Una vigna di Grottaferrata nel cuore della provincia cinese dello Shandong, con la prospettiva di aprire un proficuo rapporto commerciale tra i Castelli Romani e la Repubblica popolare di Cina.
L’importante accordo è stato sancito dall’azienda agricola Castel De Paolis di Giulio Santarelli con Ma Quing Min, segretario del consiglio esecutivo del distretto di Xiaoshan, ieri in visita con un’ampia delegazione di funzionari a Grottaferrata. In pratica nella provincia dello Shandong, una delle più orientali della Cina, sarà ricostruita una vigna con gli stessi vitigni, la stessa impostazione dei filari e le stesse tecniche di coltivazione, usate a Castel De Paolis.
«In tre anni – spiega Giulio Santarelli – la vigna andrà in produzione e le uve saranno vinificate con macchinari e con le tecniche usate nella nostra azienda». Le analisi del terreno nella provincia cinese hanno dato esiti confortanti per lo sviluppo dei vitigni autoctoni dei Castelli Romani e delle altre varietà internazionali.
Il progetto si avvale della consulenza del professor Attilio Scienza, docente di Coltivazione all’università di Milano e sarà coordinato da Giulio Santarelli. «In pratica – ha spiegato Ma Quing Min – l’azienda di Grottaferrata farà da apripista per un continuo scambio commerciale con l’Italia. Importeremo i vitigni, i macchinari ed inviteremo gli esperti italiani a fare formazione nel nostro Paese».
Per il momento saranno impiantati a vigna circa 50 ettari di territorio, ma i funzionari non fanno mistero di puntare a costruire nello Shandong il distretto vinicolo di eccellenza cinese. «Abbiamo scelto l’Italia – riprende Ma Quing Min – perché abbiamo in comune l’amore per il buon cibo e per il vino. Siamo due popoli solari e certamente non disconosciamo un’origine comune. Le prime lettere del mio nome si riferiscono proprio a Marco Polo, il viaggiatore italiano più famoso nel mondo».
La delegazione cinese ieri ha visitato i filari, il deposito, i macchinari e la barrique. Non è escluso che si possa costruire in Cina una vigna che produca un vino con la stesse caratteristiche del Frascati doc. «Le analisi del terreno cinese – riprende Santarelli – ci fanno ben sperare. Manca l’apporto di potassio tipico degli ambienti vulcanici, come sono i Castelli Romani, ma con interventi minimi riusciremo a correggere i piccoli difetti». Alla fine della giornata i cinesi hanno brindato con i tecnici dei Castelli dando appuntamento a tutti fra tre anni nello Shandong per l’apertura della prima bottiglia, made in China.
( Fonte Il Messaggero )
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