Categories: News

A CHI GIOVA ??

 


Leggo questo articolo pubblicato sull Espresso, che vi riporto integralmente, e devo dirvi che sono rimasto sconcertato, allibito, addolorato, e mi chiedo : ma a chi giova tutto questo can-can mediatico, tutto questo polverone, tutto questo gridare Allo scandaloallo scandalo . Non era meglio aspettare la fine delle indagini in corso, coperte dal segreto istruttorio, ed una volta accertate le eventuali responsabilit pubblicare su tutte le prime pagine dei giornali, Tv, siti web ecc. i nomi dei colpevoli ?


( nelleventualit che ce ne siano !!  ).


Perch cosi prematuramente ed avventatamente, a mio modo di vedere, stato lanciato il sasso nello stagno, quando non era assolutamente il caso di farlo ?


Il tempo ci dir il perch e ci far capire molte cose che oggi ci sfuggono.


Roberto Gatti


 


 


 


Nel Brunello c’ il Tranello


 


Il celebre vino fatto con altre uve. Il Chianti allungato con rosso d’Abruzzo. Il Passito sotto processo. L’olio tunisino spacciato per italiano. E l’aceto di Modena che nasce a Napoli. Cos viene distrutta la credibilit dei prodotti pi prestigiosi. In edicola da venerd  La vendemmia del Brunello a MontalcinoBrunello che non Brunello, Chianti Classico allungato con Montepulciano d’Abruzzo, olio d’oliva extravergine italiano fatto con olive tunisine, Passito di Pantelleria taroccato, aceto balsamico di Modena prodotto ad Afragola, paesone a met strada tra Napoli e Caserta. La grande truffa dei marchi made in Italy non riguarda solo le devastanti sofisticazioni che danneggiano la salute, ma anche la presunta qualit dei brand pi prestigiosi del nostro mercato agroalimentare. Che dietro le etichette blasonate nasconde spesso e volentieri calici amari. Negli ultimi mesi alcuni dei migliori prodotti nostrani sono finiti nel mirino di procure, dei carabinieri, degli esperti della Forestale e della Guardia di finanza, che hanno aperto inchieste a catena che fanno traballare l’immagine (e le vendite) del food&wine tricolore, proprio durante un appuntamento fondamentale come il Vinitaly di Verona. Gli ultimi dati del ministero delle Politiche agricole  sono sconfortanti: l’8,5 per cento dei campioni analizzati in vari settori sono ‘irregolari’, frutto cio di alterazioni e sofisticazioni di ogni genere. Il picco negativo nell’ortofrutta: un prodotto su tre viola la legge.


 


Blitz a Montalcino Partiamo dal Brunello di Montalcino, tra i vini Docg pi celebri del mondo. Prime indiscrezioni sulle indagini della Procura di Siena sono gi trapelate su qualche giornale, ma secondo quanto appreso da ‘L’espresso’ il lavoro degli investigatori sta disegnando una frode in commercio colossale, per cui il 30-40 per cento del carissimo vino prodotto nel 2003 (ma sotto la lente ci sono anche le annate dal 2004 al 2007) rischia di non poter fregiarsi n del marchio di Denominazione d’origine controllata e garantita n del nome ‘Brunello’. I pm hanno guardato dentro al bicchiere, e nel fondo hanno scovato il marcio.


Allo stato le aziende coinvolte sono cinque, gli indagati pi di 20. L’accusa dei magistrati , per i cultori, una vera bestemmia: aver mischiato all’uva di qualit Sangiovese, l’unica ammessa dalle rigide regole del disciplinare, altre qualit di origine francese: dal Merlot al Cabernet Sauvignon, dal Petit Verdot al Syrah. Vitigni usati per produrre dal 10 al 20 per cento del prodotto finale. I motivi del taroccamento sono due: le quantit del Sangiovese disponibile, in primis, sono insufficienti a coprire la domanda crescente di mercato. Inoltre il miscelamento sarebbe legato a una mera questione di palato: il consumatore, soprattutto quello americano, preferisce al gusto forte del Brunello Doc una variante morbida, pi dolce e ‘transalpina’. Molti negano, qualcuno rettifica, Montalcino sgomenta, ma le prove sembrano schiaccianti: le Fiamme gialle hanno trovato nelle cantine le ricette con cui gli enologi preparavano lo shake di vini, conservati in vasche differenziate prima del cocktail da imbottigliare. Appunti riservati grazie a cui gli esperti confezionavano, dosando con cura le proporzioni, il falso Brunello.


 


Le posizioni degli indagati sono diverse, ma quattro imprese che esportano in mezzo mondo, come Antinori, Banfi, Frescobaldi e Argiano, hanno migliaia di bottiglie bloccate ed ettari di vitigni sotto sequestro. A gennaio (l’inchiesta iniziata a novembre) ci sono state perquisizioni anche nelle botti di Biondi Santi, Val di Cava e Casanova dei Neri. Nelle prime due gli inquirenti e gli esperti dell’Ispettorato per il controllo della qualit non hanno riscontrato irregolarit, mentre Casanova resta sotto osservazione. Altre tenute potrebbero finire sotto la lente dei magistrati, che stanno studiando le foto aeree scattate dalla Gdf per individuare i vitigni clandestini.


 


Chianti d’Abruzzo Se l’alterazione rischia di demolire l’immagine del Brunello, sul piano penale sono molti i capi d’accusa che potrebbero sporcare la fedina degli indagati. Oltre al declassamento del vino e la frode in commercio aggravata dalla norma che tutela i prodotti doc, i pm ipotizzano reati come la falsificazione dei registri di cantina, falso ideologico, la ratifica di documenti truccati.


Anche chi doveva vigilare e ha chiuso un occhio rischia grosso: pare che ci siano indagati anche tra i responsabili del Consorzio del Brunello (quasi 250 aziende affiliate) che per legge deve tutelare il disciplinare di produzione. “Chi ha sbagliato la pagher cara, verr cacciato dall’associazione, il vino verr declassato a Igt da tavola”, sbotta laconico il presidente Francesco Marone Cinzano. Di certo le aziende tremano, perch sanno che i giudici in Toscana non fanno sconti. La frode sul Brunello , infatti, simile a quella messa in piedi sul Chianti classico. L’inchiesta, segretissima, investe alcune grandi aziende che producono – come si legge in vecchi comunicati stampa – ‘i rossi italiani pi amati dagli americani’. Peccato che il Chianti finito in milioni di bottiglie, in realt, fosse mescolato con il Montepulciano d’Abruzzo. La truffa stata smascherata dagli uomini della Guardia di finanza, coordinati dai pm senesi: in controlli di routine hanno scoperto che alcune ditte toscane compravano quantit industriali di Montepulciano dalla Cantina sociale di Tolla, in Abruzzo. False fatture, falsi documenti di trasporto, truffa: i responsabili della leggendaria Ruffino, di propriet della famiglia Folonari, hanno gi patteggiato due anni. Una tranche dell’inchiesta ancora aperta, e investe un’altra cantina prestigiosa del Chiantishire. Il ministro Paolo De Castro spiega che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, e che anche nel settore vitinicolo il rispetto delle regole verr affidato presto a controlli terzi. “Abbiamo aumentato le verifiche”, ragiona, “bisogna puntare sulla qualit e sulla difesa della salute. C’ da dire, a difesa dei produttori, che le norme europee si moltiplicano a velocit impressionante, non facile stargli dietro. Ma sulla legalit non si transige”.


 


Spremitura dell’olioOlio tunisino I crimini, per, non si contano. I magistrati stanno indagando anche un altro must del nostro agroalimentare, l’olio d’oliva. In Puglia, che produce il 40 per cento del totale nazionale, voci e rumors su taroccamenti di massa si rincorrono da lustri. Dal 2000 nelle bottiglie i Nas e le Fiamme gialle hanno trovato di tutto: olio di semi, clorofilla, coloranti, miscele spurie. Ma in piccole aziende e frantoi di provincia. Ora il pm di Trani Michele Ruggiero ha aperto il vaso di Pandora, alzando il velo sulla pi grande truffa all’olio mai fatta in Italia. Tra il 2006 e il 2007 tre milioni 278 mila bottiglie da un litro sono state spacciate come olio ‘italiano’, ‘biologico’ ed ‘extravergine’, anche se in realt erano riempite con liquido di bassa qualit che arrivava da Spagna, Grecia e Tunisia. Prodotti etichettati con marchi di nicchia come quello dei Frantoi Oleari Umbri, dall’azienda Buonamici (di propriet di Cesara, la giornalista del Tg5, e dei suoi fratelli), ma anche venduti negli scaffali dei supermercati con il logo della Coop e della Conad. Secondo gli uomini della Gdf gli acquirenti erano per ignari del raggiro architettato da Giacomo Basile, titolare dell’omonima ditta di Andria, in provincia di Bari, uno dei pi grossi distributori nazionali. L’olio tunisino e greco stato comprato in tutto da 20 aziende della Penisola, che lo hanno imbottigliato, marchiato e spedito nei negozi e nelle grandi catene di distribuzione. Scoperta la truffa, gli uomini del comandante provinciale della Finanza di Bari Fabrizio Carrarini hanno inseguito le bottiglie pirata nei supermercati di tutta Italia: a oggi sono state recuperate circa due milioni di tonnellate delle tre immesse sul mercato. Gran parte del prodotto finito anche all’estero, difficilmente si riuscir a rintracciarlo. Inutile piangere sull’olio versato.


 


Onorevole Passito ” alla vetta di quanto mi sia dato di assaggiare nel settore”, commentava estasiato Bruno Vespa degustando il Passito dell’Abraxas, l’azienda dell’ex ministro dell’Agricoltura Calogero Mannino. Non poteva sapere, il giornalista, che il contenuto di molte bottiglie poco aveva a che spartire con il vero Passito di Pantelleria: secondo la Procura di Marsala il vino era stato infatti adulterato, tanto che l’ex senatore Udc, che nel 1988 firm il decreto che istituiva il marchio Doc, ora imputato per associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, sofisticazione e appropriazione indebita. In effetti Mannino, insieme a sodali e cantinieri, avrebbe anche rubato 115 ettolitri di Passito doc di una azienda (la Bonsulton srl), sostituendolo con vino adulterato. Se le intercettazioni telefoniche raccontano che l’ex ministro si accordava con il suo enologo per imbottigliare il prodotto 2004 fuori da Pantelleria (in sprezzo del disciplinare), ci sarebbero le prove di una sofisticazione di ben 300 mila bottiglie nel periodo 2002-2006. Tra i presunti truffatori, oltre a Mannino c’ anche Salvatore Murana, gi condannato con sentenza definitiva per i medesimi reati: i due producono circa il 20 per cento del Passito (falso) che invade le enoteche del pianeta. Nessuno sembra per preoccuparsi pi di tanto del destino dei consumatori: la commercializzazione delle bottiglie non stata infatti bloccata.


Dulcis in fundo, recentemente in Parlamento persino passata (grazie a Maurizio Ronconi dell’Udc) una norma che depenalizza la sofisticazione dei vini: Mannino non rischia pi un anno di reclusione, ma al massimo una multa da 15 mila euro.


 


Modena in provincia di Napoli I supertarocchi del Chianti, il finto Passito e l’olio fasullo trasformano in una storia di colore una vicenda che nota, agli addetti ai lavori, come la “guerra dell’aceto balsamico di Modena”. Dura da vent’anni, e vede confrontarsidue eserciti agguerriti a colpi di carte bollate. Nord contro Sud: da un lato i produttori modenesi, dall’altro la ditta De Nigris. Che di emiliano non ha nulla: l’aceto ‘di Modena’ solo nell’etichetta, perch produzione e imbottigliamento vengono effettuate ad Afragola, Napoli. Il fatto che De Nigris non un pesce piccolo: il suo aceto pesa sul 27 per cento delle esportazioni totali, e dal 1989 ha vinto ricorsi e sentenze al Consiglio di Stato, al Tar del Lazio e alla Cassazione. “L’aceto ‘di Modena’ si pu fare a Modena e Afragola. E in nessun altro luogo”, chiosa l’amministratore. “Come mai? Noi abbiamo i requisiti. Il marchio legato alla qualit del prodotto e all’ingegno umano, non certo ai vitigni che si coltivano nella provincia modenese: anche i miei concorrenti usano a man bassa mosti provenienti da tutta Italia”. Peccato che al ristorante, nei supermarket e dal salumiere, quando aprono il borsellino per regalarsi un piccolo lusso di gola, la stragrande maggioranza degli italiani (e degli ingenui stranieri) crede davvero che l’aceto sia fatto a Modena, il Passito a Pantelleria, l’olio italiano in Italia, il Chianti nel Chianti.


 


( Fonte L Espresso )


 


Nota a margine


 


Come se non bastasse, per rincarare la dose, ed aumentare il polverone, tanto alla fine non ci rimettono sicuramente i giornalisti della carta stampata, delle TV, dei siti internet e dei vari blog, ecco un altro articolo pubblicato sullo stesso settimanale, cosi ci possiamo autoflagellare per bene. Mi sembra di assistere ad un film, dove due piromani incendiari hanno acceso la prima miccia, ed ora nella polveriera ogni minuto scoppia automaticamente una bomba . Ora non ci resta che rimanere fermi, freddi e muti ed assistere alla fine di questo scempio, poi quando  la bolla si sar sgonfiata da sola, cosa rimarr di tutto questo ? Solo il danno causato alle migliaia di famiglie che lavorano nel comparto dellagroalimentare, e mi chiedo e vi chiedo : ma se per caso, tutto ci non fosse dimostrato e non vi fossero colpevoli, chi pagher ? Pagheranno quei giornalisti in cerca di scoop e di una vetrina, quanto mai inutile e fin troppo facile da ottenere sulle spalle altrui, o tutto finir a tarallucci e vino ( di quello buono spero ! ) ?


D’altronde di questa vera sofisticazione e frode di Veronella, se ne era gi scritto gi in abboandanza mesi orsono ( minimo 6 ), ed allora perch riprendere ancora la notizia di questo scandalo e truffa, ormai passati in giudicato ?


Al link : http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Benvenuti-a-Velenitaly/2011967


Non vi auguro buona lettura, perch mai come in questo caso, non avrei voluto riportare quanto sopra, ma lho fatto solamente perch ho il forte timore che tutto questo sia solamente un grande polverone, fatto scoppiare guarda caso a pochi giorni dal Vinitaly.


Roberto Gatti


 

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

Recent Posts

Antica Bottega del Vino a Verona: la sua carta vini riconfermata tra le migliori al mondo

    Wine Spectator ha premiato per il ventunesimo anno consecutivo lo storico locale di…

12 ore ago

L’OTTIMA ALBANA SECCA DI ROMAGNA AZIENDA COLOMBARDA

TENUTA COLOMBARDA Via Rio Acqua, 140 47522 San Vittore Cesena FC Italia Web : www.colombarda.it…

12 ore ago

Vino non tracciato pronto per essere venduto, sequestrate oltre 21mila bottiglie

I controlli dei carabinieri del Nas in uno stabilimento vitivinicolo della provincia di Brindisi che…

1 giorno ago

Le scelte coraggiose premiano anche dopo più di cent’anni

Leggere la storia ci permette di comprendere meglio l’attualità e i motivi per cui certe…

2 giorni ago

Vini Top Hundred 2024

Paolo Massobrio e Marco Gatti annunciano i 100 migliori vini d’Italia novità (+ 100 storici)…

3 giorni ago

Etichette false per vini dal Brunello al Chianti venduti ai supermercati

Confermate le condanne per contraffazione delle indicazioni geografiche e denominazioni. Danni ai Consorzi parti civili…

4 giorni ago