La vendemmia è finita da un pezzo e, come dice il proverbio, a “San Martino ogni mosto e vino”. Eppure, a un passo da dicembre nel Belpaese di Enotria nessuno sa ancora quanto vino sia stato prodotto quest’anno.
Potrebbero essere 48 milioni di ettolitri, come fanno sapere in Coldiretti oppure 49,5, come suggeriscono Federvini e Unione Italiana Vini o, addirittura, 52,6 milioni come dicono in Assoenologi? Differenze anche consistenti che potrebbero pesare nella definizione dei nuovi listini di primavera.
Dove si fermerà l’asticella non è dato sapere. Certo è che la raccolta è stata più lunga e laboriosa rispetto alle annate degli ultimi anni, assai più precoci. E potrebbe essere stato questo il motivo per cui il ministero delle Politiche agricole ha rinviato di alcune settimane la scadenza ultima per la denuncia dell’uva raccolta. Atto che i vignaioli sono tenuti a fare solitamente entro metà novembre.
Nel frattempo ci si può consolare con i commenti degli stessi addetti ai lavori che assicurano sul buono stato sanitario dell’uva consegnata alle cantine, talché la qualità del vino non dovrebbe deludere. E poi c’è il fattore quantità prodotta, decisamente più abbondante e incrementi a due cifre rispetto alla precedente vendemmia.
Scontato, quindi, che non saranno i 42,5 milioni di ettolitri del 2017, rivelatosi annata tra le più avare degli ultimi cinquant’anni. Certamente saranno di più, ma per avere dettagli precisi bisognerà attendere il giro di boa dell’anno nuovo. Il che determinerà la tabella di marcia di tempi e modi che regolano, dopo ogni vendemmia, i rapporti tra produzione e grandi catene della moderna distribuzione. Un passaggio essenziale nella definizione dei listini al consumatore.
Tutto ciò non impedisce che, come sempre in passato, si facciano stime su quanto si è prodotto. Solo che oggi più di ieri sono da prendere con molto beneficio di inventario, date le circostanze e le differenti valutazioni emerse sin d’ora. Differenze che assumono un valore particolare in quanto le basi di calcolo, da cui i vari enti sono partiti per le loro elaborazione, sono dichiaratamente le stesse: la produzione 2017 di fonte Mipaf. Il che suscita, mettiamola così, interrogativi che meritano risposte adeguate.
E sì, perché se i 48 milioni di ettolitri di Coldiretti e i 49,5 milioni di Federvini e Uiv divergono di una forcella tutto sommato accettabile, di tutt’altro tenore è la misura che si ha leggendo il report di Assoenologi che dichiara “dati definitivi” pari a 52,6 milioni di ettolitri, con un incremento sull’anno precedente del 24%, mentre altri si fermano al 10-15 per cento.
Posto il problema da TerraNostra, il direttore di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo sottolinea il fatto che la stima di 49,5 milioni di ettolitri deriva dalla elaborazione dei dati anticipati dal ministero delle Politiche agricole alla Commissione europea. Sicché in quanto stima, questa potrebbe subire un riallineamento a denunce di produzione ultimate.
Commenti similari arrivano anche da Coldiretti, dove fanno notare che anche le proiezioni pubbliche dell’Oiv, Ufficio internazionale della vigna e del vino, oscillano tra 48 e 49 milioni di ettolitri. Stessa conclusione quella del direttore del Corriere Vinicolo-Uiv, Giulio Somma, che rammenta come le stime di Unione vini sono frutto di analisi elaborate in concorso con Ismea, istituto in capo al Mipaf.
Di tutt’altro avviso l’Assoenologi, che non più tardi di qualche giorno fa ha diffuso i “dati definitivi” della produzione vinicola regione per regione, con un totale Italia di 52,6 milioni di ettolitri e una crescita del 24% sul 2017. Con la specifica che tale elaborazione è avvenuta sulla base dei dati Mipaf che, per stare sempre al 2017, divergono di molto da quelli ufficiali dell’Istat.
E qui la domanda: ma se tutti gli interlocutori dichiarano di rifarsi a una base di calcolo che è quella del Mipaf, dove sta l’errore?
Cotarella però non parla di errori, ma tiene a far sapere quanto sia “inopportuno e scorretto che alcuni operatori del mercato vitivinicolo speculino sulla produzione al fine di incidere sul prezzo dei vini della vendemmia 2018. Non è la prima volta che succede, probabilmente non sarà nemmeno l’ultima, ma Assoenologi sarà sempre in prima fila per comunicare la verità a salvaguardia, specialmente, dell’interesse dei produttori”.
( Fonte Nicola Dante Basile- Il Sole 24 Ore )
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