Cosi ne scrivevo nel marzo 2004, al link: http://www.vinit.it/press/modules.php?name=News&file=article&sid=2416
mentre in tempi piu recenti, ho intitolato il report relativo allanteprima Taurasi 2004 :
Aglianico: il monarca incontrastato del Sud Italia al link:
https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=3044
, e questo perch avendone degustati un maggior numero, e di qualit piu elevata, si meritato sul campo, meglio dire nel bicchiere, questo appellativo.
Di seguito, ed in tempi diversi, riporter una serie di articoli scritti dal bravo collega Paolo De Cristofaro per conto del Gamberorosso, proprio inerenti questo vitigno, coltivato nelle varie aree del Sud d Italia, dove ha trovato i suoi abitat migliori.
Buone letture con i magnifici Aglianici.
Roberto Gatti
Grandi vini: Gli Aglianico
Carnagione scura, profilo greco, sguardo cupo a celare una bellezza non immediata, da osservare lentamente. Se avesse sembianze umane si presenterebbe certamente cos, il signor aglianico. E con poche, ma chiare parole ci direbbe che ne ha abbastanza di sentirsi chiamare Nebbiolo del Sud e che vorrebbe finalmente essere raccontato un po di meno e bevuto un po di pi Ecco territorio e personaggi di un grande vino.
Quel principe del Sud dallenergia nordica
Non facile essere un aglianico al giorno doggi. Parliamo infatti di uno dei vitigni dalla storia pi antica e gloriosa, ma insieme anche di uno tra i vitigni meno conosciuti e consumati: considerato da molti tecnici come la pi completa variet italiana, ma allo stesso tempo non ancora in grado di esprimere una qualit media allaltezza, continuamente sospeso fra una dimensione quasi aristocratica tipica dei grandi rossi da invecchiamento e unaltra assai pi rustica e per certi versi trasandata.
La chiave per capire e amare laglianico tutta nella voglia di comprendere e accettare le sue mille sfaccettature e contraddizioni. Perch non basta essere il vitigno principe delle campagne del Sud per diventarlo anche sulle tavole, e ribaltare limmagine di vino rude, difficile, non esattamente in linea coi gusti di oggi.
Sulle radici dellaglianico esistono teorie diverse e talvolta contrapposte. Le pi accreditate fanno riferimento a una sua origine greca e a una diffusione favorita dai coloni fenici a partire dallVIII secolo a.C. Nessun dubbio, invece, sul fatto che la vitis hellenica si radic rapidamente in molte zone del Sud Italia, a partire dalle zone costiere campane e lucane per poi approdare in quelli che oggi sono considerati i suoi terroir di elezione: Irpinia, Sannio, Vulture. Sono le aree dove si sono sviluppati i tre biotipi, geneticamente identici ma morfologicamente diversi, del Taurasi, Taburno e Vulture, territori che si stanno ristrutturando come distretti vitivinicoli da una quindicina danni, dopo essere stati preziosi serbatoi per mezza Europa del vino allinizio del 900 e aver assistito poi allo spopolamento delle campagne a ridosso della seconda guerra mondiale.
La storia moderna dellaglianico, tuttavia, inizia alla fine degli anni 80, quando un primo boom di aziende e lemergere di nuove aree viticole ha riacceso lattenzione sul vino meridionale e, di conseguenza, anche sul suo vitigno pi diffuso. Se le aree classiche delle zone interne, pur con le dovute differenze, ne avevano fatto conoscere soprattutto il lato pi austero e spigoloso, le zone pi calde e a ridosso della costa hanno messo in mostra le sue componenti di potenza gustativa. Le migliori versioni sannioirpine e lucane hanno scomodato paragoni con i grandi vini piemontesi, le bottiglie pi rappresentative del Massico e di Roccamonfina, del Cilento o del Molise sono state spesso accostate alle pi ricche espressioni del Rodano, del Priorat e perfino del nuovo mondo.
In realt questa continua ricerca di confronti svela una delle questioni centrali legate al vitigno principe del Sud: estremamente difficile, se non impossibile, delineare un unico chiaro identikit dellaglianico. E ci che da tanti appassionati viene percepito come un pregio, e cio la capacit di esprimere i caratteri delle diverse sottozone, dai consumatori meno smaliziati viene invece vissuto come un limite disorientante. Cosa tiene insieme, a parte il vitigno, un aglianico tagliente dallunghia aranciata con un supercampano ultraconcentrato?
Il primo e pi importante problema di questa straordinaria variet la lentezza e leterogeneit della maturazione sottolinea Luigi Moio, uno dei principali protagonisti della rinascita dellaglianico. Labbondanza di tannini, combinata a livelli di acidit elevati, soprattutto in alcune zone, obbliga a ricercare una completa maturazione se si vuole ottenere un grande vino.
uno dei vitigni pi sensibili in termini di performance al variare delle pur minime condizioni di habitat gli fa eco Riccardo Cotarella, che con laglianico si tolto parecchie soddisfazioni Predilige le stagioni calde ed equilibratamente secche nelle aree interne, Irpinia e Vulture in special modo, dove talvolta si vendemmia a novembre e le escursioni termiche sono micidiali. Le stesse condizioni di clima, se esasperate, provocano invece problemi sulla costa campana dove si preferiscono stagioni pi miti.
Sono tanti gli aspetti contraddittori connessi alla viticoltura dellaglianico ma su un paio di punti tutti concordano: laglianico viene bene l dove la vite sottoposta a stress e ne viene contenuta la vigoria. ( Questa una regola di carattere generale, che vale un po per tutti i vitigni.- nota di Winetaste )
Oggi rappresenta il vitigno base dellunica doc della Basilicata, lAglianico del Vulture, e di ben 20 denominazioni campane. Entra come varietale nella doc pugliese di Castel del Monte e in quella regionale del Molise, vitigno raccomandato in alcune province di Sicilia e Abruzzo, mentre incluso fra quelli autorizzati di Abruzzo, Calabria e Sardegna.
I suoli vulcanici del Vulture e di Roccamonfina, quelli argilloso-calcarei delle zone pi acclivi del Sannio e del Taurasi, quelli pi sciolti, misti a sabbia, delle colline casertane e cilentane che degradano verso il mare: condizioni molto diverse che gli consentono tuttavia di esprimersi ai massimi livelli, specialmente quando si prediligono impianti fitti e potature corte.
Laglianico ha una buccia spessa, ricca di antociani e polifenoli, fattore che obbliga a unattenzione tripla nei processi di vinificazione, soprattutto nei processi di estrazione (follature e rimontaggi) nonch di maturazione e polimerizzazione dei tannini. I punti critici non mancano, ma quando vengono affrontati in modo intelligente laglianico in grado di regalare vini emozionanti e appaganti, che sanno combinare la loro indole mediterranea con unenergia quasi nordica.
Quando si declina ad alto livello, la variabilit diventa una delle componenti di maggior fascino per chi ama il vino: che sia la sinfonia speziata e affumicata dei migliori cru casertani o la severa e balsamica intensit di tanti aglianici del Vulture, che si manifesti con la terrosa e consolatoria energia dei Taurasi di Castelfranci e Montemarano o con quella pi sussurrata e leggiadra delle vecchie riserve, la personalit dellaglianico riesce quasi sempre a venire fuori con nitidezza.
un vino che nelle sue diverse declinazioni ha costantemente bisogno di attenzione, un accompagnamento a tavola adeguato, tempo e pazienza per acquisire complessit e volgere in suo favore quello che il suo limite in giovent: struttura, acidit, tannini in abbondanza e unestrema disponibilit allinvecchiamento. Perch laglianico facile e immediato come il ghiaccio bollente e il silenzio assordante. Uninevitabile ma affascinante contraddizione in termini.
( Gamberorosso- Paolo De Cristofaro )
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