limita a questi ultimi 40 – 50 anni in modo particolare. E oggi sono sempre pi i giovani i veri interpreti di questo straordinario vigneto. E l’Amarone motivo di vanto per molti di coloro che si avviano a vinificare, stravolgendo in alcuni casi la storia di famiglia. Ne vorrei evidenziare alcuni di quelli che mi hanno appassionato in modo particolare durante questa anteprima.
Alessandro Castellani di C La Bionda che presenta un 2005 decisamente Valgatara ma soprattutto una nitida eleganza e un frutto sostanziale, tipicamente classico, di ciliegia quasi marasca in un fondo delicatamente speziato.
Marica Bonomo che finalmente, con molta trepidazione, ha presentato il suo figlioletto dalla nuova tenuta “Lena di Mezzo” a Fumane. Un prodotto con doti di frutto rosso fragrante e spezia dolce. Vino raffinato con un tannino integro con doti di naturale maturazione e una buona struttura acida rinfrescante.
Carlo Venturini di Monte dall’Ora che pratica un approccio biologico agronomico ed enologico e che intende avviare una sperimentazione biodinamica sulle colline di San Pietro in Cariano. Vino fresco, dotato di naturalezza e semplice frutto ma netto. Ciliegia croccante e leggermente acidula delicatamente marasca. La spezia c’ ed intrigante…
Cristian Ridolfi, enologo di Bertani, che riesce a rendere sempre i vini il meno internazionali possibili e a far rimanere con il piede per terra, nel senso di dar valore al territorio, una grande e blasonata azienda come quella controllata dal GIV. Chi lo conosce capisce il rigore interpretativo dei vini dei territori della Classica e della Valpantena. Due prodotti per niente omologati. Vivi dei suoli di appartenenza!
Pierpaolo Antolini, il simpaticissimo uomo delle marogne di Moropio. Uno che si illumina quando parla di Marano della Valpolicella e dei suoi vigneti. I suoi vini li definisce “rustici”. A mio avviso sono veri! Semplicemente veri!
Elena Coati, i suoi modi gentili non inducano in inganno. Il suo Amarone intriga per il frutto e l’eleganza. I suoi tannini sono ancora un po’ ruvidi ma di valore per un’ottima evoluzione. Il naso diretto, essenziale ma tipico! Il Crosara de le Strie tradizione e vigore.
Luca Fraccaroli di Grotta del Ninfeo sta interpretando la collina di San Briccio con uno stile raffinato che non osa negli estratti ma mantiene vivo il ricordo della Valle di Mezzane e dei suoli misti calcarei e basaltici del piccolo vulcano su cui sono arroccate le sue viti. Ottimo frutto su una freschezza naturale che amplifica il valore di bevibilit. Ricerca di eleganza ed equilibrio, compostezza e semplicit. Un po’ come lui…
Fattore Mercato
Molti colleghi giornalisti mi hanno confidato che l’annata 2005 una rincorsa ai dettami del mercato. L’Amarone secondo loro perde l’anima. Si fa su misura di quello che vuole il consumatore. Ebbene s anch’io credo che ci sia una eccessiva fluttuazione degli stili in pochi anni. Ma io farei anche un esame di coscienza da giornalista. Quanto gli opnion leaders e la stampa specializzata hanno condizionato il mercato e il consumatore? Io credo tanto. A volte mi vado a rivedere le guide di dieci anni fa e le stesse persone che oggi esaltano la semplicit allora detestavano la pochezza di quei vini. E il produttore deve fare i conti con tutti questi fattori che non sono affatto esterni la cantina e talvolta mettono in crisi le convinzioni filosofiche produttive. Philippe Latour, giovane produttore di Mersault in Borgogna, vinifica lo Chardonnay solamente in botte grande e non usa pi il fute da 280 litri. La sua una rivoluzione per una denominazione storica quale l’AOC Mersault. Eppure il suo vino sta conquistando il mercato e soprattutto i giovani francesi ed diventato un caso emblematico in una zona “sacra” come la Borgogna. Cambiare stile troppe volte in poco tempo non va bene e fa male all’enologia e alla seriet di un territorio. Cambiare nel tempo la logica della storia che accomuna i popoli.
Mi ha convinto…
L’annata 2005 mi ha convinto per la volont da parte dei produttori di orientarsi verso un abbassamento medio dei residui zuccherini nei prodotti. Siamo a 7,4, ancora alto. Si deve fare ancora molto a mio avviso. L’annata certamente non ha aiutato anche i pi volenterosi. I valori di freschezza nei prodotti sono strutturali con acidit che si aggirano nella media di 6,73 che aiuteranno i vini, una volta riequilibrati i precursori cinestetici, zuccheri, glicerina e tannino, a controllare gli eccessi di alcool eventualmente presenti e infondere maggiore longevit al vino. Il ph pi basso poi aiuter questo invecchiamento. Mi ha convinto l’aumento delle aziende che cercano il territorio e soprattutto applicano tecnologie avanzate ma di rispetto dell’integrit del frutto e della sua espressivit. Mi ha convinto la professionalit comunicativa della maggior parte dei produttori. Grande attenzione e rispetto della critica, anche quella pi fastidiosa… Mi ha convinto la vitalit giovanile della rassegna, molti giovani dietro ai tavoli, un ottimo segnale di longevit del prodotto anche fuori della bottiglia! Mi ha convinto la voglia di fare squadra che emersa tra i produttori, un clima che sapr far quadrato attorno alle problematiche pi incessanti anche di questa evoluzione imprevedibile del mercato.
Non mi ha convinto…
L’ostinazione di ancora troppe aziende della Classica di voler proporre dei vini eccessivamente estrattivi che non avranno certo doti di finezza ed eleganza e alla fine non fanno altro che stupire con effetti speciali…inutili! La convinzione per ancora alcune aziende che dolce sia meglio…il confine tra recioto ed amarone a volte difficile da interpretare. Non mi ha convinto l’uso di legni per alcune aziende troppo marcanti e dal gusto balsamico mentolato tipicamente californiano. Questi s market oriented! Non mi ha convinto l’eccesso di assenze di tanti sia della zona classica ma soprattutto della zona detta “allargata”. Alcuni sono giustificati da un’annata travagliata che li ha visti vittime di una grave grandinata che ha annullato il millesimo, altri per no!
I miei migliori 15?
Se ognuno di noi entrasse in una qualsiasi nursery e gli venisse chiesto di dire quali secondo lui potrebbero essere i migliori dieci bambini penso risponderebbe: “Ora come ora impossibile! Dovrei conoscere la loro storia fino alla fine! Per ora potrei solo dire chi ha il viso pi bello”. Per l’anteprima Amarone la stessa cosa. Ma il bello per l’Amarone talmente limitativo che alla fine ogni giudizio altrettanto orientativo.
Comunque non mi sottraggo a questo gioco, anche se vi invito a leggere tutte le 64 schede che ho prodotto per Euposia e che verranno pubblicate sul prossimo numero. Ecco i quindici che mi hanno pi convinto…oggi!
Bernardo Pasquali
1) C La Bionda – Vigneti di Ravazzol
2) Fraccaroli Domenico – Grotta del Ninfeo
3) Accordini Stefano – Acinatico
4) Monte dall’Ora
5) Monte del Fr – Tenuta Lena di Mezzo
6) Cav.G.B.Bertani – Villa Arvedi
7) Corte Rugolin – Crosara de le Strie
8) Tenuta sant’Antonio – Campo dei Gigli
9) Santa Sofia
10) Cecilia Beretta – Terre di Cariano
11) Santi – Proemio
12) Antolini Pierpaolo e Stefano – Moropio
13) Tenute Galtarossa
14) Cantina di Negrar – Domini Veneti
15) Nicolis Angelo e figli
( Fonte Acinoparlante )
Annotazioni di Winetaste
Bloccato a letto da una fastidiosa influenza, non ho potuto questanno essere presente a Verona per partecipare all Anteprima Amarone, alla quale ero stato invitato dagli amici della Valpolicella.
Riporto per Voi, cari amici lettori, le prime considerazioni a caldo che ho trovato sul web del collega ed amico Bernardo Pasquali, con il quale mi trovo molto spesso in sintonia di giudizio.
Non avendo ancora degustato nessun amarone dellannata 2005, non posso esprimere alcun parere e/o giudizio, ma solamente fare alcune considerazioni di carattere generale :
1) fuori di dubbio che lamarone sia un vino che ha bisogno di farsi aspettare , ed oggi trovarsi a decifrare ed interpretare questa annata ( la 2005 ), particolarmente difficile ed altalenante, credo non sia impresa facile per nessuno;
2) i vini che oggi possono sembrare i piu sgraziati , nel senso che non sembrano equilibrati, nel corso di alcuni anni potrebbero diventare i migliori; altre tipologie di vino ci insegnano in questo senso ( leggasi Sagrantino di Montefalco ecc. ) ;
3) alla luce di quanto mi ha comunicato il produttore, che considerato oggi il numero uno dell Amarone, il sig. Romano Dal Forno, lannata 2004 che lanno scorso forse stata non giustamente considerata da una parte della critica, stato il miglior millesimo di tutta la sua produzione, ed uscir sui mercati tra un anno . Personalmente la 2004 lavevo giudicata una annata a cinque stelle, e forse non mi ero sbagliato ( leggi al link: https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=3253)
Nel corso dellanno avr modo di degustare, con molta calma, qualche amarone annata 2005, ed allora cari amici lettori, come sempre ve ne dar un report dettagliato e franco.
Alla nostra salute con i magnifici Amaroni della Valpolicella.
Roberto Gatti